“Legò la sua battaglia politica ai grandi temi sociali che segnarono la vita dell’Italia all’indomani del secondo conflitto mondiale: la riforma agraria, la legge sui Sassi di Matera, la prima grande industrializzazione (l’alleanza con Mattei per il polo della chimica), la grande opera di infrastrutturazione del Mezzogiorno (gli schemi idrici, le strade), con l’ausilio della Cassa del Mezzogiorno. È stato l’emblema di una generazione di cattolici che nel dopoguerra segnarono l’impegno politico come frontiera di una testimonianza laica, ma fortemente ancorata e ispirata all’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa, legandosi a pastori dalla fede robusta e profetica: don D’Elia, suo parroco; monsignor Delle Nocche, un grande vescovo; monsignor Bertazzoni, lombardo trapiantato nella terra lucana; don De Luca”. Così l’ex parlamentare Cosimo Latronico, dirigente nazionale di Noi con l’Italia, ricorda il presidente Emilio Colombo, nel quinto anniversario della sua morte, nel corso di una iniziativa a Potenza. “La sua generazione porta il merito di avere ancorato l’Italia a un sicuro assetto democratico, a una sponda di libertà all’epoca per niente scontata. Si ricorda che nel 1948 De Gasperi e Segni lo inviarono, all’epoca giovane sottosegretario di Stato all’agricoltura, a Melissa, per tentare una difficile mediazione in un aspro conflitto sociale che si era aperto per l’occupazione della terra. La mediazione difficile gli riuscì e quest’opera gli valse come viatico per il suo futuro impegno politico. Da padre costituente fu europeista convinto, nel solco dei grandi europeisti come De Gasperi, Schuman e Adenauer. Gli italiani e i lucani, gli sono grati e riconoscenti”.
Giu 25