La storia della musica italiana in scena sulla Terrazza di Palazzo Lanfranchi a Matera con lo spettacolo “Mogol si racconta”, un evento promosso da “La Camerata delle Arti” per rivivere attraverso un viaggio musicale la storia della straordinaria carriera di Giulio Rapetti Mogol. Le sue parole hanno reso immortali brani della musica italiana che hanno saputo attraversare epoche e tendenze, il suo stile ha segnato le vite di differenti generazioni e si è sviluppato ancora oggi attraverso l’insegnamento. “Mogol si racconta” è uno spettacolo che ha previsto esibizioni canore alternate alle domande rivolte dal giornalista Livio Costarella al protagonista assoluto della serata, Giulio Rapetti Mogol, il più grande autore italiano vivente. La sua storia personale e professionale è legata in particolare a Lucio Battisti di cui quest’anno si celebrano i 20 anni dalla morte, domenica 9 settembre.
Da “pensieri e parole” a “Il mio canto libero” passando da “Acqua azzurra” fino a “Amor mio” e “Se stiamo insieme”, la carriera di Mogol è stata raccontata da voci di particolare intensità come quelle di Maria Grazia e Rita Zingariello, Daniela Sornatale, accompagnati dalla formazione composta dai 30 musicisti dell’Orchestra di Puglia e Basilicata sotto la direzione del Maestro Valter Sivilotti che ha curato anche gli arrangiamenti orchestrali originali. All’evento musicale hanno partecipato anche il tenore Francesco Zingariello e suo figlio, il violoncellista Clemente.
Una serata speciale in cui Mogol ha raccontato alcuni aneddoti della sua prestigiosa carriera artistica, legata a personaggi illustri della musica italiana come Nicola Di Bari, Riccardo Cocciante, Luigi Tenco, Mango ma anche quelli più intimi e familiari, che hanno confermato la grande umanità dell’autore italiano Giulio Rapetti.
Dal rapporto con Lucio Battisti a quelli con Mina, Riccardo Cocciante, Luigi Tenco, Nicola Di Bari e tanti altri interpreti della canzone italiana, il grande autore non ha dimenticato Pino Mango morto quattro anni fa che con lui aveva instaurato un forte legame umano e professionale. “L’ho incontrato per la prima volta alla Cetra Fonit dove ero con Mara Maionchi, nuovo direttore artistico. Uscendo avevo sentito la sua voce, che mi aveva compito per la sua particolarità. Sono entrato nella sala in cui stava suonando e lui mi aveva salutato chiedendomi di scrivere il testo di quella canzone. Mi sono tolto il cappotto e ho scritto. Così è nata ‘Oro’. Era un artista di livello mondiale, non c’è nessuno che canta come lui. Mango era un uomo di grande dignità come dimostrano anche le circostanze della sua morte quando dal palco, pochi attimi prima di morire, ha chiesto scusa al pubblico per il malore che lo stava cogliendo”.
Dopo l’apertura affidata a pensieri e parole e la prima intervista, spazio a tre grandi successi scritti da Mogol per Lucio Battisti: Emozioni, Penso a Te e Il mio canto libero.
Io vorrei, non vorrei ma se vuoi ha esaltato le qualità del giovane Clemente Zingariello al violoncello, quindi in scaletta La prima cosa bella di Nicola Di Bari, Se stasera sono qui di Luigi Tenco e Cervo a primavera di Cocciante.
La famiglia Zingariello ha dedicato al fervente cattolico Mogol una versione inedita dell’Ave Maria composta da Clemente Giusto, il suocero di Francesco Zingariello. Un’altra figlia di Francesco, la cantautrice Rita, ha presentato due brani inediti, Amsterdam e Il bacio con la terra e poi si è esibita nel successo di Mango, “Monnalisa” e in “Arcobaleno”, successo cantato da Celentano per tenere vivo il ricordo del cantautore lucano prematuramente scomparso durante un concerto a Policoro di quattro anni fa. Daniela Sornatale ha regalato al pubblico “Amor mio” di Mina e “Se stiamo insieme” di Cocciante mentre Francesco Zingariello ha concluso la serata con Dormi amore, un brano scritto da Mogol per Celentano.
Michele Capolupo
La fotogallery del concerto “Mogol si racconta”