La produzione nello stabilimento Fca di Melfi si fermerà nei prossimi giorni per sei turni, per adeguarla “all’andamento del mercato e più complessivamente alla situazione tecnico produttiva organizzativa”. Lo ha annunciato oggi la direzione aziendale all’esecutivo sindacale dello stabilimento, dove si producono Jeep Renegade e 500X. La produzione si fermerà dalle ore 22 di sabato 6 ottobre alle 6 di lunedì 8 ottobre; e dalle ore 22 del 13 ottobre alle 6 del 15 ottobre.
Fca Melfi, Uilm: nuovo stop produttivo, subito il tavolo di confronto. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
In data odierna presso lo stabilimento FCA di Melfi è stato convocato l’Esecutivo di Stabilimento, durante il quale la Direzione Aziendale ha comunicato lo stop di ulteriori sei turni di lavoro, la cui copertura sarà attraverso il contratto di solidarietà per tutti i lavoratori interessati allo stesso.
Il suddetto stop partirà:
dalle ore 22.00 di sabato 6 ottobre fino alle ore 6.00 di lunedì 8 ottobre
e dalle ore 22.00 di sabato 13 ottobre alle ore 6.00 di lunedì 15 ottobre
ed è legato all’andamento di mercato e più complessivamente alla situazione tecnico produttivo organizzativa.
A seguito di questa ulteriore comunicazione di sospensione delle attività produttive, anche alla luce del nuovo riassetto organizzativo di FCA comunicato in data odierna che vede anche la nuova nomina di Pietro Gorlier Chief Operating Officer della regione EMEA, è necessario urgentemente convocare incontri specifici in Stabilimento per una valutazione complessiva della situazione aziendale.
E’ necessario rendere esigibile il piano industriale annunciato il 1 giugno dall’allora AD Marchionne a partire dalle nuove tecnologie – ibrido ed elettrico – ma soprattutto per conoscere in maniera dettagliata le possibili allocazioni di nuove vetture all’interno dello Stabilimento FCA Melfi.
Non possiamo più aspettare anche per “l’anello debole” rappresentato dall’Indotto di Melfi, che necessita invece di risposte industriali che consentano il mantenimento di tutti i livelli occupazionali per evitare che la possibile incertezza possa ancor di più allargare la forbice tra chi rivendica la stabilità lavorativa e chi invece chiede risposte alla propria precarietà e dunque il diritto ad un lavoro.