“Investire nella scuola dell’infanzia significa investire complessivamente nella scuola e quindi nel nostro futuro”. Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Vito Santarsiero, intervenendo nel corso del seminario dal titolo“1968-2018, 50 anni della scuola dell’infanzia, storia e futuro di un patrimonio comune”, promosso dalla Presidenza del Consiglio regionale e dalla rete Forum delle associazioni di scuola ed educazione della Basilicata che si è svolto ieri sera a Potenza presso la sala Inguscio, moderato da Daniela De Scisciolo, presidente del Centro di iniziativa democratica degli insegnanti regionale (Cidi).
“La scuola dell’infanzia statale ha compiuto 50 anni. Il 18 marzo 1968 – ha detto Santarsiero – fu infatti promulgata la legge 444 che istituì quella che allora si chiamava scuola materna. Un momento rilevante della storia della scuola italiana che ha gettato le basi per un sistema educativo rivolto all’infanzia sempre più generalizzato, di qualità, caratterizzato dal pluralismo delle idee pedagogiche e da azioni concrete. Cinquanta anni fa fu fatta una scelta di grande civiltà rafforzando il modello educativo nel nostro Paese. Oggi siamo chiamati ad una svolta con il sistema 0 – 6 anni
che sollecita le Regioni ad intervenire per definire standard di riferimento. Si parte dalla scuola dell’infanzia che in 50 anni è cresciuta diventando modello importante per favorire percorsi di crescita per i nostri ragazzi, si parte da qui per continuare a vincere una scommessa e a comprendere l’importanza della scuola soprattutto nel nostro Mezzogiorno, che proprio nella scuola deve trovare il pilastro fondamentale intorno al quale costruire un percorso che lo porti ad una stagione vera di crescita e di sviluppo. E per far questo – ha concluso – bisogna continuare, così come è accaduto in passato quando in Basilicata si è vissuta una grande stagione di dirigenti scolastici, ad avere un livello altissimo di chi opera nel settore della scuola”.
“Tanto è stato fatto e tanto c’è ancora da fare – ha detto Dina Santeramo dell’Ufficio scolastico regionale – ma possiamo contare su un grande patrimonio di dirigenti e docenti che con impegno svolgono il loro ruolo. Un grado scolastico che dà tante soddisfazioni, lavora spesso nell’ombra nel quadro del primo ciclo degli istituti comprensivi, ma che ha sicuramente tante potenzialità ancora da sviluppare”. Degli aspetti pedagogici della scuola dell’infanzia ha parlato Emilio Lastrucci, presidente nazionale dell’associazione pedagogica italiana. “La scuola dell’infanzia – ha detto – è ambiente di vita, di relazione, di apprendimento. Un filo rosso ha caratterizzato la storia del cambiamento, mai in contrasto con il sistema vigente ma pieno di slanci propulsivi per adeguare la struttura organizzativa. La storia della scuola dell’infanzia è esemplare, da portare ad esempio negli altri segmenti educativi”.
“I Comuni –ha detto Nicola Sabina, sindaco di Pietragalla in rappresentanza dell’Anci – sono da sempre attenti alla scuola dell’infanzia che riveste un ruolo primario per la formazione dei più piccoli. Il nostro grande obiettivo è anche garantire ambienti sicuri in cui far svolgere le lezioni e per questo contiamo sulla vicinanza delle Istituzioni di grado superiore”. “La scuola dell’infanzia –ha sostenuto Matilde Misseri, presidente dell’associazione nazionale insegnanti lingua straniera – è fondamentale nell’apprendimento delle lingue straniere proprio perché avviene con metodi gioiosi quali i canti, le filastrocche o i cartoni animati. Avere una competenza nella lingua straniera accompagna i più piccoli ad essere fin dall’inizio cittadini attivi del mondo”.
Per Antonella Bruzzo, referente del centro di iniziativa democratica degli insegnanti (Cidi), “è importante ampliare la fascia di servizi nel periodo 0 – 6 anni creando un raccordo con tutto quello che viene dopo la scuola primaria e la scuola dell’infanzia statale. Non è ancora attuata la generalizzazione su tutti i territori della scuola dell’infanzia”. “La scuola dell’infanzia lucana è scuola d’eccellenza e tutti gli insegnanti – ha precisato Debora Infante, dirigente dell’ufficio 3 dell’ambito territoriale di Potenza – dovrebbero iniziare il loro percorso lavorativo con la scuola dell’infanzia perché aiuta a rapportarsi con il contesto degli adulti, sviluppando qualità quali pazienza o il sapere ascoltare”.
Antonietta d’Episcopo, referente dell’associazione insegnanti cattolici, ha definito la scuola dell’infanzia “una preziosa risorsa sociale”. “Con la diminuzione dei bambini – ha detto – viene a mancare il futuro. La scuola dell’infanzia è incontro con saperi, cultura e i linguaggi culturali diventano patrimonio comune”. Parlando dell’evoluzione della scuola dell’infanzia, Nunziante Capaldo, saggista e scrittore ha detto che “l’infanzia non è mai stata esposta come in questa fase storica perché si trova di fronte ad una società ‘liquida’ nella quale è facile accedere a qualsiasi informazione. La scuola deve fare in modo che il digitale diventi strumento del sapere e bisogna investire nella classe dirigente così come avvenne negli anni 70 in Basilicata che si caratterizzò quale sistema trainante di tutta la scuola primaria”.