Joseph Coleman Carter, direttore dell’Istituto di Archeologia classica dell’Università del Texas, ha illustrato in mattinata nella sala Mandela del Comune di Matera i più importanti risultati delle ricerche svolte nell’area di Metaponto in oltre quarant’anni di attività, ponendo l’attenzione sulla difficile situazione del centro di Agroarcheologia con sede a Pantanello di Bernalda, in provincia di Matera.
L’importante centro di ricerca e documentazione, punto di riferimento per studiosi italiani e stranieri, rischia di chiudere a causa della mancanza di fondi. Per garantire ogni anno l’attività servono 40 mila euro. La Regione Basilicata offre al centro i locali in comodato d’uso ma servono ovviamente risorse per gestire la biblioteca di 700 volumi, la segreteria e la foresteria.
All’incontro con i giornalisti, promosso dal Circolo La Scaletta di Matera, hanno partecipato il sindaco di Matera, Raffaello De Ruggieri, Marta Barbato, funzionaria archeologa Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Basilicata, Ester Annunziata, in rappresentanza della Scuola di specializzazione in Beni archeologici di Matera e Francesco Vizziello, presidente del Circolo La Scaletta, che ha promosso l’iniziativa. Ester Annunziata ha sottolineato che la Scuola di specializzazione in Beni archeologici di Matera è interessata a collaborare con Centro di Agroarcheologia di Bernalda e pur non disponendo risorse economiche per garantirne l’attività può certamente offrire le attrezzature tecniche disponibili, come un drone o attrezzature 3d.
Francesco Vizziello, presidente del Circolo La Scaletta, ha ricordato un aneddoto legato a Joseph Coleman Carter. “Ho conosciuto l’ingegnere Carter nel 1985 in occasione della costruzione del centro agrobiologico di Pantanello. In quella occasione d’intesa con Di Siena che all’epoca guidava il Museo di Metaponto chiesi di poter realizzare una teca per esporre i reperti archeologici che erano stati ritrovati nell’area di Metaponto. Fu così che andammo a raccogliere i corredi funerari presenti nelle tombe e li portammo nel centro di Agroarcheologia di Pantanello, in modo tale da offrire al pubblico una testimonianza dell’habitat in cui eravamo ospitati. Oggi da presidente del Circolo La Scaletta ritrovo Carter impegnato a salvaguardare questo centro di Pantanello, che si trova in un posto ameno a pochi metri dal Centro Agrobios”.
Nel 1973 il Soprintendente ai Beni archeologici della Basilicata, DinuAdamesteanu, inviò il Prof. Joseph Coleman Carter,direttore dell’istituto di archeologia classica dell’Università del Texas, nell’area di Metaponto di Bernalda, precisamente a Pantanello, un territorio chestudia, con ricercatori provenienti da tutto il mondo, da oltre quarant’anni. Una lunga storia costellata da importanti studi e scoperte straordinarie che hanno avuto un’eco internazionale, attualmente custodita in un’ampia documentazione, che costituisce un patrimonio da tutelare. Questo grande lavoro di ricercaarcheologica non sarebbe stato possibile senza il costante appoggio della Soprintendenza Archeologica della Basilicata, senza i contributi di privati, piccoli e grandi, come il Packard Humanities Institute, senza la collaborazione della Regione Basilicata prima e dell’ALSIA dopo, che hanno messo a disposizione le strutture per la costituzione del Centro di AgroarcheologiaaPantanello. Un organismo unico nel suo genere, ben fornito per la ricerca con una biblioteca con oltre 700 volumi, impianti e supporti informatici, una foresteria per studiosi e studenti, adiacente agli scavi finora condotti e al Museo di Metaponto. Il Centro di Pantanello, da anni punto di riferimento per studiosi italiani e stranieri, ora rischia di chiudere, in quanto i fondi messi a disposizione stanno per esaurirsi. Tale chiusura sarebbe una perdita inestimabile per il territorio, pertanto il Prof. Carterha deciso d’ incontrare la stampa per sensibilizzare enti pubblici e privati a mantenere in vita e potenziare il Centro di ricerca, permettendo ai ricercatori di continuare a occuparsi dello studio e della pubblicazione di siti e materiale archeologico di grande valore storico e artistico.
