Radioterapia all’ospedale San Carlo di Potenza, Fp Cgil: restituire dignità alla sanità lucana attraverso qualità e affidabilità.
La vicenda della radioterapia operante all’azienda ospedaliera San Carlo di Potenza, venuta alla luce in questi giorni, è l’ennesima testimonianza di quanto il sistema sanitario lucano sia piegato a logiche ben lontane da quella che dovrebbe essere la mission stessa dell’azienda: contribuire alla salvaguardia e alla cura della salute dei lucani.
Una vicenda che ha risvolti a tratti paradossali: l’affidamento del servizio parte da una gara indetta nel settembre 2009 con la quale si sceglie di ricorrere ad una procedura ristretta per la fornitura di un sistema completo per radioterapia. Tale procedura consente, infatti, che l’amministrazione appaltante possa scegliere le ditte da invitare e tra queste indicare l’offerta economicamente più vantaggiosa e conforme ai requisiti tecnici indicati nel capitolato d’appalto.
Il fatto che il servizio sia stato affidato ad un’ATI nella quale compare una ben nota ditta che già opera nel nostro sistema sanitario con lo screening mammografico, la FORA SPA, non è affatto rassicurante visto il caos nel quale è stata gettata un’attività, un tempo punta di eccellenza dell’intero sistema di prevenzione. Dovremmo forse pensare che proprio in ragione di tali risultati si è scelto di affidare il servizio di radioterapia oncologica alla Fora spa? La ricorrenza di questa ditta in una sorta di partenariato pubblico-privato nella sanità lucana desta più di qualche perplessità. È per questo che già a fine agosto avevamo inoltrato una richiesta di accesso civico generalizzato inerente agli atti della gara.
Guarda caso l’ATI partecipata da Ignazio Alu SPA, Fora SPA e AO Niguarda Cà Grande è l’unica a presentare offerta tra quelle invitate, di cui non è dato conoscere l’identità dai verbali di commissione.
E guarda caso giorni fa viene fuori che l’acceleratore lineare installato per la radioterapia, risalente al 2008, non risponde alle caratteristiche richieste dal capitolato tecnico: un acceleratore di ultima generazione, del livello più elevato consentito dall’attuale tecnologia, questo espressamente richiedeva il capitolato.
Eppure in sede di collaudo nessuno, pur essendo richiesta espressamente la certificazione dell’azienda di produzione attestante la data di fabbricazione e il numero di matricola progressivo, nessuno si è reso conto che le apparecchiature fornite non fossero conformi alle caratteristiche richieste.
Sarà un puro caso? Certo la magistratura farà il suo corso e farà luce sull’ennesima brutta pagina che ha investito la sanità lucana, una sanità malata, divenuta luogo e concentrazione di illeciti di varia natura il cui costo si scarica inevitabilmente sui pazienti e sull’intera collettività privando la salute del suo essere bene primario da tutelare e garantire a ogni cittadino.
Oggi più che mai è necessario ricostruire e rafforzare il perimetro pubblico nel sistema sanitario per restituire dignità alla sanità lucana attraverso qualità e affidabilità delle prestazioni erogate.