Una risoluzione che impegna il presidente e la Giunta regionale “a compiere ogni atto di propria competenza affinché Acquedotto Lucano avvii un programma di ammodernamento del potabilizzatore di Montalbano, adeguandolo alle nuove tecnologie a carboni attivi ed un vasto programma di manutenzione della rete idrica regionale, quantificandone l’ammontare economico – finanziario informando il Governo regionale e il Consiglio regionale nelle sue diverse articolazioni”, è stata approvata oggi all’unanimità dal Consiglio regionale.
Il documento, firmato da tutti i gruppi consiliari, “udita e condivisa la comunicazione del presidente della Regione Pittella e il dibattito che si è svolto in Aula con gli interventi dei consiglieri Napoli, Perrino, Mollica, Romaniello e Giuzio”, riprende il testo di un ordine del giorno proposto nella seduta del 24 aprileda Giuzio e Polese, che prende spunto dalla “grave situazione di emergenza determinata dalla presunta non potabilità dell’acqua, fornita dal gestore Acquedotto lucano ai comuni di Policoro, Nova Siri e Scanzano rivenienti dallo schema idrico Monte Cotugno, attraverso il potabilizzatore di Montalbano Jonico”.
La risoluzione impegna inoltre il governo regionale “ad ampliare il gruppo di lavoro tecnico con ulteriori figure specialistiche adeguate;ad istituire un Osservatorio regionale con le rappresentanze delle Associazioni dei consumatori e i rappresentanti dell’Anci;a valutare l’adozione di un approccio anche preventivo che si rifaccia al Water Safety Plan (piano di sicurezza dell’acqua), modello introdotto dall’OMS come mezzo più efficace per garantire sistematicamente la sicurezza di un sistema idropotabile, la qualità delle acque fornite e la protezione della salute dei consumatori;a informare il Consiglio regionale sullo stato in cui versa la procedura di infrazione promossa in sede Europea sui sistemi fognari e depurativi regionali”.
“Quanto accaduto nel Metapontino ha detto il consigliere MicheleNapoli, intervenuto nel dibattito dopo la comunicazione del presidente Pittella – è l’ultimo atto della mancata valorizzazione e della scarsa tutela delle risorse idriche che si è perpetrata nella regione: dalla mancata adozione del piano di tutela delle acque, alla mancata programmazione e realizzazione di interventi strutturali per ridurre la dispersione idrica che in Basilicata si attesta al 52 per cento, fino alla mancata valorizzazione economica delle acque minerali, con canoni di concessione bassissimi, ed alla procedura di infrazione dell’Unione europea relativa al trattamento delle acque reflue urbane, o alla mancata riscossione dei crediti vantati nei confronti della Regione Puglia. Aspetti che stanno a rappresentare un’inefficace gestione e la mancanza di orizzonti di ampio respiro per la tutela della risorsa acqua”. “Bisogna lasciare campo libero – si è chiesto inoltre Napoli – all’Acquedotto pugliese, che si sta attrezzando per diventare gestore unico della risorsa idrica in tutto il Mezzogiorno? Perché la Basilicata sta a guardare?”.
“Ciò che preoccupa – ha detto il consigliere del M5s Giovanni Perrino – è il disallineamento fra i dati dell’Arpab e di Acquedotto lucano. I cittadini ci chiedono come sia possibile che due enti preposti al controllo della qualità delle acque diano dei valori differenti, questo ancora non l’abbiamo ben compreso”. Perrino ha inoltre ricordato che “alla fine dell’anno scorso a Irsina si è verificato un altro episodio preoccupante, per il quale abbiamo ricevuto risposte parziali. Da altri documenti diffusi in rete si scopre inoltre che nel 2016 ci sono stati altri superamenti dei limiti, non comunicati. E’ emerso che il potabilizzatore di Montalbano non ha la filtrazione o adsorbimento su carboni attivi granulari presente invece nel potabilizzatore del Camastra che permette di eliminare l’acqua da sostanze microinquinanti organiche. Vorremmo capire se questa è la stessa conclusione a cui è arrivato ad esempio il gruppo di lavoro che è stato istituito e che cosa si intende fare per porvi rimedio”.
“La relazione del presidente, che mi sento di sottoscrivere – ha detto il consigliere dell’Udc FrancescoMollica -, arriva però in maniera tardiva. Le metodiche che venivano utilizzate da due enti non erano allineate ed apprendo con piacere di una direttiva vincolante per riorganizzare l’attività. Stiamo dicendo esattamente la verità su quel limite dei trialometani, sappiamo che una direttiva europea stabilisce questo parametro e lo Stato italiano lo recepisce e lo porta 80, noi addirittura andiamo al di sotto del 50 per cento e lo portiamo a 30-32 come limite massimo”. “Vedere nostri funzionari e dirigenti che anziché essere rassicuranti rispetto a questa cosa pensavano solamente a scaricare responsabilità e a beccarsi fra di loro – ha aggiunto – ci fa capire perché poi la gente inizia a non avere fiducia. Sarebbe utile capire quali sono state le reali responsabilità anche amministrative o di comportamento e che si possa agire di conseguenza”.