Nel corso della
Di seguito la ricerca a Pantanello e nel Metapontino dal 1974 ad oggi con la relazione di Joseph Coleman Carter, la scheda del centro di agroarcheologia di Pantanello e la fotogallery dell’incontro con Joseph Coleman Carter (foto www.SassiLive.it)
LA RICERCA A PANTANELLO E NEL METAPONTINO DAL 1974 AD OGGI
Quest’anno celebro 50 anni in Basilicata: sono arrivato a Metaponto nel mese di febbraio del 1968 in treno, insieme all’amica Elena Lattanzi da Taranto, dove stavo studiando al Museo la scultura in pietra tenera per la mia dissertazione a Princeton. Abbiamo camminato a piedi dalla stazione al sito dell’antica città e fino alle Tavole Palatine; faceva un freddo cane. Ho conosciuto Matera per la prima volta nell’autunno del 1973, quando ho cercato, come volontario, di assistere Elena con l’allestimento del Museo Ridola. In quello stesso anno ho conosciuto anche Raffaello De Ruggieri e la Scaletta. L’anno dopo, su consiglio di DinuAdamesteanu, abbiamo iniziato lo scavo del sito del Santuario di Pantanello e, in questi tre volumi pubblicati quest’anno, se ne racconta la storia. Dallo scavo di Pantanello è nata l’idea e il desiderio di indagare l’intera chora, il territorio agricolo dell’antica città di Metaponto. I 13 volumi sulla chora sono il risultato di questi lavori. Coprono tutti gli aspetti principali: ubicazione, descrizione e datazione di 650 fattorie e necropoli greche nella metà della chora tra Bradano e Basento. Nell’altra metà, tra Basento e Cavone, sta riprendendo questo lavoro il Prof. Spencer Pope, della Mac Master University in Canada. Ormai siamo arrivati ad oltre mille siti greci – una campagna vasta – abitati e coltivati da agricoltori greci. Prima si pensava che gli agricoltori greci, non solo a Metaponto ma in tutto il mondo greco, abitassero in città. La scoperta delle loro case in campagna a Metaponto e delle loro spesso ricche necropoli, ha reso necessaria una revisione drastica delle città greche – c’era la parte urbana ma, altrettanto importante, la parte rurale, la chora. Finora sono stati pubblicati 4 volumi, compreso un atlante, solo su questo aspetto.
Chi erano questi agricoltori greci? Abbiamo scavato necropoli piccole e grandi, come quella di Pantanello con 320 tombe che si datano, come le fattorie, dal sesto al terzo secolo a.C. Gli antropologihanno studiato, per la prima volta nell’archeologia magno-greca i resti umani scoprendo, dallo studio delle ossa, anche la dieta e le malattie dell’antica popolazione del metapontino. C’era già la malaria nel sesto secolo a.C. e la sifilide: fino a questa scoperta si pensava che la sifilide era stata introdotta in Europa dagli uomini di Colombo che avevano avuto contatti con la popolazione indigena d’America. La notizia dell’origine di questa malattia nel metapontino fu annunciata dalla prima pagina del New York Time. Dopo ulteriori studi si può dire con certezza che i primi casi di questa malattia terribile nella storia della medicina si sono verificati nel metapontinoben duemila anni prima di Colombo. Ciononostante i metapontini hanno creato una grande civiltà. Tra gli studi più importantidei ricercatori del Centro di Agroarcheologia, ci sono proprio quelli sull’agricoltura antica.Nel nostro studiodellachora metapontina abbiamo considerato non solo gli agricoltori ma anche gli animali domestici e selvatici, le piante, l’ambiente e quello che si coltivava. In questo siamo stati favoriti da una grande scoperta. Nei livelli profondi del santuario di Pantanello esisteva un ambiente anaerobico che, dal sesto secolo a.C., ha conservato una enorme quantità di semi – tutte le piante coltivate dai greci – , i legni e perfino gli insetti che vivevano nell’antica chora. Non esiste termine di paragone di queste evidenze in tutto il mondo antico. Lo scavo del santuario è stato comunque importante di per se stesso – il primo santuario extra-urbano ad essere scavato per intero in tutta la Magna Grecia e poi pubblicato. Si è rivelato essere stato un santuario dedicato alla dea Artemide e anche, nel quarto secolo a.C., un luogo di iniziazione nel culto di Dioniso Orfico.
Concludo con una scoperta fatta insieme al collega Antonio De Siena nel periodo 1990/2002, che lega strettamente l’antica chora al metapontino dei nostri giorni: è la bonifica del primo-quinto secolo a.C. e quella degli anni ’50 del secolo passato. I metapontini antichi, per drenare la chora hanno scavato i 40 km. di canaliche sono apparsi come “linee di divisione” nelle foto aeree del 1954. Noi li abbiamo scavati: hanno praticamente lo stesso disegno e lo stesso orientamento di quelli moderni. Una parte integrale delle due bonifiche per una redistribuzione della terra. Citando lo scrittore William Faulkner:”il passato non muore mai. Non è nemmeno passato”.
