Criticità e buone idee caratterizzano il Documento strategico della Zona economica speciale (ZES) Jonica consegnato di recente al Governo dalle Regioni Puglia e Basilicata.Viva è stata l’attesa di un documento nuovo,fuori dai canoni consueti dei piani descrittivi dell’esistente e prescrittivi di interventi proposti.Certo ci si aspettava di più ,qualcosa di più ardito e più esposto verso il nuovo sviluppo di una area interregionale vasta. Unmaggior rigore e coerenza,date le premesse e le finalità delle Zes , un vero scuotimento ,una tramutazione delle strategie imprenditive e di animazione locale.
La sfida è di trovare un guizzo,un genius,una sintesi superiore che faccia muovere le connessioni funzionali, i flussi,le relazioni da potenziare tra diversi vasti territori per sedimentare un modello di nuova economia ‘attiva’ ,di interscambio tra terra e mare. “Ci vuole una terra per vedere il mare”: dice uno studio dell’Unione industriali di Napoli. Per intanto serve uno schema operativo che colleghi insieme l’ ‘interno’e l’ ’esterno’della Zes Jonica.L’interno dei territori appulo-lucani, ripercorrendo le suscettività produttive del manifatturiero, dell’agro-collinare , dell’intensivo’di pianura edelle reti ecologiche, valorizzando qualità e specializzazioni.Ma anche riprendendo le criticità delle economie periferiche ,delle aree interne,intervenendo sulle storiche emarginazioni dei ‘paesi polvere’lucani (il Senisese,il Medio Agri le alte terre del Vulture).Qui occorre fare presto per le micro-infrastrutture e la mobilità moderna, insieme a progetti fondati sulla soft- economy e sulla longevità.Anche la micro-economia è la sfida delle Zes.All’ ‘esterno’della Zes si palesano traiettorie lunghe.L’ambiziosa ‘Via cinese della Seta’ e la sforbiciata verso il Nord scandinavo dei Corridoi europei. Sono già 69 le Zes organizzate in 33 paesi interessati dai progetti transnazionali.La Zes Jonica apre cosi piste nuove nel mondo che cambia con progressioni inimmaginate prima.
Ora come fare per mobilitare le notevoli risorse agevolative previste dalla Zes e per seguire,imitare i modelli virtuosi delle Zes? Intanto consolidare nella Zes Jonica le connessioni presenti o potenziali di carattere economico funzionali tra le diverse aree ,invero molto numerose, a rischio di dispersione e frammentazione degli interventi.Le piastre produttive del salotto, quella dell’automotive che necessita anche di innervazioni nei distretti meridionali sul modello Abruzzo,le inter-relazioni dell’aerospazio,dell’agroalimentare.Ma anche la rivisitazione in chiave interregionale di snodi logistici quali la piattaforma di Ferrandina e l’apice autostradale di Candela privo di qualsiasi server a flussi di mobilità di livello meridionale.Su questi temi occorrono progetti non stantii, proiezioni e scenari per dare credibilità e valore alle scelte formulate.Ancora. La Basilicata,per la sua parte,e con una programmazione ‘vera’, dovrà ripensarsi dentro un sistema che metta in sicurezza l’ambiente e in pari tempo riunisca in un quadro sostenibile le risorse del petrolio e la vocazione delle aree interne, consolidando così la sua funzione non solo di cerniera ma anche di vero polo produttivo lucano ‘di mezzo’fra i due distretti metropolitani campano e pugliese.Infine la Piattaforma logistica agroindustriale, in parte finanziata per un impegno assunto e ribadito dalla Regione Basilicata, potrà portare valore nel cuore di un distretto meridionale.
