Addio ai monitoraggi! A quasi tre anni da quanto scoppiò il caso Fenice e si seppe che le falde acquifere erano inquinate siamo al punto zero con tanti partecipanti intendi a fare il ballo del mattone. Le falde acquifere sono inquinate ed il Prof. Fracassi dell’Università di Bari rilevò che prima che l’impianto entrasse in funzione l’unico elemento fuori norma era il Nichel poi, come è noto, i parametri sono impazziti. Il melone non è uscito rosso, è bianco! L’impianto è progettato male o, forse, non è stato realizzato bene e non è possibile, appare chiaro, porvi rimedio. Premesso che tutte le matrici ambientali restano sconosciute perché il monitoraggio viene fatto dalla società e forse trasmesso agli Enti preposti ma lì conservati in cassetti ben chiusi, conosciamo solo i valori delle tre centraline dell’aria che però non rilevano Diossina e forse non sono posti neppure nei luoghi giusti per una corretta rilevazione. Sappiamo dal Prof. Marsili che quando si fece un monitoraggio – i nonni raccontano-, l’aria che venne fuori era “fresca di montagna” eppure è acclarato che le diossine fuori limite sono in un raggio di 15 chilometri dagli inceneritori ed a Forlì ne è stata trovata traccia anche nel latte materno. Tutte cose provate e conosciute ma la Basilicata ha un ombrello protettivo, ideato da chi non si sa. Avevamo fino ad ora un solo monitoraggio pubblico, adesso anche questo non c’è più. Con l’emungimento a go-go i pozzi si svuotano e non vi è una quantità utile di acqua per effettuare il campionamento. Era il 31 marzo 2011 quando si disse a Fenice di ridurre l’emungimento e così fu che i valori schizzarono verso l’alto anche nella nuova barriera, la serie 100. A maggio 2011 Steardo, l’AD di Fenice, decise e lo comunicò in un incontro avvenuto in regione a settembre che avrebbero incrementato l’ emungimento. Della trovata geniale l’assessore Mancusi restò davvero entusiasta ed adesso non è rimasta acqua nei pozzi per conoscere il livello di inquinamento. Risultato è che qualsiasi magistrato dirà che è tutto a posto perché le prove dell’inquinamento non ci sono e come beatamente ha detto l’Asp: non posso dire nulla perchè non conosco nulla, anche l’Arpab ha più forza per non dire nulla perché non conosce e finisce anche il bizantinismo ( Si ma forse No , bisogna vedere). Modi migliori per prendere in giro la gente non ci sono? Smettiamola comunque con gli insulsi palleggiamenti Asp-Arpab e la Regione bocci la richiesta di aumento della lavorazione da 30 mila a 39 mila ton di rifiuti solidi urbani , non ne abbiamo bisogno e si metta un punto fermo. Neanche questo si vuole fare? Il sospetto che vi siano interessi trasversali sul traffico dei rifiuti e diviene sempre più forte e non certo per tutelare i cittadini ma a tutto vantaggio di coloro che hanno le mani in pasta, come la recente indagine della magistratura dimostra.
Pio Abiusi – Città Plurale