Tutto questo lavoro degli ultimi 44 anni, non sarebbe stato possibile senza il costante appoggio della Soprintendenza Archeologica della Basilicata, senza i contributi di privati, piccoli e grandi, come il PackardHumanitiesInstitute, senza la collaborazione della Regione Basilicata prima e dell’ALSIA dopo, che hanno messo a disposizione le strutture per la base del nostro Centro di Agroarcheologia a Pantanello. Un organismo unico nel suo genere, ben fornito per la ricerca con una biblioteca con oltre 700 volumi, impianti e supporti informatici, una foresteria per studiosi e studenti, adiacente agli scavi finora condotti e al Museo di Metaponto. Il Centro di Pantanello, da anni, è un punto di riferimento di archeologi lucani, ma anche di studiosi di altre parti d’Italia e stranieri che però ora rischia di chiudere le sue porte per mancanza di fondi. L’appello che avete in mano, illustra più chiaramente la situazione attuale.
IL CENTRO DI AGROARCHEOLOGIA DI PANTANELLO – METAPONTO
Una lunga storia in breve
Nell’autunno del 1973, il Prof. Dinu Adamesteanu, l’allora Soprintendente ai Beni Archeologici della Basilicata, invitò Joseph Coleman Carter a scavare a Metaponto e lo mandò a Pantanello, su una collina che gli sembrò a prima vista poco promettente. La verità è che quella collina nascondeva tanti tesori archeologici.
A Pantanello fu allora iniziata un’indagine che è ancora in corso.
Dal 1974, l’Istituto di Archeologia Classica dell’Università del Texas a Austin, sotto la guida del Professor Carter, grazie a finanziamenti provenienti da privati, in primis dalla Packard Humanities Institute (PHI), da enti statali, dal National Endowment for the Humanities (NEH) e in stretta collaborazione con la Soprintendenza Archeologica della Basilicata, ha condotto scavi di fattorie, necropoli e santuari greci nella chora (antico territorio agricolo) di Metaponto. Oltre agli scavi ha fatto ricognizioni topografiche su tutta la chora e indagini profonde su resti di piante, animali ed esseri umani e sulla geologia della chora. Queste hanno gettato una luce assolutamente nuova sulle popolazioni della campagna antica di Metaponto e sulla vita nelle campagne greche in generale, con dei risultati straordinari. Questi studi ricostruiscono l’ambiente, le coltivazioni, le popolazioni umane e animali in un arco di tempo che va dal Neolitico al Medioevo con una concentrazione sul periodo della Magna Grecia e hanno rivelato coltivazioni, dieta e stato di salute degli abitanti di questo territorio rurale tra il Bradano e il Cavone. L’ area di Pantanello stessa ha ospitato campagne di scavi dal 1974 al 1986, nel 1990/91, nel 2008 e nel 2013, coinvolgendo archeologi e studiosi italiani e stranieri.
I resti paleobotanici quali semi, legni e pollini e i resti faunistici sono stati studiati dai massimi esperti mondiali, come Lorenzo Costantini, Direttore del Laboratorio di Bioarcheologia di Roma, e Sandor Bokonyi, Direttore dell’Accademia delle Scienze d’Ungheria e fondatore della archeozoologia.
Lo studio dei resti umani delle necropoli del Prof. Maciej Henneberg e Dott.ssa Renata Henneberg, dell’Università di Adelaide in Australia, ha rivelato, per la prima volta, lo stato di salute dell’antica popolazione che viveva nella campagna greca, la presenza della malaria e della sifilide che appare per la prima volta nella storia umana a Metaponto – un risultato che è stato recentemente riconfermato. Tale scoperta fu annunciata anche sulla prima pagina del New York Times del 17/11/1992 fino ad allora si pensava che quella malattia fosse stata portata in Europa dal Nuovo Mondo da Colombo. Questo studio antropologico fu il primo di una intera popolazione greca; la sua pubblicazione è stata premiata in Italia e negli Stati Uniti ed è stato il primo dei tanti riconoscimenti del lavoro del Centro di Agroarcheologia.
