La famiglia, le tradizioni, la fede, la vita. Valori che negli anni cinquanta, quando la vita dei materani si svolgeva nei Sassi, erano pane quotidiano. Quei valori perduti sono al centro della commedia in vernacolo materano “La ptàj du varvìr”, promossa dalla neonata compagnia teatrale Cap 75100. Otto gli attori sul palco: il protagonista e autore della commedia Pasquale Cancelliere, che interpreta il ruolo del barbiere Michele Acquasanta, Lia Trivisani nei panni di sua moglie Addolorata detta Dorina e Valerio Stano nel ruolo del figlio Eustachio, l’amico Minguccio il guardiano, reduce della seconda guerra mondiale che ha perso l’udito quando è scoppiata una bomba (Raffaele Contini), il cognato Nicola, “superbutrone” di professione (Roberto Porsia), don Gabriele (Uccio Mastrosabato), il macellaio Cosimo (Tonio Tarasco) e la vedova “uappona” Coretti (Maria Rosaria Rizzi). Il clima familiare si respira già nel foyer del Duni, già sold out da diversi giorni non solo per la prima in programma mercoledì 14 dicembre ma anche per la replica prevista il giorno successivo: a tutti coloro che hanno deciso di seguire lo spettacolo vengono servite pettole, biscotti, crostini al miele e un bicchiere di vino.
La commedia, scritta da Pasquale Cancelliere, è stata prodotta dalla società “Blu Video” – Produzioni Cinematografiche, d’intesa con l’Associazione Culturale “Pier Paolo Pasolini”, che ripropone a teatro alcuni scatti di Mimì Notarangelo sul set del film “Il vangelo secondo Matteo” girato a Matera da Pier Paolo Pasolini.
La vicenda è ambientata a Matera in via delle Beccherie, dove è attiva una bottega del barbiere Michele “la chitarra”. E’ la vigilia dell’Immacolata del 1957 e all’epoca il barbiere non era semplicemente un’attività commerciale in cui veniva offerto il servizio di barba e capelli. Era il luogo dei pettegolezzi, il posto dove poter sfogare la propria rabbia e mettere a nudo i propri sentimenti. In questo contesto si sviluppa una storia familiare messa a dura prova dagli inevitabili contrasti tra marito e moglie, con Michele che mal sopporta la presenza in casa del cognato Nicola e sogna un incontro amoroso con la vedova “uappona” Coretti. Per cambiare vita dopo 22 anni trascorsi nella sua bottega serve una svolta e il barbiere scopre che con l’usucapione chi dirige una proprietà ne diventa padrone per usucapione. Per raggiungere l’obiettivo il barbiere finge anche di essere stato colpito da una sindrome di pazzia ma il colpo di scena arriva quando il figlio Eustachio, sempre contestato per la sua ingenuità, riuscirà a centrare la quaterna puntualmente giocata sulla ruota di Bari dal papà. Ma i soldi non fanno la felicità e l’ingresso sulla scena della vedova uappona Coretti manderà su tutte le furie la moglie di Michele. Quello scontro faccia a faccia tra le due donne sarà decisivo per salvare il matrimonio tra Michele e Dorina, con la vedova “uappona” che resterà comunque il sogno proibito del barbiere. A sottolineare la morale sul palco è don Gabriele, che invita il pubblico a prepararsi per recitare nel teatro quotidiano, in cui è necessario riscoprire i valori perduti. La compagnia Cap 75100 ha dimostrato che si può esaltare il dialetto materano in modo semplice e naturale, coinvolgendo attori non professionisti che in passato hanno maturato diverse esperienze cinematografiche. Molto apprezzate la performance delle due donne presenti sulla scena, Lia Trevisani e la new entry Maria Rosaria Rizzi, nota per le sue esperienze sulle passerelle della moda dopo la partecipazione nell’edizione di Miss Italia del 1992. Ma il re della serata è stato certamente Pasquale Cancelliere, poliziotto con la passione per il teatro che assieme a Roberto Porsia si è fatto apprezzare nella docu-fiction “Amori Criminali”, in cui è stata ricostruita la tragica vicenda dell’omicidio di Anna Rosa Fontana. Un gruppo affiatato, una squadra vincente. La ptàj du varvìr è un spettacolo a cura del direttore artistico Geo Coretti, coadiuvato dal direttore della fotografia Toni Notarangelo e reso possibile grazie al lavoro svolto dai ragazzi della quarta “A” del Liceo Artistico di Matera, che hanno espresso sulla scena il risultato di una accurata ricerca iconografica: i segni della tradizione materana ci sono tutti. Un lavoro importante è stato eseguito anche dal maestro cartapestaio Michelangelo Pentasuglia, il falegname Tonio Cappiello ha collaborato all’allestimento della scenografia mentre make up & hair Stylist sono stati curati da Arturo Lippolis. Chi vorrà assistere a “La ptàj du varvìr” dovrà prenotare il biglietto per la terza rappresentazione dello spettacolo in vernacolo materano, in programma giovedì 19 gennaio sempre al Teatro Duni di Matera.
Michele Capolupo
La fotogallery de La ptàj du varvìr (foto www.sassilive.it)
Ringrazio gli attori per le bellissime emozioni che avete trasmesso con la vostra eccezionale bravura. Sono rimasto sorpreso per la brillante recitazione di tutti e per la sapiente regia che è riuscita a mantenere alta l’attenzione del pubblico per tutta la durata dello spettacolo. Permettetemi comunque di complimentarmi in modo particolare con il protagonista principale, il barbiere “la Ctorr”, il quale mi ha piacevolmente sorpreso per il suo talento recitativo e soprattutto per la mimica con la quale ha divertito me e tutto il numeroso pubblico presente. Grazie per la magica serata donata a me e ai tanti materani presenti, sentiamo e dimostriamo a tutti l’orgoglio di vivere in questa splendita Città che, nonostante spesso e gratuitamente maltrattata, è capace di suscitare tante emozioni sia per la sua struggente bellezza sia per l’attività delle numerosissime realtà culturali presenti capaci di arricchire in modo significativo questa nostra piccola ma grande Matera. Grazie di cuore.