La prima Commissione consiliare, presieduta da Piero Lacorazza (Pd), ha preso atto delle relazioni semestrali sull’attività delle Comunità montane in liquidazione dell’Alto Basento, del Medio Basento e della Collina materana, dopo aver audito i tre commissari liquidatori Vincenzo Paolino, Andrea Pellegrino e Donato Salvatore.
L’articolo 23 della legge regionale n.33 del 2010 – hanno detto – ha disposto la soppressione delle Comunità montane della Basilicata, stabilendo, contestualmente, che fino all’adozione del decreto di estinzione delle stesse da parte del presidente della Giunta regionale, i commissari liquidatori assicurano il regolare svolgimento delle attività correnti residuali, comprese quelle inerenti l’esercizio di deleghe regionali o funzioni relative all’attuazione di politiche regionali a proiezione territoriale. I contenziosi in atto – hanno aggiunto – costituiscono uno dei principali ostacoli ai fini dell’emanazione da parte del presidente della Giunta del decreto di estinzione delle Comunità montane e la carenza di risorse finanziarie non consente di chiudere favorevoli accordi transattivi. L’assenza di fondi inoltre non consente in alcuni casi l’ordinaria gestione e la manutenzione dei beni. Altre criticità si sono determinate nel corso degli anni relativamente al personale”. Sull’argomento sono intervenuti, oltre al presidente Lacorazza, i consiglieri Napoli e Romaniello.
La valutazione dello stato di attuazione degli Accordi di programma sottoscritti con la Regione Puglia per il governo condiviso delle risorse idriche e delle recenti norme nazionali sul tema della governance in questa materia è stata oggetto di una serie di audizioni. Ascoltati il segretario generale dell’autorità di bacino Antonio Anatrone, la dirigente di Acquedotto lucano Rosanna Brienza e il dirigente dell’ufficio ciclo dell’acqua del dipartimento ambiente ed energia Giuseppe Galante.
“La Basilicata – ha detto Anatrone – è stata prima ed unica regionale che ha affrontato tematica anticipando la direttiva europea del 2000 e l’ accordo fra Basilicata e Puglia è stato fatto nel 1999.
Il principio ispiratore dell’accordo era semplice: ‘l’acqua è bene irrinunciabile indipendentemente da dove si trova e non si paga. Di contro dovunque essa si trova la salvaguardano tutti quelli che la usano e i costi per la distribuzione a casa delle persone sono ripartiti’. La parte economica si riferisce alla componente ambientale e quello che pagano gli utenti in bolletta, viene riscosso dall’acquedotto, arriva alla Regione Basilicata che utilizza quelle risorse per preservare l’acqua. L’accordo del 1999 si è concluso nel 2015, in quindici anni sono stati governati sette miliardi di metri cubi di acqua, dagli schemi del Pertusillo, Monte Cotugno, che è utilizzata in parti uguali tra Basilicata e Puglia. Dei sette miliardi di metri cubi gestiti, 4 sono andati in Puglia, 3 in Basilicata e 100 milioni alla Calabria. Per quanto riguarda l’aspetto economico circa 480 milioni di euro sono stati investiti dalla Regione Basilicata a vario titolo. Sono stati spesi in materia ambientale 480 milioni, fatto 100 il volume di acqua gestita, 55 è della Puglia, la differenza è della Basilicata, e qui il 90 per cento è agricolo, il 10 per cento è potabile. In Puglia il 90 per cento è potabile e il 10 per cento è agricolo. Le tariffe sono state differenziate, quella industriale ha una sua entità e articolazione, la componente ambientale alla stessa maniera è diversa e distinta tra potabile, irrigua e industriale. La parte potabile dell’Acquedotto pugliese, nel 15ennio, ha accumulato un debito verso la Regione Basilicata di quasi 200 milioni di euro, ad oggi ne sono stati pagati 123, compensati 32, e ancora c’è un residuo di 44 milioni per i quali è stato sottoscritto un piano di rientro il 26 giugno scorso. Il nuovo accordo è partito a fine giugno 2016. La Regione Basilicata quando ha istituito l’Autorità di bacino ha costituito un unico ente che governava i bacini di tutti i fiumi che hanno foce in Basilicata e ed ha messo in capo all’Autorità di bacino tutta la materia che deriva dalla norma nazionale sul settore ed ha aggiunto competenze regionali anche se sulla stessa materia. Oggi avendo fatto lo Stato una norma che prevede un’unica autorità di bacino dell’appennino meridionale, in Basilicata c’è una anomalia perché le Autorità di bacino erano uffici regionali e la nostra Autorità viene assorbita da un’Autorità di distretto che comprende Calabria, Puglia , Basilicata, Molise, Abruzzo e provincia di Frosinone. In parallelo c’è il macro gestore che è Eipli, commissariato e dal 2011 con la finanziaria Monti, che è stato messo in liquidazione . Dal primo luglio doveva entrare in funzione il nuovo gestore ma il governo non ha più costituito la società che doveva essere fatta e partecipata dal Ministero dell’economia, dal Ministero dell’Agricoltura e sotto la sorveglianza del Ministero del Mezzogiorno e partecipata dalle regioni Puglia e Basilicata in proporzione alle infrastrutture conferite e alla disponibilità di risorse idriche”.
Dell’acqua usata dalla regione Basilicata ha parlato la dirigente dell’Acquedotto lucano, Brienza.
“In un anno – ha detto – prendiamo circa 15 milioni di metri cubi per alimentare lo schema Basento Camastra, mentre dall’invaso Sinni 2 circa 9 milioni di metri cubi. Nella fascia ionica con l’impianto di Montalbano potabilizziamo e alimentiamo i comuni di Policoro, Scanzano, Nova Siri, una parte di Bernalda e una parte di Montescaglioso. Per il Camastra l’acqua potabilizzata viene miscelata con le acque delle sorgenti locali e diamo acqua al Vulture Melfese, compresa Acerenza e fino a Tricarico. 34 comuni sono gestiti da questo acquedotto Basento Camastra”.
“Avevamo – ha detto Galante – una pendenza con Acquedotto pugliese e pur avendo presentato la richiesta di sanatoria non si era mai arrivati a chiusura del procedimento. E’ stato delimitato quello che era il canone ed è stato versato ora quanto dovuto, per oltre 3 milioni di euro e questo ha consentito di regolarizzare anche le concessioni e all’Acquedotto pugliese ne sono rimaste solo due, mentre tutte le altre sono passate all’Acquedotto lucano”.
Successivamente la Commissione ha preso atto della delibera della Giunta regionale sulla ripartizione finanziaria in capitoli dei titoli, tipologie e categorie delle entrate e delle missioni, programmi e macroaggregati delle spese di bilancio di previsione pluriennale per il triennio 2018/2020.
Oltre al presidente Piero Lacorazza (Pd) hanno partecipato alla riunione i consiglieri Gianni Leggieri (M5s), Mario Polese e Achille Spada (Pd), Antonio Bochicchio (Psi), Paolo Galante (Ri), Giuseppe Soranno (Pp), Giannino Romaniello (Gm), Francesco Mollica (Udc) e Michele Napoli.