Sono state condannate entrambe condannate le due maestre imputate per maltrattamenti su minori in una scuola dell’infanzia di Atella, nel Potentino. In particolare il Tribunale di Potenza ha condannato a quattro anni di reclusione Nicoletta Bove, e a due anni Donata Parisi (con pena sospesa). La vicenda risale al 2015 quando alcuni genitori, preoccupati per l’atteggiamento dei loro figli, hanno informato le forze dell’ordine, dando cosi’ il via alle indagini che hanno portato alla luce i maltrattamenti su alcuni bambini.
Condannate Maestre di Atella, Di Giacomo (SPP): Accelerare piano sorveglianza in asili e scuole, centri per anziani e disabili.
Dopo le condanne inflitte alle maestre di Atella per i maltrattamenti dei bimbi nell’asilo se vogliamo veramente che fattacci del genere non si ripetano più (come purtroppo in questo nuovo anno scolastico è già accaduto in altre parti del Paese) si deve accelerare l’attuazione del piano presentato dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini per potenziare gli impianti di video-sorveglianza in prossimità di scuole e successivamente negli asili nido, così come nelle strutture socio-assistenziali che ospitano anziani e disabili. Lo considero un primo passo in direzione dell’accoglimento della nostra proposta che abbiamo presentato a Potenza in una conferenza stampa di avvio della campagna svolta in tutta Italia. E’ il commento del segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo.
Le famiglie che affidano i bambini a scuole pubbliche o private – sostiene Di Giacomo – hanno diritto di serenità e pertanto chiedono di prevenire i diffusi casi di violenza di ogni tipo. Ci sono esempi virtuosi nel nostro Paese di centri privati per l’infanzia che già adottano un moderno sistema di videosorveglianza consentendo, nel pieno rispetto della privacy, ai genitori muniti di app e password di guardare attraverso il telefonino o il pc in ogni momento della giornata cosa accade a scuola. Per questo in aggiunta al piano del Ministro Salvini pensiamo sia necessario un piano autofinanziato dai cittadini per accrescere il numero di sistemi di videosorveglianza.
Le telecamere, prevede la nostra proposta, possono essere installate solo con l’assenso della rappresentanza sindacale e, in mancanza di accordo, con l’autorizzazione dell’Ispettorato del lavoro. Inoltre gli utenti e il personale delle strutture hanno il diritto a una informativa sulla raccolta delle registrazioni dei sistemi di videosorveglianza, nonché sulle modalità e sulle condizioni per accedervi. Chi svolge il proprio lavoro in modo serio non ha nulla da temere. E visto i frequenti episodi di bullismo nella scuola secondaria sarebbe opportuno estendere la proposta di installazione delle telecamere anche nelle classi delle medie e superiori. La presenza della videosorveglianza sarebbe un ottimo deterrente alle violenze e aggressioni sia nei confronti dei compagni di classe sia verso gli insegnanti.
Per Di Giacomo inoltre nell’orrenda vicenda del padre che per anni in un comune del Lagonegrese ha violentato la figlia si è ripetuto quanto già è accaduto nel caso del padre-orco che per anni ha violentato a Matera la figlia: nessuna indignazione sulla decisione dei magistrati di concedere ad entrambi gli arresti domiciliari piuttosto che il carcere. Di fronte a delitti d’infamità e crudeltà che hanno distrutto la vita di due ragazzine non deve prevalere alcuna pietà e clemenza nei confronti dei responsabili tanto più perché padri. In troppi casi come questo invece si adottano provvedimenti giudiziari troppo benevoli che non rispondono alla domanda di un Paese democratico e civile di fare vera giustizia in primo luogo alle vittime specie se minori.