Il sito di Pantanello è di un’importanza capitale per la storia dell’agricoltura, non soltanto nella Basilicata, ma in tutto il bacino mediterraneo. Nel sito Neolitico/Eneolitico sulla collina, sono stati trovati fondi di capanne con semi e tracce di orzo e lenticchie, datati con analisi Carbonio 14 a 3000 anni a.C. Più sorprendenti ancora sono le evidenze di colture che vanno indietro di oltre 5000 anni. Non c’è da nessun’altra parte del mondo antico un contesto paragonabile a questo sito per la quantità di piante, semi, legni e pollini meravigliosamente conservati nell’ambiente anaerobico del Santuario di Pantanello. Prima dello scavo (1978-82), l’agricoltura greca era conosciuta soprattutto grazie a fonti letterarie. Ora Pantanello è la fonte senz’altro più importante e la chora metapontina risulta di gran lunga la meglio conosciuta del mondo greco antico.
Tutti questi risultati sono stati possibili anche grazie alla collaborazione delle istituzioni locali, in primis la Regione Basilicata, che fornendo una ottimale situazione logistica e organizzativa, ha reso possibile che la ricerca archeologica, ancora in atto, producesse esiti travalicanti anche le aspettative.
Il Centro di Agroarcheologia
Dal 2000, l’University of Texas at Austin ha stipulato una convenzione con la Regione Basilicata ( rinnovata nel 2017 con l’ALSIA, attuale gestore di alcuni beni immobili della Regione Basilicata) grazie alla quale ha potuto creare il Centro di Agroarcheologia, cioè un centro di ricerca archeologica che fornisce una base per studiosi italiani e stranieri che si occupano della storia e l’archeologia della chora metapontina e, in particolare, dello sviluppo dell’agricoltura dal Neolitico (e anche prima) fino ad oggi.
Il Centro è fornito di.
- una ricca biblioteca, pubblicamente fruibile, che conta più di 700 volumi e di un archivio dati degli scavi effettuati;
- di supporti informatici e WiFI a banda larga;
- di uffici e sala riunioni,
- di un appartamento con funzioni di foresteria per gli studiosi fuori sede;
- di magazzini per le attrezzature tecniche;
- di automobili per gli spostamenti utili alla ricerca
Al Centro gli studiosi italiani e stranieri, hanno un posto dove alloggiare e delle risorse per lavorare, oltre naturalmente alle risorse fornite dagli Istituti e Università di riferimento che provvedono al loro vitto e alle spese tecnico/scientifiche.
E’ ubicato in prossimità degli scavi e del materiale archeologico custodito al Museo Nazionale di Metaponto ed è a stretto contatto con gli uffici ALSIA dislocati a Pantanello, ai quali è collegato da un mutuo interesse per l’agricoltura creando un filo logico di continuità tra passato e futuro agricolo.
Grazie alla stretta e proficua collaborazione fra questo Centro e la Soprintendenza Archeologica della Basilicata nonché con alcune Università italiane e straniere, è stato inoltre possibile realizzare la cospicua collana di pubblicazioni The Chora of Metaponto, che conta ora 13 volumi editi e altri in preparazione.
Naturalmente è stata preziosa anche la collaborazione del Museo Nazionale di Metaponto e della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Matera.
La ricerca scientifica a Pantanello
Il Centro di Agroarcheologia di Pantanello, che esiste già da diverso tempo ed è molto attivo nel campo della ricerca archeologica, è stato la base per la missione dell’Università del Texas di Austin, ma ha ospitato e si prepara a ospitare anche altri gruppi di studiosi, come:
- la Colgate University (Hamilton, New York, USA) coordinata dalla Prof.ssa Rebecca Ammerman;
- l’Università del Salento (Lecce), coordinata dalla Prof.ssa Francesca Silvestrelli;
- l’École Pratique des Hautes Études di Parigi, Université PSL, Parigi, impegnata a Policoro e diretta dal Prof. Stéphane Verger;
- La CNRS, Parigi, impegnata a Policoro e coordinata dalla Dott.ssa Rossella Pace;
- la Seconda Università degli Studi di Napoli, coordinato dal Prof. Carlo Rescigno;
- l’Università di Stoccolma con il Prof. Laszlo Bartosiewitz e, in passato, la Eotuos Lorand University di Budapest;
- l’Università di Adelaide (South Australia, Australia) con i Prof. Maciej Henneberg e la Dott.ssa Renata Henneberg;
- la National University Kyiv Mohila Academy
- l’Università di Liverpool;
- l’Università di Strasburgo;
- l’Università di Cologne;
- l’Università di Lyon;
- l’Università di Modena (Dipartimento di Botanica);
- l’Università della Basilicata;
- la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Matera
La nuova missione iniziata nel maggio 2017, “ Metaponto Archaeological Project”, intrapresa dalla McMaster University (Hamilton, Ontario, Canada), coordinata dal Prof. Spencer Pope e dalla Queen’s University (Kingston, Ontario, Canada), coordinata dalla Prof.ssa Sveva Savelli, è volta alla ricostruzione delle dinamiche insediative nel territorio della polis di Metaponto nelle fasi che precedono e seguono la sua fondazione. Tale progetto si propone di completare e ampliare le ricerche realizzate dall’Institute of Classical Archeology (ICA) dell’University of Texas at Austin, sotto la direzione del Professor Joseph Carter.
