Come “insegna” la vicenda della Ferrosud di Matera che si rinnova a fasi alterne i dati emersi dal Check up Mezzogiorno redatto da Confindustria in collaborazione con Studi e Ricerche Mezzogiorno non consentono interpretazioni e letture semplicistiche, per intenderci da “bicchiere mezzo pieno”. Senza massicci investimenti e di conseguenza una politica per il Sud che questo Governo non ha, semplicemente perché l’ormai famoso contratto Lega-M5S non li prevede, c’è molto poco da rallegrarsi e ci sarà poco, molto poco da aspettarsi specie in materia di lavoro.
E’ il commento del consigliere regionale Paolo Castelluccio per il quale proprio la situazione della Ferrosud è significativa della fase di industrializzazione che al Sud sconta a causa di limitate commesse per aziende, gap infrastrutturale e scarse misure di credito alle imprese. L’economia lucana, in linea con quella del Mezzogiorno, può anche segnare qualche segno più nelle tabelle dei principali indicatori all’interno di quella che gli esperti definiscono “lenta, seppur costante crescita in un trend positivo che prosegue da due anni” ma la verità è che continua a reggere solo per la tenacia dei coraggiosi imprenditori.
Di contro i segnali provenienti dalla Corte dei Conti e da Bruxelles sulla spesa dei fondi comunitari – dice Castelluccio – sono inequivocabili: le risorse finanziare attestate alla Regione non si sanno spendere con gli strumenti previsti dalle normative nazionali ed europee e tanto meno per raggiungere risultati apprezzabili. E’ sufficiente guardare semplicemente allo stato di agricoltura e turismo che da comparti strategici, da noi, sono ridotti a residuali. Come per l’agroalimentare che il Rapporto di Confindustria continua ad indicare tra i comparti a maggiore crescita e che in Basilicata sopravvive grazie alla tenacia di agricoltori e produttori. Per non parlare delle infrastrutture senza le quali competitività ed internazionalizzazione restano buoni propositi.
C’è chi si ostina a scrivere che “fare impresa al Sud non è più un tabù” come se il termine di paragone – conclude – fosse quello di 30-40 anni fa e non il resto del Sud dei Paesi Europei. Il nodo da sciogliere è semplice: passare dall’assistenza a misure di crescita.