“Mentre a San Fele si continua a dimostrare che non ci sono idee chiare per lo sviluppo locale, a partire da quello turistico e dal grande patrimonio rappresentato dalle Cascate, oppure si preferisce litigare tra sindaco e chi fa associazione, abbiamo voluto testimoniare che è possibile fare qualcosa di semplice ma di concreto per dare un futuro a questa comunità e soprattutto ai giovani altrimenti condannati ad andare via”. Aldo Di Giacomo, presidente di “Una Nuova Italia-Basilicata” spiega così l’iniziativa promossa ieri a San Fele per l’inaugurazione della sede regionale del Movimento, già presente in alcune regioni del centro-sud.
Piuttosto che il solito incontro in politichese è stato deciso di promuovere una giornata di visita nel paese di una nutrita comitiva proveniente dal Molise, “regione di adozione” di Di Giacomo che è nato a San Fele e, come tanti sanfelesi andati via, per ragioni di lavoro vive a Campobasso. Un’occasione per far conoscere ai molisani tutte le risorse locali: da quelle naturalistiche (Cascate, bosco Santa Croce) a quelle religiose (la Chiesa Madre,la Casa Natale di San Giustino de Jacobis, il Santuario della Madonna di Pierno) e per gustare le produzioni alimentari tipiche e di qualità. Un evento interamente dedicato ai temi dello sviluppo locale, per presentare le idee di programma di “Una Nuova Italia-Basilicata” quale contributo al cambiamento in Basilicata.
E’ il caso di ricordare – dice Di Giacomo – la tesi del sindaco di San Fele che vorrebbe far diventare il paese come la Svizzera nascondendo il fatto che non esiste una programmazione specifica e si scontano i limiti dello scoordinamento di enti pubblici e privati. Per questo le visioni avventuristiche e per alcuni aspetti fantasiose del sindaco – aggiunge – non sono di nessun aiuto all’individuazione di iniziative, misure, provvedimenti ed azioni concrete, urgenti ed indispensabili per fare in modo che i nuovi flussi di visitatori producano effetti diretti ed indotti all’economia del paese e del Vulture e soprattutto nuova occupazione.
La realtà, a differenza di quello che racconta il sindaco, è che le oltre 50 mila presenze annue alle Cascate hanno portato solo qualche pasto e caffè consumati negli esercizi pubblici e che di posti di lavoro stabili non c’è traccia. Persino i servizi di accoglienza alle Cascate sono affidate al volontariato, ad un impegno certamente di grande rilevanza e perciò meritevole di essere segnalato ma che non si traduce in reddito per giovani e cittadini in cerca di occupazione. Il sindaco e l’Amministrazione farebbero bene ad occuparsi di quanto spetta loro per la riqualificazione del centro storico in modo che sia completamente fruibile per i visitatori, della tutela del Bosco Santa Croce che ha tutte le carte in regola per diventare parco naturalistico, della valorizzazione del patrimonio artistico-religioso meta di pellegrinaggio. Il modello del turismo mordi e fuggi se prima della notorietà delle Cascate era comunque da accettare, dopo la positiva promozione non può diventare l’unico sistema turistico.
Di Giacomo si sofferma infine sul progetto per la riconversione di 20 unità immobiliari private a San Fele da parte degli aderenti al Distretto di Turismo Rurale “Le Terre di Aristeo” da destinare all’accoglienza, con un primo investimento complessivo pari a 3 milioni di euro. Il progetto – dice –è un primo passo ma non sufficiente perché solo un programma più ampio ed articolato per garantire accoglienza e servizi può far diventare qui il turismo una vera attività di rilancio economico ed occupazionale da svolgere tutto l’anno e non solo nei fine settimana”.
Set 10