Il reddito di cittadinanza, così come sta emergendo dalla bozza del Governo Lega-M5S, per avere efficacia deve necessariamente passare attraverso i Centri per l’Impiego che anche in Basilicata non sono adeguati per personale e per strumenti ad assolvere funzioni e compiti ordinari figuriamoci questo straordinario. E’ il parere di Angelo Rosella (Italia dei Valori).
Il documento del Governo che circola da giorni – aggiunge – riporta come due siano gli aspetti “più
rilevanti che si dovranno definire” in relazione ai centri per l’impiego: “individuare le competenze da formare, funzionali allo sviluppo delle diverse Regioni; definire un sistema di tracciabilità dei fondi destinati alla ristrutturazione dei centri per l’impiego”. E, ancora: “la ristrutturazione dei centri per l’impiego dovrà puntare a rendere omogenee le prestazioni fornite, e realizzare una rete capillare in tutto il territorio nazionale. Il Governo intende attuare un piano di assunzioni di personale qualificato, in aggiunta a quanto già definito nella legge di Bilancio per il 2018. Sarà inoltre dedicata particolare attenzione alla realizzazione del Sistema informativo unitario e allo sviluppo di servizi avanzati per le imprese, in grado di facilitare l’attività di ricollocazione dei disoccupati. Infine, sarà necessario assicurare un adeguamento dei locali anche dal punto di vista strutturale, rendendo i centri per l’impiego un luogo in cui il lavoratore può trovare da subito un aiuto e condizioni adattate agli urgenti bisogni derivanti dalla perdita del posto di lavoro”.
E mentre non è ancora chiaro come l’esecutivo giallo-verde intenda spendere i 2,1 miliardi che ha annunciato di voler investire sui centri per l’impiego, dall’ultimo report realizzato dall’Anpal sul 2017 emerge con forza la lista dei problemi, oltre la carenza degli organici, segnalata nell’83% dei casi. La verità – aggiunge – è che i Cpi hanno una storia tormentata e, soprattutto, molto diversa a seconda dei territori. I problemi più comuni sono: personale scarso e poco formato, strutture obsolete e banche dati incomplete e non aggiornate. Dal rapporto dell’Anpal emerge dunque un grande sottodimensionamento operativo e strutturale che si ripercuote sulle funzioni e sulle azioni di servizio più complesse e delicate. «I centri per l’impiego – si legge nel rapporto – realizzano un servizio incentrato in un set minimo di azioni, quasi esclusivamente limitato alla presa in carico dell’utenza». Mettendo sotto la lente le tipologie di professionalità mancanti, gli operatori amministrativi sono poco più di un quarto delle richieste di personale aggiuntivo, in gran parte dei casi si lamenta invece il vuoto di figure specialistiche, gli orientatori in primis (circa il 34% delle richieste), gli esperti in consulenza aziendale (14%) e i mediatori culturali (11%). Per risolvere questi problemi basterà un forte investimento economico? .
Per Rosella c’è un altro punto, forse ancora più importante, che dimostra come il reddito di cittadinanza del Movimento 5 stelle non sia assolutamente una forma di reddito minimo – come richiede da tempo l’Ue – ma, di fatto, una semplice indennità di disoccupazione. La Relazione per la Risoluzione europea sul Coinvolgimento delle persone escluse dal mercato del lavoro dell’8 aprile 2009 prevede infatti che «chiunque deve poter disporre di un Reddito Minimo a prescindere dalla propria partecipazione al mercato del lavoro». La misura del Movimento 5 stelle tutto è tranne che una misura di welfare.
Set 27