Le discussioni di questi ultimi giorni sul decreto “Dignità sul lavoro” mi spingono a fare qualche riflessione sulla opportunità di rilanciare l’apprendistato quale porta di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.
A parte alcuni mestieri che ci rimandano ad un mondo che non c’è più, che sta scomparendo e che bisogna di certo salvaguardare, oggi giorno la gran parte dei mestieri artigiani e non, sono intrisi di tecnologia al punto tale che tradizione ed innovazione stanno aprendo nuove sfide produttive e nuove opportunità commerciali per molte piccole imprese, anche al di fuori dei confini nazionali atteso che in un mondo globalizzato ed iper-connesso come quello attuale anche il piccolo artigiano “creatore di pezzi unici ed originali in ceramica ” ubicato nel più piccolo paese della Basilicata può arrivare a vendere le sue realizzazioni in Germania o in Cina.
Tecnologia che è un grande fattore di attrazione anche per la nuova generazione di giovani appassionata di informatica e di innovazione: attrazione che può essere la benzina con cui, unitamente alla passione ed alla voglia di mettersi in gioco, rilanciare il nostro tessuto imprenditoriale lucano ma anche italiano.
Occorre tornare a scommettere sull’apprendistato rendendolo più conveniente rispetto ad altre formule contrattuali quali i contratti i termine, apprendistato inteso quale punto di incontro virtuoso tra teoria e pratica. Gli ultimi provvedimenti dei Governi precedenti a questo attualmente in carica hanno reso complicata la vita a quanto hanno voluto continuare a scommettere sull’apprendistato con oneri burocratici esagerati e con la continua spada di Damocle dei controlli formali sui contratti formativi.
Va ridiscussa nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni la semplificazione dei piani formativi unitamente alla possibilità di reintrodurre l’azzeramento totale degli oneri contributivi per tutte le imprese a prescindere dalla loro dimensione e dal loro status.