Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani: Petrocelli, Rospi e Liuzzi rassegnino le dimissioni seguiti a ruota da buona parte del ceto politico pentastellato lucano”. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Visto che in queste ore è di moda avanzare richieste di dimissioni, io vorrei pregare gentilmente Petrocelli, Liuzzi, Rospi e tutto quel ceto dirigente pentastellato lucano, che ha taciuto quando nel giugno 2015 denunciavo una possibile perdita di idrocarburi dal Centro Olio Val d’Agri, di ritirarsi a vita privata. Nel 2014, mentre continuavo a presentare denunce sulle attività di coltivazione idrocarburi, il senatore Petrocelli andava in gita al Cova e in quel di Tecnoparco e nulla diceva, stando a quanto riportato dalle cronache dell’epoca, sull’inquinamento delle matrici ambientali in Val d’Agri e nella Valle del Sauro. Questo per non dire della inconsistente ed eterea presenza pentastellata in seno alla Bicamerale sul ciclo dei rifiuti, che come è noto ha poteri inquirenti. Sì, lor signori dovrebbero davvero dimettersi o quanto meno smetterla di praticare in Basilicata come a Taranto e come in tutta la penisola la politica del doppio binario, quella delle cose dette in piazza per raccattare voti e quella delle cose fatte o, verrebbe da dire, non fatte. Di prese di posizione partitocratiche a 5stelle ne abbiamo davvero piene le scatole. Proprio vero: l’Italia è il paese dei gattopardi e dei gattopardismi e gli amici pentastellati ce ne forniscono un esempio 2.0.
Chiuso il triste capitolo a 5stelle, mi sia consentita una qualche considerazione sulla vicenda di Marcello Pittella.
Pittella vi è simpatico, vi è antipatico, avete condiviso la sua politica, l’avete avversata, lo avete votato o magari non lo votereste mai? Va tutto bene, ma non è questo il punto. Quando discutiamo degli arresti del Presidente della Giunta regionale, la riflessione deve attenersi al merito. La domanda che tutti dovremmo porci quando parliamo della vicenda Pittella è una e una soltanto: due mesi di carcerazione preventiva, sia pure ai domiciliari, non sono una roba che sa di regime?
Per oltre 30 anni, al fianco di Marco Pannella, ho denunciato e raccontato l’Italia de “La Peste” (quella del topolino di Camus), dell’antidemocrazia montante e anche delle clientele e dei clienti. Da 30 anni racconto i fatti e i misfatti della mia Basilicata e in tre libri, senza peli sulla lingua, ho denunciato i veleni industriali e politici di una terra che amo e che mi sta a cuore. Forte di questa storia, della mia storia affermo, qui ed ora, che il do ut des praticato dai magistrati nei confronti di Marcello Pittella mi rende inquieto. In queste ore verrebbe da citare un vecchio detto partenopeo: “è gghiuta ‘a carta ‘e musica ‘mmano ‘e barbiere, e ‘a lanterna ‘mmano ‘e cecate”.