Procedere ad una “ricognizione puntuale di conformità” dell’accordo integrativo del 2008 (quello che aveva riconosciuto ai medici del servizio di continuità assistenziale compensi aggiuntivi per condizioni di disagio, uso dell’auto propria, guardia medica pediatrica) all’accordo nazionale del 2009 (quello che ha abolito, tra l’altro, l’omnicomprensività della retribuzione), “limitando comunque la sua validità sino all’adozione della delibera della Giunta regionale” (n. 347/2017) con la quale è stata disposta la sospensione di quei compensi aggiuntivi a seguito dell’iniziativa della Corte dei Conti che ne ha contestato la legittimità. E’ lo scopo di una proposta di legge sulle “Disposizioni in materia sanitaria”, firmata da tutti i gruppi e fatta propria dalla Commissione sulla base di una iniziativa di Galante(Ri), licenziata ieri con parere favorevole all’unanimità dalla quarta Commissione (Politica sociale) presieduta da Vito Giuzio (Pd).
Il provvedimento, che passa ora all’esame dell’Aula per la definitiva approvazione, ha lo scopo di bloccare le azioni di recupero avviate dalle aziende sanitarie nei confronti dei medici. Chiarisce, inoltre, che le indennità in questione “si intendono finalizzate alla remunerazione di particolari e specifiche condizioni di disagio e difficoltà in cui vengono rese le prestazioni sanitarie al fine di garantire i livelli essenziali di assistenza”, e che, a seguito dell’accordo collettivo nazionale del 2009, “in sede di accordo integrativo regionale si potranno valorizzare e implementare le attività dirette alla razionalizzazione e ottimizzazione del sistema di medicina generale territoriale”.Il testo dispone anche che le aziende sanitarie possano “adottare forme organizzate finalizzate a promuovere la piena integrazione fra i professionisti della continuità assistenziale ed i medici dell’assistenza primaria”.
Prima del voto, per fare il punto sulla questione delle indennità aggiuntive assegnate ai medici del servizio di continuità assistenziale, dopo l’iniziativa della Corte dei Conti e la decisione della Giunta regionale di avviare le procedure amministrative per il recupero di alcune somme corrisposte ai medici, è stato ascoltato il dirigente generale del Dipartimento Politiche della Persona Donato Pafundi, il quale ha ricordato che la legge regionale n. 3/2018, con la quale si era prevista la possibilità di riconoscere ai medici una indennità forfetaria che tenesse conto del disagio dell’opera della continuità assistenziale, è stata impugnata dal governo nazionale perché considerata in contrasto con l’art. 117 della Costituzione, mentre la Regione Sardegna è invenuta sulla stessa materia in maniera diversa, e la sua legge non è stata impugnata. In una interlocuzione con le organizzazioni sindacali la Regione ha preso l’impegno di elaborare una proposta che potesse in qualche modo seguire quella della Sardegna, per riconoscere la validità dell’indennità prevista dall’accordo integrativo fino alla validità dalla delibera poi sospesa. Oggi è previsto un incontro per presentare questa proposta. Nel frattempo il tribunale di Chieti ha riconosciuto valide le indennità per il disagio assegnate ai medici abruzzesi ed analoghe a quelle erogate in Basilicata.
Nel breve dibattito che è seguito sono intervenuti il presidente Giuzio ed i consiglieri Napoli, Romaniello, Galante, Lacorazza, Rosa, Benedetto e Perrino.
Successivamente la Commissione ha approvato a maggioranza (con il voto favorevole di Giuzio, Galante e Soranno e l’astensione di Perrino) due delibere della Giunta regionale che riguardano la determinazione per l’anno 2018 dei tetti di spesa per l’assistenza specialistica ambulatoriale (art. 25 legge 833/1978) e per le strutture private accreditate (art. 26 legge n. 833/1978).
Oltre a Giuzio, hanno partecipato alla riunione i consiglieri Piero Lacorazza (Pd), Antonio Bochicchio (Psi), Paolo Galante (Ri), Gianni Rosa (Lb-Fdi), Giuseppe Soranno (Pp), Giovanni Perrino (M5s), Giannino Romaniello ed Aurelio Pace (Gm), Francesco Mollica (Udc), Nicola Benedetto e Michele Napoli.