La lucana (di Bernalda) Liliana Dell’Osso, direttore della clinica psichiatrica dell’Università di Pisa, è stata eletta presidente del Collegio dei professori ordinari di psichiatria italiani nel corso del 48esimo congresso della Sip-Società italiana di Psichiatria, che si tiene a Torino. È la prima volta che una carica di questo tipo viene assegnata a una donna e negli ambienti dell’Università di Pisa è considerata motivo di orgoglio anche per le ricerche scientifiche di genere condotte negli anni dalla docente”.
È quanto si legge in una nota di Sanità futura.
“La professoressa Dell’Osso (President, Degree Course in Psychiatric Rehabilitation Technique Department of Clinical and Experimental Medicine, University of Pisa Director, Psychiatric Unit, University Hospital of Pisa ) è l’unica lucana presente nella banca dati online con i profili di cento esperte nelle aree scientifiche, secondo il progetto ‘100 donne contro gli stereotipi’. È una ricercatrice moderna, di quelle che non si chiudono nel laboratorio o nell’aula dell’Università ma che sono antenne sempre pronte a captare i segnali nuovi che arrivano dalla società, sempre pronta a sperimentare, a trovare strade nuove per rendere la psichiatria pronta a cercare risposte puntuali a tantissime forme di malattie della mente. Il congresso, che riunisce a Torino i massimi specialisti, è quest’anno dedicato a “La salute mentale nel Terzo millennio. Obiettivo, guarigione. Ricerca, innovazione, cambiamenti e limiti”. La Dell’Osso ha tenuto una relazione sullo spettro autistico.
I problemi della salute mentale affrontati nel Congresso – prosegue la nota – riguardano un numero sempre crescente di lucani e di recente giovanissimi. La depressione è il disturbo mentale più diffuso: si stima che in Italia superino i 2,8 milioni (5,4% delle persone di 15 anni e più) coloro che ne hanno sofferto nel corso del 2015 e siano 1,3 milioni (2,5%) coloro che hanno presentato i sintomi della depressione maggiore. In Basilicata – secondo gli indicatori Passi 2013-2016 (come da tabella) sintomi toccano direttamente il 3,1%; le richieste di aiuto il 77.7; il numero medio di cattiva salute psichica (tra quanti hanno sintomi di depressione) è di 15,6 giorni con una limitazione di attività quotidiane media pari a 6,3 giorni.
Nel 2016 circa 800mila persone di 18 anni e più (161 per 10mila residenti) hanno ricevuto trattamenti nei servizi dei Dipartimenti di salute mentale (Dsm). Tra gli uomini adulti il principale disturbo è la schizofrenia e altre psicosi funzionali; nelle donne le sindromi nevrotiche e somatoformi e, dopo i 35 anni, la depressione; tra gli anziani la depressione.
Circa il 15% della popolazione adulta con un disturbo depressivo o di ansia cronica grave si è rivolto negli ultimi 12 mesi a psichiatra o psicologo, con una prevalenza maggiore se si tratta di adulti tra i 18 e i 64 anni (20,5%). Se confrontata con chi riferisce altre patologie croniche, la quota di persone che si rivolge al medico di base almeno una volta l’anno va dal’85,6% al 93,1% in presenza di depressione o ansia cronica grave, come pure quella di chi si rivolge al medico specialista (dal 64,2% al 75,2%). Sono i dati contenuti nel rapporto Istat “La salute mentale nelle varie fasi della vita”. Anche l’uso di farmaci è più frequente in questa popolazione, con il 77,1% di individui che ne ha fatto uso con o senza prescrizione medica nelle 2 settimane precedenti l’intervista, contro il 62,9% di coloro che presentano disturbi cronici diversi dalla depressione o l’ansia cronica grave. Gli utenti di 18 anni e più che nel corso dell’anno hanno fatto ricorso ai servizi erogati dai Dipartimenti di salute mentale (Dsm) sono circa 800 mila (161 per 10 mila residenti). Il trattamento è avvenuto in regime ambulatoriale, residenziale o semi residenziale. Il tasso di utenti trattati nei servizi territoriali psichiatrici è più alto per le donne, con l’eccezione del Mezzogiorno dove i tassi riferiti agli uomini sono più elevati di quelli delle donne fino a 54 anni. La struttura per età degli utenti trattati si differenzia per genere: tra le donne la percentuale è più alta tra i 55 e i 64 anni, tra gli uomini tra i 45 e i 54 anni.
Sul territorio il numero di utenti trattati per ogni struttura è più alto al Nord:
• 173 al Nord-ovest (da 168 in Piemonte a 197 in Liguria);
• 186 al Nord-est (da 154 in Friuli Venezia-Giulia a 206 in Emilia-Romagna);
• 142 al Centro (da 134 in Toscana a 167 in Umbria);
• 150 nel Mezzogiorno (escludendo la Sardegna, da 85 in Basilicata a 189 in Sicilia).
I costi per l’assistenza sanitaria territoriale psichiatrica – continua Sanità Futura – ammontano nel 2016 a 3,6 miliardi di euro, con un’incidenza sulla spesa sanitaria pubblica totale pari al 3,2%, secondo le stime pubblicate dal Ministero della salute. Rispetto alla popolazione residente adulta (18 anni e più), si sono spesi in media 71 euro procapite, che variano da un minimo di 42 euro in Basilicata a un massimo di 145 euro nella Provincia autonoma di Trento. Anche l’incidenza dei costi sulla spesa pubblica totale mostra un’elevata variabilità regionale, passando dal 1,9% in Basilicata al 6,3% nella Provincia autonoma di Trento.
Quasi la metà (47,9%) delle risorse è stata assorbita dall’assistenza ambulatoriale e domiciliare, il 39,0% dall’assistenza residenziale e il restante 13,1% da quella semiresidenziale. A livello regionale si rilevano alcune situazioni estreme: la Valle d’Aosta destina il 10,3% delle risorse all’assistenza ambulatoriale e domiciliare e il 76,7% all’assistenza residenziale; il Molise rispettivamente 26,2% e 73,8% e non ha assistenza semiresidenziale. Per l’assistenza ambulatoriale e domiciliare, anche escludendo Valle d’Aosta e Molise, l’incidenza sui costi di assistenza territoriale psichiatrica totale varia dal 21,2% della Basilicata al 69,5% della Provincia autonoma di Trento.
Attenzione massima sui giovanissimi: non possiamo non chiederci come incidono le trasformazioni sociali e tecnologiche sulla salute psichica dei giovani. È evidente – conclude la nota – che vi sono delle specificità che possono essere evidenziate nel funzionamento psichico e cognitivo dei cosiddetti ‘nativi digitali’, iper-connessi, iper-tecnologici. Cosi come è evidente che vi sono dei rischi specifici a cui i ragazzi di oggi sono particolarmente esposti e che potranno portare a conseguenze sul loro benessere psichico futuro”.