“Sostenere le imprese nei settori della ricerca, innovazione e apertura ai mercati internazionali per consolidare l’andamento positivo del comparto metalmeccanico registrato nel secondo semestre del 2018. In Italia e anche in Basilicata. Il settore metalmeccanico rappresenta infatti un pilastro portante dell’economia nazionale e soprattutto lucana, non solo grazie all’indotto Fca di Melfi, ma anche per la presenza sul territorio di vere e proprie eccellenze produttive, protagoniste nelle ultime settimane dei più prestigiosi appuntamenti fieristici internazionali: Salone Nautico di Genova, Automechanika di Francoforte e IAA Commercial Vehicles di Hannover. A dimostrazione del fatto che per reggere la sfida della competizione globale, occorre misurarsi sul campo della continua ricerca di soluzioni innovative, in grado di coniugare produzioni di qualità, alto livello tecnologico e servizi sempre più a misura di consumatore”.
Questo il commento del presidente della sezione Industrie meccaniche, elettriche ed elettroniche di Confindustria Basilicata, Antonio Braia, ai dati emersi dall’Indagine congiunturale di Federmeccanica sull’Industria Metalmeccanica, giunta alla sua 147esima edizione e presentata ieri a Roma dal Centro Studi di Federmeccanica. Dati che testimoniano il proseguimento di una fase moderatamente espansiva per il settore anche se le previsioni sono all’insegna di un rallentamento.
I dati
Complessivamente nei primi sei mesi dell’anno in corso, la produzione metalmeccanica ha registrato un incremento del 4,6% rispetto al 2017 ma i volumi realizzati risultano ancora inferiori del 22,1% rispetto al periodo pre-recessivo (1° trimestre del 2008). Sulla base delle previsioni emerse, la fase espansiva dovrebbe proseguire anche nel corso del trimestre successivo ma il miglioramento atteso risulterà più contenuto rispetto al recente passato.
L’analisi trova riscontro anche nelle dinamiche produttive di fonte ISTAT: nel secondo trimestre del 2018 la produzione metalmeccanica è cresciuta dello 0,9% rispetto al primo, mentre, nel confronto con l’analogo periodo dell’anno precedente l’incremento è stato pari al 4,9%.
Nel periodo gennaio-giugno 2018 le esportazioni, pari a circa 113 miliardi di euro, sono mediamente aumentate del 3,8% a fronte di un incremento del 5,0% delle importazioni. Il conseguente saldo positivo di 25 miliardi di euro è risultato uguale a quello realizzato nello stesso periodo del 2017. All’export metalmeccanico hanno contribuito principalmente i flussi diretti verso i paesi dell’Unione europea (+7,3%) che hanno più che compensato la flessione registrata verso i mercati extracomunitari (-0,6%).
Per quanto riguarda il fattore lavoro, il ricorso all’istituto della Cassa Integrazione Guadagni in questi primi sei mesi si è ridotto del 48,1% rispetto al 2017 e la dinamica occupazionale nelle imprese metalmeccaniche con oltre 500 addetti si conferma moderatamente positiva (+0,8%).
Nelle previsioni a breve dell’indagine, i livelli occupazionali dovrebbero rimanere positivi ma in misura più contenuta rispetto al passato. Sono risultate pari al 48% le imprese che hanno dichiarato di avere difficoltà a reperire manodopera specializzata sul mercato del lavoro ed è stato inoltre evidenziato che la carenza ha riguardato, in ugual misura, le figure professionali con elevato contenuto tecnologico e quelle con competenze di tipo tradizionale.
“Più Impresa”: il manifesto di Federmeccanica
La presentazione del rapporto è stata anche occasione per rendere pubblico il manifesto di Federmeccanica “Più impresa” che il direttore generale Stefano Franchi ha così spiegato: “Con tale iniziativa la Metalmeccanica italiana afferma così la sua centralità. E’ necessario che le istituzioni nazionali operino in maniera coordinata per: sostenere gli investimenti in tecnologia e innovazione; creare sistemi educativi che consentano di rispondere ai fabbisogni delle imprese di oggi e di domani; avere un mercato del lavoro flessibile, per consentire alle aziende di adattarsi ai cambiamenti, e inclusivo (che rafforzi le tutele sociali con politiche attive basate sull’apprendimento permanente). La flessibilità per l’Industria metalmeccanica non è precarietà. Il 96% dei lavoratori metalmeccanici sono a tempo indeterminato. E’ necessario anche ridurre il costo del lavoro e aumentare la produttività. Incentivare ogni forma di collegamento tra salari e produttività; abbattere la burocrazia che secondo il World Economic Forum è al primo posto tra i fattori problematici per fare Impresa in Italia. Questo per esser competitivi in un mercato difficile, grande come il Mondo. Non siamo soli. Dobbiamo essere più bravi, più efficienti e costare di meno”.