Maurizio Bolognetti, segretario di Radicali Lucani, membro della Presidenza del Partito Radicale e Consigliere dell’Associazione Coscioni, annuncia lo sciopero della fame dalle ore 23.59 dell’11 settembre 2018. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Con l’adesione di Massimo Cantisani, Mario Staderini, Emanuela Murno, Marika Gimini e Angelo Morello, salgono a 185 i sottoscrittori della lettera-appello “Ecco perché Maurizio Bolognetti sarebbe per noi il miglior candidato alla Presidenza della Regione Basilicata”. Le motivazioni addotte dai sottoscrittori – parliamo di artisti lucani, scrittori, musicisti, avvocati, professionisti, commercianti, casalinghe, pensionati, imprenditori, giornalisti, politici, comuni cittadini, uomini e donne di questa nostra bella terra di Basilicata – salvo eccezioni, sono state rese clandestine. Clandestine al pari del dibattito negato e che non c’è sulla “Peste italiana”, sull’ambiente, sulla giustizia, sul dissesto ideologico che produce e aggrava il dissesto idrogeologico, sulla qualità della nostra democrazia.
Nell’Italia che fu patria del diritto, in questa nostra Basilicata, che ha dato i natali a Giustino Fortunato, a Francesco Saverio Nitti, a Mario Pagano, e che nel 1923 ospitava a Muro Lucano quel Benedetto Croce che pronunciò un discorso intitolato “Il dovere della borghesia nelle provincie napoletane”, tutto sembra marcire e languire e il confronto in atto sembra essere stato mutuato dalla sceneggiatura di uno di quei reality in stile “Isola dei famosi”.
Parliamo delle gaffe vere o presunte di questo o quel politico e non una parola viene spesa sul fatto che da 14 anni la Regione Basilicata viola il Codice dei beni Culturali, Paesaggistici e Ambientali.
Che dibattito è? Quante imposture ci stanno propinando?
A più riprese, in questi anni e al fianco di Marco Pannella, ho denunciato l’attentato ai diritti civili e politici dei cittadini italiani, la violazione dell’art. 294 del Codice Penale: “Chiunque con violenza, minaccia o inganno impedisce in tutto o in parte l’esercizio di un diritto politico, ovvero determina taluno a esercitarlo in senso difforme dalla sua volontà…”
C’è violenza quando si nega ai cittadini il sacrosanto diritto umano e civile alla conoscenza; c’è violenza quando l’esercizio del diritto di elettorato attivo viene praticato senza la possibilità di conoscere fino in fondo tutte le proposte in campo. C’è violenza nella rimozione di storie, idee, progetti, proposte, denunce. Prendendo in prestito il titolo di un bel romanzo di Oreste Lo Pomo, potrei dire che sono “Malanni di Stagione”, anche se a me sembra che questa “stagione” vada avanti da quasi settant’anni. Assistiamo attoniti a una surreale discussione su cosa abbia detto o non detto Di Maio. Se questo è il preannuncio di dibattito in vista delle regionali, non ci resta che piangere (cit.). Io, invece, vorrei poter parlare dell’assenza del Garante dei diritti dei detenuti, dei Sin (Siti di bonifica di interesse nazionale) non ancora bonificati, degli effetti collaterali prodotti dalle attività di estrazione idrocarburi, di overshoot day, di transizione ecologica, di diritti negati, di infrastrutture, di spopolamento, di povertà. Torna di nuovo in mente Benedetto Croce e quel suo discorso pronunciato a Muro lucano: “Ce ne sono tante di cose da fare, in ogni luogo e in ogni tempo, e io non istarò certo a infastidirvi col recitarvene un catalogo o una enumerazione esemplificatrice. Ma, per farle, è necessario che nella borghesia delle nostre provincie si diffonda o si radichi, più che finora non sia accaduto, il sentimento che il miglior pregio della vita, la maggiore soddisfazione che in essa possa provarsi, è data non dalle fortune materiali, non dagli arricchimenti, non dai gradi conseguiti, non dagli onori, ma dal produrre qualcosa di obiettivo e di universale, dal promuovere un nuovo e più alto costume, una nuova e più alta disposizione negli animi e nelle volontà, dal modificare in meglio la società in mezzo a cui si vive, godendo di questa opera come un artista della sua pittura o della sua statua, e un poeta della sua poesia”. Dalle ore 23.59 dell’11 settembre inizierò uno sciopero della fame per chiedere che venga onorato il diritto umano e civile alla conoscenza; per chiedere il dibattito negato e che non c’è su tutti quei temi che hanno un riflesso sulla qualità della vita di noi tutti; per chiedere che vengano fatte conoscere le motivazioni di coloro che hanno inteso firmare la lettera appello a sostegno della mia candidatura. Diritto, Giustizia, Democrazia, Libertà, Conoscenza.