“La voglia di fare impresa per gli artigiani, in Italia e in particolare nel Mezzogiorno, continua a scontrarsi con il muro della burocrazia, che ha sostituito ogni buona prassi amministrativa. Le amministrazioni locali devono adottare standard condivisi su tutto il territorio regionale, mettendo in rete tutti gli interlocutori con un utilizzo intelligente delle tecnologie digitali e procedendo su iniziative di semplificazione burocratica che sono assolutamente indispensabili”.
E’ quanto dichiara il presidente del Comitato Tecnico Regionale Artigiancassa Basilicata, commentando i risultati di uno studio realizzato dall’Osservatorio nazionale della Cna “Comune che vai, burocrazia che trovi”.
Sono cinque le tipologie d’impresa prese in considerazione nell’indagine (acconciatura, bar, autoriparazione, gelateria, falegnameria), analizzando alcuni aspetti dell’avvio d’impresa, comuni a tutti gli aspiranti imprenditori e relativi agli adempimenti su salute e sicurezza, la pratica per esporre un’insegna, la ristrutturazione dei locali, l’assunzione di un apprendista. Dalla relazione emerge che, ad esempio, per un acconciatore servono 65 permessi (coinvolgendo ben 26 tra enti e amministrazioni vari), con un costo di circa 17.535 euro, mentre per un’attività di autoriparazione sono 86 gli adempimenti da effettuate con un costo che si aggira sui 18.550 euro.
“Per la sola Basilicata – prosegue Gesualdi – parliamo di circa 10.400 imprese, con numeri in calo rispetto agli scorsi anni e con una sofferenza perdurante causata dalla crisi, in particolare per il settore edile. Sono presenti anche segnali incoraggianti, con la conferma del trend positivo del comparto manifatturiero e dei servizi. La piccola impresa subisce oggi i costi alti dell’energia, la burocrazia soffocante, le tasse comunali (tassa rifiuti – Imu) e la pressione fiscale che non si allenta”.
“Un autoriparatore, tra le altre cose – dice ancora il presidente di Artigiancassa – prima di presentare la Segnalazione certificata di inizio attività, dovrebbe munirsi, oltre che dei vari permessi comunali e igienico-sanitari, anche della Autorizzazione unica ambientale (Aua), onde evitare di rischiare di chiudere l’attività se ovviamente sprovvisto ad un controllo dagli organi preposti.Ne emerge che la burocrazia costituisce effettivamente un elemento che frena le potenzialità di sviluppo e di crescita, delle pmi e, più in generale, del Paese. Un giovane che vuole avviare un’attività artigianale si trova a combattere contro un muro amministrativo e spesso lascia ancora prima di iniziare e questo nonostante i numerosi tentativi di riforma e i proclami di questi anni”.
“Per quanto riguarda le Amministrazioni locali della nostra regione – conclude Gesualdi – bisogna denunciare come la burocrazia stritoli pesantemente le nuove iniziative economiche e, in particolare, quelle dei giovani che hanno voglia di fare impresa. L’artigianato è un sistema sano e vitale che potrà continuare a crescere anche grazie alla nuova legge regionale sull’artigianato, voluta fortemente dal Presidente della giunta, Marcello Pittella, e dal presidente della terza Commissione consiliare, Vincenzo Robortella, ed approvata dopo circa 20 anni di attesa. Basti pensare al ruolo del “Maestro artigiano” che permette alle imprese artigiane di tornare ad insegnare e trasmettere conoscenze, formando e stimolando i giovani che cercano lavoro all’interno delle “Botteghe scuola” regionali”.
Ott 19