La delegazione del FAI di Matera ha presentato nel pomeriggio a Casa Noha le iniziative previste per le Giornate Fai d’Autunno in programma sabato 13 e domenica 14 ottobre anche nella città dei Sassi. All’incontro con i giornalisti hanno partecipato la responsabile delle comunicazioni Beatrice Volpe, il capo delegazione FAI Matera, Rosalba Demetrio e la presidente regionale FAI Maria Xenia Doria. Presenti anche l’assessore provinciale Anna Maria Amenta, l’assessore comunale Nicola Trombetta e il direttore della Fondazione Matera-Basilicata 2019, Paolo Verri, Michele Saponaro per il Polo Museale della Basilicata, Ina Macaione per Università della Basilicata, delegata dal Direttore del DiCEM.
Di seguito il programma presentato per la città di Matera
Matera città d’acqua e di pietra
A venticinque anni dall’iscrizione dei Sassi e del Parco Archeologico e Storico Naturale delle Chiese Rupestri di Matera alla Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO (Dicembre 1993) e a due mesi dal 2019 in cui Matera sarà Capitale Europea della Cultura, nella città di Matera dedichiamo il programma delle Giornate FAI d’Autunno all’acqua, aderendo al tema nazionale e alla campagna “Diventa un cittadino idrocivico: #salvalacqua”, promossa dal FAI per tutelare questa risorsa fondamentale per l’umanità, che rischia di depauperarsi e diventare sempre più scarsa.
Giocando con una immagine, Matera evoca nel nome la memoria di un legame ancestrale con la Terra, mater dal grembo cavo e fecondo, il cui liquido amniotico è l’acqua. Elemento geofisico condizionante l’intera morfologia del territorio è la stretta e profonda incisione naturale della Gravina di Matera, un canyon la cui configurazione attuale è risultata dal comporsi degli effetti di diversi fattori, come le oscillazioni del livello marino, i movimenti tettonici, l’azione degli agenti idrometeorici. Al fondo di questo canyon scorre il torrente omonimo che sfocia nel fiume Bradano. Permane in un’ansa un invaso d’acqua, un piccolo lago naturale, lo Jurio, che nel nome evoca appunto il gorgogliare dell’acqua.
Proprio per essere il segno materiale di un’intensa pagina di storia della civiltà umana, le cui testimonianze storico-archeologiche e antropologiche datano dall’epoca preistorica e protostorica, il complesso dei Sassi (con l’Altipiano Murgico che lo fronteggia) è stato acquisito nel 1993 alla World Heritage List. I Sassi e il Parco Archeologico e Storico Naturale delle Chiese Rupestri di Matera si configurano infatti come un esempio di paesaggio culturale in cui l’opera della natura e dell’uomo appaiono straordinariamente coniugate.
L’intero habitat mediterraneo si configura come un sistema che ha saputo sapientemente raccordare la gestione delle risorse e la dimensione comunitaria del vivere in grotte, utilizzando in modo ecosostenibile acqua e terra, le due risorse necessarie alla vita, attraverso la realizzazione di una capillare rete idrica che ha funzionato dalle origini dell’insediamento fino ai primi interventi praticati nei Sassi all’inizio degli anni Trenta, di pavimentazione dei due grabiglioni, i piccoli torrenti che lambivano i Sassi, nei quali scorrevano le acque reflue.
La scarsità d’acqua e dunque la sete nel corso dei secoli hanno spinto l’uomo in contesti mediterranei come i Sassi a raccoglierla e a regolamentarne l’uso attraverso sistemi di captazione, percolazione e condensazione, realizzando una rete idrica costituita da un sistema concatenato di raccolta delle acque piovane e sotterranee ed elaborando strutture idrauliche aderenti al paesaggio rupestre e scavate all’interno, come i canali che correvano sui tetti delle abitazioni e le cisterne ipogee sul fondo delle abitazioni o nello spazio comune antistante. Questo sistema favoriva anche la condensazione dell’umidità negli ambienti sotterranei e comportava il drenaggio dei terrazzamenti di orti e banchi rupestri.
E’ dunque l’acqua un elemento connaturato a Matera e la città scavata, che si estende sotto il cuore del centro storico, Piazza Vittorio Veneto, ne è la più evidente materializzazione visiva: un complesso sistema di cisterne denominato Palombaro Lungo (non l’unico), un imponente complesso rupestre di raccolta idrica nello spazio urbano di Matera. Una città d’acqua e di pietra, quella dei Sassi, una realtà nuda dove la mano operosa dell’uomo artefice ha impresso una complessa trama di segni, che sono appunto canali e cisterne, palombari e pozzi. Queste strutture rupestri racchiudono l’acqua dentro la terra, per irrorare e alimentare altri punti dello spazio urbano nel contesto delle attività produttive, o adoperarla negli usi quotidiani della comunità.
Queste modalità di approvvigionamento idrico sono state utilizzate fino all’inizio del Novecento. A partire dagli anni Trenta, come si è detto, i primi interventi di copertura dei grabiglioni nei Sassi e il precedente interramento dei palombari di Piazza Vittorio Veneto avvenuto sul finire dell’Ottocento (per citare le evidenze non uniche ma più rilevanti) modificarono il quadro ambientale e quello urbano, non chiaramente intuibili senza tracciare almeno in parte una narrazione della città e dei luoghi afferenti all’acqua sul piano ubicazionale.
Per l’attuazione del programma proposto dalla Delegazione FAI di Matera nella città e nei Comuni di Ferrandina, Irsina, Montescaglioso e con il Gruppo di Tricarico, i Comuni di Cirigliano, Grassano, San Mauro Forte, Stigliano, Tolve, come sempre ringraziamo Istituzioni e Privati che hanno gentilmente concesso la disponibilità dei siti per le aperture straordinarie offerte al pubblico con il racconto degli “Apprendisti Ciceroni”.