Si chiama “Lacrime di sale” ed è il libro scritto a quattro mani da Pietro Bartolo e Lidia Tilotta. Racconta la tragedia dell’emigrazione e dell’esodo della nostra epoca, definito un “pugno nello stomaco”. E’ stato proprio questo libro ad ispirare nel 2016 il documentario “Fuocammare” di Gianfranco Rosi, candidato all’Oscar nel 2017. Nel pomeriggio questa pubblicazione è stata presentata nella sala Laura Battista della Biblioteca “Stigliani” di Matera davanti ad una platea piuttosto limitata, un segnale preoccupante per una città che è stata designata capitale europea della cultura nel 2019. Al tavolo con i due autori la giornalista Antonella Ciervo, la consigliera provinciale Anna Maria Amenta, delegata per la Biblioteca e Michele Plati per la Cooperativa “Il Sicomoro”.
L’iniziativa è stata promossa dall’Associazione Cittàchelegge, dalla Cooperativa “Il Sicomoro”, dalla Fondazione “Città della Pace”, dalla Provincia e dal Comune di Matera e rientra negli eventi culturali promossi per la Giornata mondiale del rifugiato che si celebra ogni anno il 20 giugno per promuovere appuntamenti di sensibilizzazione sulla condizione di milioni di rifugiati e richiedenti asilo costretti a lasciare le proprie terre.
“Lacrime di sale” è il racconto di un uomo, il medico Pietro Bartolo, ex pescatore che da 28 anni dirige il polo sanitario di Lampedusa e che diventa il primo riferimento quando sbarcano i migranti. Le lacrime sono di sale perchè i migranti arrivano dal mare e non è facile trattenere le lacrime di fronte alle tragedie vissute in prima persona durante un periodo così lungo. Bartolo ha deciso di dedicare la sua vita e la sua professione all’accoglienza, alla cura di uomini, donne, bambini vittime di guerre e conflitti che scelgono la fuga, spesso conclusa dalla morte in viaggio, per trovare una vita migliore.
La storia di Pietro Bartolo, il medico che accoglie e cura i migranti a Lampedusa, è una vicenda in cui le diverse umanità si ritrovano sulle rive di un luogo che è diventato simbolo dell’accoglienza.
La storia di Bartolo, il racconto di un bambino che diventa adulto e nella sua isola decide di occuparsi degli ultimi del mondo, è stata scritta a quattro mani con la giornalista palermitana Lidia Tilotta. Caposervizio della Tgr Sicilia, è stata conduttrice e inviata della trasmissione “Mediterraneo” e si è occupata di migranti e di Lampedusa.
Il libro racconta storie tragiche, imprese straordinarie come quella che ha permesso a Pietro Bartolo di far partire una donna su una barca utilizzato un laccio delle sue scarpe per stringere il cordone ombelicale e anche tante storie di integrazione. “Lampedusa – ha ricordato Bartolo – non si è mai stancata di accogliere i migranti, perchè tutto quello che arriva dal mare per i lampedusani è vita e io continuo a lavorare in prima linea per accogliere persone meno fortunate di noi, persone che scappano dalle guerre e sono alla ricerca di una vita normale”.
E’ stato un viaggio fra dolore e rinascita, quello che Pietro Bartolo e Lidia Tilotta hanno compiuto presentando a Matera il libro “Lacrime di sale”, storia del medico lampedusano che cura i migranti in arrivo nel porto siciliano.
La giornalista palermitana Lidia Tilotta racconta Bartolo dalla sua infanzia all’impegno quotidiano nell’isola degli sbarchi.
“In ognuno dei nostri incontri – ha detto – chiedo alla gente di fare una sorta di gioco di ruolo, mettendosi nei panni dei migranti e immaginando di vivere la stessa drammatica esperienza, perchè bisogna trovarsi in quella situazione per capire”.
Pietro Bartolo, nato in una famiglia di pescatori lampedusani, ha cambiato il proprio destino diventando medico ma soprattutto trasformandosi nel simbolo dell’accoglienza e dell’altruismo da quando, 28 anni fa, ha cominciato a soccorrere i migranti in arrivo su barche stipate fino all’inverosimile o ormai chiusi in sacchi per i cadaveri.
“Per quello che faccio – ha spiegato al pubblico materano nella sala Battista della biblioteca di Matera – non vengo pagato, io lo faccio innanzitutto da uomo, poi da medico”. Nel suo racconto per immagini e storie, il medico lampedusano ha mostrato i volti e raccontato le vicende drammatiche di chi lascia tutto e si affida al mare per trovare un mondo migliore, sapendo che non sempre l’arrivo è garantito. Ci sono i bambini che, fatti nascere sul ponte di una nave durante un salvataggio, riescono a farcela ma anche quelli che Bartolo deve solo registrare come numeri di un elenco drammatico. “Ogni volta che apro quei sacchi per le ispezioni cadaveriche – ha raccontato sconvolto – ho sempre paura di quello che mi aspetta”. Ma nel libro, come nella sua vita, a volte il destino riesce a sorprendere. E’ accaduto infatti nel caso di una ragazza, già chiusa in un sacco tra i cadaveri che ,quando Bartolo le ha toccato il polso per confermare la morte, ha cominciato a battere quasi impercettibilmente. Tre minuti dopo il secondo battito e così via. La corsa in ospedale nell’incredulità di tutti e oggi quella donna è viva ed è rimasta in Italia.
Un lavoro senza sosta, il suo, che Lidia Tilotta ha più volte raccontato per i TgRai della Sicilia e che hanno registrato il tragico punto di svolta il 3 ottobre 2013 con il naufragio di una nave e la morte di suoi oltre 600 occupanti. Un momento che Bartolo descrive come quello che lo ha segnato per sempre.
E dell’attualità di queste ore, dei colloqui europei e degli sbarchi tragici che non si fermano, Bartolo commenta amaramente: “Li abbiamo costretti ad andare via e ora non li vogliamo…”.
Le storie di centinaia di migliaia di migranti e di Pietro Bartolo sono diventate un film, “Fuocammare” , che è stato candidato all’Oscar qualche anno fa e potrebbero tornare sugli schermi con un nuovo progetto cinematografico, ma Bartolo e Lidia Tilotta preferiscono concentrarsi sulla necessità di spiegare, di far capire alla gente che affolla le loro presentazioni e, alla fine, esce sconvolta ma pronta a fare qualcosa, a non rimanere a guardare. E proprio alla speranza e alla possibilità di creare alternative credibili e percorribili si sono riferiti l’assessore Anna Maria Amenta e il presidente della cooperativa “Il Sicomoro”, Michele Plati, che hanno contribuito alla realizzazione dell’iniziativa. Proprio quest’ultimo ha descritto le esperienze che vedono i migranti protagonisti nei piccoli centri della provincia di Matera e di Potenza dove in particolare i minori non accompagnati vanno a scuola, imparano l’italiano e trovano un lavoro. Nei paesi in cui sono arrivati – ha spiegato Plati – sono stati aggiunti e realizzati servizi che hanno consentito alla comunità di non isolarsi, di rimanere attiva contro il rischio di spopolamento così frequente in Basilicata.
Anna Maria Amenta ha sottolineato quanto ognuno per la propria parte, debba contribuire creando condizioni che diventino risorsa e patrimonio per i territorio nel contesto di scambio di esperienze che la presenza dei migranti porta.
La fotogallery della presentazione del libro “Lacrime di sale” di PIetro Bartolo e Lidia Tilotta (foto www.SassiLive.it)