Quali formule e strumenti adoperare per coinvolgere i soggetti nel progetto Zes? Come ha fatto la Puglia è utile favorire un mix di strumenti e di incentivi basati su analisi storiche e prospettiche del territorio e delle sue economie,con misure (TecnoNidi) a favore delle start-up innovative, con la promozione di partnership, tecnologiche pubblico-private improntate su ricerca industriale e sviluppo sperimentale (InnoNetwork), finanziamento di progetti pilota di sperimentazione di soluzioni innovative (InnoLabs).Essenziali, poi, i distretti tecnologici, l’apertura della Regione – e con essa dei porti, delle Università, delle agenzie strumentali e dei centri di ricerca – allo scambio costruttivo di esperienze e best practice su scala nazionale, europea.Centrale il nesso’Competitività ed occupazione’ la qualità e la quantità dell’occupazione diretta ed indiretta,con la strumentazione degli sgravi contributivi aggiuntivi ,dello sviluppo e aggiornamento delle competenze professionali, dell’autoimpiego e dell’autoimprenditorialità, anche attraverso lo strumento del co-working; della formazione adeguata degli immigrati per favorire il loro inserimento nel tessuto produttivo locale.
E’ evidente che una Zes oggi ha grandi effetti moltiplicativi se si caratterizza come propagatrice virale della seconda ‘grande trasformazione,dell’innovazione.Per ogni nuovo posto di lavoro nell’Hi-tech si è scopertoche si generano altri cinque posti di lavoro fuori dal settore tecnologico nel medio tempo. Quindi è decisivo ‘far giocare’ la Zes Jonica nei settori che dispongono già di una consistente base produttiva, come nel caso dell’agroalimentare, dell’automotive, della logistica e della distribuzione, della farmaceutica, della chimica e dell’aeronautica.Ma qui occorre essere coraggiosi.Manca l’elemento di condensazione .Un ‘quid’ di gestionale e di management assolutamente nuovo e potente.
Un modello organizzativo ‘terzo’, oltre le specifiche competenze attribuite all’Autorità portuale’ che diventa il ‘dominus’per eseguire, attuare le linee di intervento della Zes. Ma oltre occorre una architettura di strumenti nuovi e di rete decisionale che le due Regioni devono costituire ‘prima’ e ‘dopo’ il momento esecutivo dell’Autorità.Una specie di ‘Company’ fatta da soggetti pubblico- privato- sociale,una Amministrazione comune appulo-lucana che riesca a governare e sovrintendere la delicatissima rete di fili interconnetivi,per far vivere, in modo diffuso ’l’animus’ della Zes Jonico- lucana nella vita dei territori e delle persone coinvolte.Una sorta di ‘officina’,di fabbrica delle idee e dei progetti.
Ora è chiaro che occorre partire da Matera edal territorio contermine,con le innumerevolicose produttive e la‘potenza-in atto’di Capitale europea della cultura. Ci sono almeno dieci cose da fare,per impiantare il processo decisionale della Zes. Una Zesche è già ora Matera e Taranto, con la caratura mediterranea ed europea di Taranto, del suo porto ‘storico’ e retroporto ricco di insediamenti. Dall’Ilva che si ristruttura, nell’ambito di una avanzata bonifica ambientale,all’Arsenale della Marina militare storica fucina di manutenzione del naviglio, primo in Italia, dotato di un recente programma di ammodernamento,e poi la raffineria Eni marketing connessa ai siti estrattivi lucani,i sistemi integrati Leonardo,la Divisione aereo strutture di Grottaglie, un polo eccellente per l’aereospazio italiano ed europeo.La fertilità ela carica di segno positivo dei luoghi tarantini e di quelli materani attendono subito passi inequivocabili della Zes,con un pugno di decisioni ‘felici’.Tra le quali avviare ‘qui ed ora’ una sperimentazione,una simulazione di come debba funzionare ‘per storia ed invenzione’ la Zesappulo-lucana.Si tratta di fare una scelta qualificante,con la regia delle due Regioni,dei Comuni di Matera e Taranto,di Università e Centri di ricerca ,riuniti in un pool di alto profilo con il compito di tramutare le linee del Documento strategico in progetti di massima e/o definitivi. Un pacchetto di misure che prefigurino già un modello di Zona speciale, definito nei profili e nelle finalità in modo coerente.
Una sorta di anticipazione sperimentale della ZesJonica, con una temporizzazione congrua (biennale) ed una di più medio periodo. La “fertilizzazione” del territorio,la base per lanciare la Zes, infine, è bene ricordarlo può essere facilitata da un coinvolgimento pieno del partenariato e delle forze sociali.Una sfida di corresponsabilità, tutt’affatto nuova, che può funzionare se lo scatto ideale contagia tutte le parti per fare una Zes di alto livello.