Il presente progetto intende perfezionare lo studio del survey della porzione orientale dell’area compresa tra Basento e Cavone compiuto agli inizi degli anni ’90 dall’ICA, al fine di contribuire ad una sua edizione integrale e anche di realizzare un nuovo survey, a completamento del precedente. L’indagine è focalizzata laddove sono diffusamente localizzati i centri a popolamento enotrio ed è particolarmente interessante per definire le dinamiche occupazionali dei più antichi insediamenti greci in territorio indigeno. Il compimento di queste indagini fornirà l’unico studio completo del territorio di una città greca nell’Italia meridionale.
Uno sguardo al futuro
Metaponto e il suo comprensorio possiedono una ricchezza archeologica immensa.
La presenza e l’attività di studio del territorio da parte di ricercatori ben preparati, che in Italia e all’estero si contano numerosi, si rende dunque necessaria alla tutela e alla valorizzazione di questo luogo della cultura in Basilicata. Così come è avvenuto in passato, le missioni italiane e straniere sono inoltre fondamentali per rivitalizzare e ridare importanza a un territorio che ancora rappresenta un luogo di grande interesse scientifico per gli archeologi di tutto il mondo.
Occorre attrarre gruppi di studio e per fare questo è necessaria in primo luogo una sede di lavoro permanente, che permetta loro di alloggiare senza dover affrontare spese durante il periodo di lavoro nel campo e che offra gli strumenti indispensabili alla ricerca già nella fase di studio sul campo, quali ad esempio una buona biblioteca, un alloggio, magazzini, attrezzature informatiche, una connessione Internet e dei mezzi per gli spostamenti.
Fino ad oggi il Centro di Agroarcheologia è stato mantenuto grazie ai fondi della Packard Humanities Institute (PHI), e ai contributi di benefattori privati, sovvenzioni che però stanno per esaurirsi.
L’idea che si propone è dunque quella di mantenere in vita e potenziare questo Centro di ricerca e il lavoro di ricercatori che, in stretta collaborazione e con l’autorizzazione della Soprintendenza Archeologica della Basilicata, possano occuparsi dello studio e della pubblicazione di siti e materiale archeologico di grande valore storico e artistico.
Si prevede una collana di pubblicazioni dei siti della città antica e della chora, a cura degli archeologi che hanno condotto gli scavi.
In collaborazione con l’ALSIA, inoltre, si prevede la manutenzione dello scavo e la valorizzazione della zona archeologica; l’allestimento di una mostra didattica e vetrine per esporre il materiale botanico e faunistico per un pubblico interessato all’agricoltura e all’archeologia e anche per le scuole pubbliche della zona.
Strutture del Centro di Pantanello
- Casa a due piani:
– Piano superiore: 3 camere da letto (5 posti letto), 1 bagno, 1 salotto, 1 cucina, 1 terrazza, 1 vano dispensa.
– Piano inferiore: 1 ufficio utilizzabile anche come camera da letto (2 posti letto), 1 bagno.
1 magazzino.
- Biblioteca/sala riunioni con oltre 700 volumi, in formato cartaceo o digitale, con annessa camera da letto e bagno.
Piano annuale dei costi
VOCE DI SPESA | DETTAGLIO | COSTO |
Costi annuali del Centro
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· Manutenzione ordinaria e straordinaria delle strutture immobili
· Spese di gestione e manutenzione di macchine e attrezzature d’ufficio · Spese di gestione e rifornimento della biblioteca · Utenze · Costi di gestione e manutenzione di 2 automobili · Costi per la ricezione ospiti · Pulizia e manutenzione scavi · Manutenzione copertura in legno e coppi delle fornaci romane |
€ 40.000 |
Emolumenti per la bibliotecaria/amministratrice del centro
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Un compenso mensile (12 mesi) | |
TOTALE COSTI ANNUALI | € 40.000 |
Prof. Joseph Coleman Carter, direttore dell’Istituto di Archeologia classica Università del Texas