“Logica avrebbe voluto – ha detto il consigliere del gruppo misto Giannino Romaniello – che Arpab, azienda sanitaria e Acquedotto lucano si mettessero intorno a un tavolo e per dare la maggiore informazione possibile e dall’altro lato si adottasse un sistema congiunto di prelievo, di definizione dell’allineamento della metodica, per mettere nella condizione l’intera comunità, la politica e il Consiglio regionale di sapere che non c’è un problema di capacità dei laboratori, di validità delle analisi fatte dagli uno piuttosto che dagli altri. Bisogna fare uno sforzo per far sì che tutti gli impianti di depurazione siano sottoposti ad una maggiore verifica e controllo e dall’altro lato siano accelerati gli investimenti che sono previsti per far sì che partendo dall’inizio si arrivi fino al fontanino, alla rete e al rubinetto di casa con un sistema di controllo e di verifica dell’acqua che sia puntuale e sia in grado di rassicurare i cittadini e dimostrare con atti concreti che si va in questa direzione”.
“Credo sia stata significativa – ha detto il consigliere del Pd Vito Giuzio- questa assunzione di responsabilità diretta del presidente Pittella che è stata utile a chiarire gli equivoci e le perplessità che si sono registrati soprattutto nella popolazione che ha subito la vicenda. La grave situazione di emergenza determinata dalla presunta non potabilità dell’acqua fornita dall’Acquedotto Lucano impone una riflessione complessiva su possibili cause e ricerche delle soluzioni strutturali per evitare il ripetersi di situazioni analoghe. Per questo motivo abbiamo proposto nella seduta del 24 aprile un ordine del giorno, che può essere la base della risoluzione che discutiamo oggi, per far si che Acquedotto Lucano, titolare di ogni tipo di intervento in merito, valuti la possibilità di avviare un programma di ammodernamento del potabilizzatore di Montalbano adeguandolo alle nuove tecnologie a carboni attivi ed un vasto programma di manutenzione della rete”.
Emergenza acqua Metapontino, approvata una risoluzione
“Con gli assessori all’Ambiente e alla Sanità, con gli uffici e con l’azienda sanitaria abbiamo costruito una cabina di regia ed una griglia di azioni per ristorare i cittadini dal punto di vista dell’erogazione dell’acqua potabile, ma soprattutto per avviare studi ed approfondimenti che garantiscano di recuperare serenità”. Lo ha detto oggi, il governatore lucano, Marcello Pittella, in una sua lunga comunicazione sui problemi conseguenti alle ordinanze per il divieto di utilizzo dell’acqua per usi potabili, che hanno interessato nelle settimane scorse alcuni Comuni dell’area Jonica del Metapontino. “Nel corso del suo discorso il presidente ha ricordato che l’allarme nelle popolazioni del Metapontino ed i divieti di erogazione di acqua potabile da parte dei sindaci di alcuni comuni dell’area erano stati determinati dopo che in seguito a controlli su campioni d’acqua potabile (da parte dell’Asm e di Acquedotto Lucano) erano state riscontrate concentrazioni tra i 31 e 46 microgrammi al litro di trialometani, quando il limite della legislazione nazionale (più volte in realtà derogato nel territorio italiano) è fissato dal decreto n. 31 del 2001 in 30 microgrammi. Pittella ha ricordato come la Regione sia intervenuta tempestivamente, a maggio, chiedendo ad Acquedotto Lucano “lo svuotamento ed il lavaggio dei serbatoi, convocando tutti gli attori interessati e costituendo un gruppo di lavoro interdipartimentale”. Dalle prime indagini è emerso che la causa dello sforamento dei limiti potrebbe essere riconducibile ad un sovradimensionamento della rete idrica, che determinerebbe “un rallentamento nel fluire dell’acque e quindi episodi di stagnazione e di degradazione delle componenti”. Per questo motivo, la Regione ha chiesto una serie di interventi di ammodernamento da realizzarsi nel medio e lungo periodo, impegnandosi a trovare le risorse. Ma su sollecitazioni delle associazioni e dei sindaci ha stabilito di provvedere anche ad interventi immediati con tecnologie innovative, per garantire le risorse idriche con l’avvicinarsi del periodo estivo. Il limite di sforamento, però, in Italia è ben più basso (30 microgrammi) rispetto a quello previsto dalla comunità europea (100 microgrammi). “Avremmo potuto – ha detto ancora Pittella – chiedere una deroga come hanno già fatto le Regioni Lazio, Sicilia e Puglia, che hanno spinto il limite anche a 60 microgrammi. Ma non lo facciamo, perché la nostra idea è quella di contenere al massimo il limite inferiore, per garantire la massima salubrità dell’acqua, pur sapendo che anche un limite di 40 non inciderebbe sulla salute umana, considerato che la stessa comunità europea fissa il limite a 100 microgrammi”. “Il tema – ha sottolineato Pittella – non è la pericolosità dell’acqua ad uso potabile per la salute umana, ma l’allarme ed il clamore che si sono creati relativamente ad un disallineamento di valori, da qualcuno anche strumentalizzato. Si è pure provato a mettere in relazione le problematiche dell’Itrec di Rotondella, che nulla hanno a che fare con questa vicenda. Stiamo comunque lavorando, anche celermente per provare a mettere in campo iniziative tecniche che ci consentano di rimanere nel limite dei 30 microgrammi. C’è bisogno di una diversificazione della rete idrica complessiva, che ha un costo importante per le nostre capacità e di questo discuteremo con il governo centrale. Ma esiste un’azione di coordinamento e di controllo e di verifica sulla salute, che deve tranquillizzare la popolazione”. Al termine della comunicazione e dopo gli interventi, il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità una risoluzione sulle recenti interruzioni idriche e sulla valorizzazione e tutela della risorsa idrica. Prima della votazione, il presidente è intervenuto brevemente in risposta ad alcuni consiglieri, ricordando che “per quanto riguarda il piano di tutela delle acque siamo a buon punto della seconda campagna di monitoraggio”