Si è concluso nel pomeriggio con l’arrivo a Matera il viaggio a piedi, da casa a casa, dell’artista Smerakda Giannini, nata in Svizzera da genitori pugliesi di Santeramo e materana d’adozione, visto che da due anni risiede anche periodicamente nella città dei Sassi. Proprio a Matera nel 2014 ha presentato una mostra con le sue opere a Palazzo Gattini.
Ecco le sue sensazioni al suo arrivo a Matera: “Cinque anni fa ho espresso questo desiderio di fare questa camminata e dopo aver rinviato più volte l’esperienza finalmente quest’anno è arrivata l’opportunità visto che il mio terzo figlio diciottenne è diventato più autonomo e gli altri due miei figli vivono a Los Angeles”.
Raccontaci come è andata. “Ho camminato per 53 giorni. In Svizzera ho dormito al 90% fuori, nei boschi all’interno della mia amaca. Dove trovavo due alberi che andavano bene lì piazzavo il mio rifugio”.
Hai avuto paura durante la notte? “Devo dirti la verità, bisogna avere più paura nelle città che nei boschi. Un aneddoto? Una volta ho piazzato la mia amaca tra due alberi in un punto molto alto per godere al mio risveglio di un bel panorama ma per due volte gli alberi, che ho scoperto sono due pini loricati, si sono piegati. Per fortuna sono riuscito a piazzarla da 5 centimetri da terra, in modo da stare tranquilla. Sono partita dalla mia città, Dietikon, che si trova nel cantone tedesco della Svizzera, ho incontrato quattro montagne, i cosiddetti passi, il più alto di 2756 metri. Sono arrivata fino al passo di San Bernardo e poi ho preso la via Francigena che ho attraversato fino a Roma e poi da Roma ho tagliato abbastanza dritto utilizzando Google Maps”.
Quante ore camminavi al giorno? “Non c’era una regola, potevo camminare anche 16 ore al giorno. La media era di 50 chilometri al giorno. Io ho sempre fatto molto sport e sono allenata ma non avevo mai fatto un’esperienza del genere. Se penso a questa impresa che ho fatto stento a crederci di averla fatta e anche bene”.
Per quale obiettivo hai fatto questa passeggiata? “Io vorrei creare o dare la possibilità di creare un’industria per il riciclo della plastica in un’area industriale tra Matera e Santeramo. Io vorrei sfruttare un capannone già esistente. Mi sono informata per un metodo di riciclo nuovo che si applica in Svizzera e che utilizza un macchinario che costa 3 milioni di euro. Un macchinario che ricicla la plastica e la fa diventare materia prima, petrolio in particolare”.
Michele Capolupo
La fotogallery dedicata all’esperienza di Smerakda Giannini