“Il territorio, la nostra storia, la nostra cultura: il nostro bene comune”. Questo il tema del percorso formativo organizzato dall’Associazione IPAZIA con il supporto del CSV (Centro Servizio Volontariato) della Basilicata grazie al Bando di mission che permette alle associazioni di programmare e organizzare attività di supporto alle associazioni di volontariato.
L’attività formativa si è svolto presso la Comunità Emmanuel che proprio a Salandra (Contrada Montagnola) opera da ventisei anni. Principali protagonisti del percorso, insieme ad alcuni soci dell’Associazione, gli stessi utenti della struttura terapeutica.
“La finalità del percorso – spiega Teresa Russo, presidente di Ipazia – è di incrementare le conoscenze dei volontari e dei soci sul patrimonio culturale e paesaggistico del Comune di Salandra, accrescendone il senso di appartenenza”.
Il percorso è stato articolato in varie fasi: le prime si sono basate su supporti audiovisivi, che hanno fornito una prima panoramica su Salandra, dal punto di vista storico, geografico, geofisico, culturale ed archeologico.
In seguito è stata dedicata interamente una giornata ad una passeggiata in paese, durante la quale sono stati visitati i principali monumenti ed edifici storici di Salandra.
Grazie alla puntuale presentazione della dr.ssa Maria Antonietta Lisanti, archeologa, gli utenti del Centro Emmanuel, insieme ai volontari di Ipazia, hanno potuto far visita al Convento di Sant’Antonio ed al suo splendido chiostro, che attualmente ospita gli uffici comunali, e la chiesa annessa, edificata intorno alla fine del XVI secolo per volontà del Duca Revertera, una cui statua in gesso è presente vicino all’altare.
Il gruppo si è poi addentrato nel centro storico del paese, tra strette viuzze che andavano sempre più inerpicandosi: dalla piazza Marconi su, fino alla Chiesa Madre ed ai resti del Castello Normanno. Grande curiosità è stata suscitata nei partecipanti dalle esposizioni della dr.ssa Lisanti, così come da alcuni aneddoti ai confini della leggenda. Come quello relativo ad un passaggio sotterraneo (probabilmente un’antica via di fuga in caso di assedio) tra la Chiesa Madre ed il Convento di Sant’Antonio. E’ stato inoltre possibile ammirare (ma purtroppo non ascoltare) il cinquecentesco organo a canne nella stessa Chiesa di Sant’Antonio, tra i più antichi d’Europa e tuttora utilizzato per concerti di musica sacra.
Un’altra tappa del percorso organizzato da Ipazia, che ha solleticato in modo particolare gli accolti e gli altri partecipanti è stato quello relativo alle specialità gastronomiche salandresi, intimamente legate alla natura ed alle tradizioni locali. Come gli ottimi funghi porcini, che al momento giusto profumano i querceti che circondano il centro abitato o i formaggi derivanti da secoli di esperienza nel settore della pastorizia.
Il tutto in uno scenario caratterizzato dai calanchi, tipiche formazioni argillose formatesi a ridosso dei principali fiumi e corsi d’acqua presenti nella zona. Tra l’altro, proprio da uno di questi, la “Salandrella”, sarebbe a suo tempo derivato il nome del Comune di Salandra, smentendo così chi aveva ipotizzato qualche collegamento (sul modello di Marconia) con il politico che aveva poco più di cento anni fa firmato l’intervento italiano nel primo conflitto mondiale.
E proprio osservando la valle del Salandrella dal “Muraglione” che costeggia il centro storico e che nelle giornate più limpide permette di lanciare lo sguardo fino a Stigliano e a Pisticci, si possono notare quelle caratteristiche comuni a molte zone della Basilicata, con un susseguirsi di alture e di avallamenti, sempre contrassegnati dalla presenza dei calanchi.
Inoltre, la natura argillosa di questo territorio ha fatto sì che Salandra fosse destinata a subire un elevato rischio frane, come dimostrano certe realtà ancora ben visibili dalle parti della Villa Comunale e non solo. Un fattore certamente negativo, che non ha però impedito a Salandra e ai salandresi di amare il luogo che li ospita e che ha dato loro i natali.
Uno spunto di riflessione in più, proprio per chi affronta il cammino comunitario, a guardare al futuro con la capacità di porre rimedio ad alcuni “smottamenti” ricevuti in passato nel corso della propria vita.
Per gli accolti della Comunità Emmanuel anche uno stimolo a vivere con occhi nuovi e con maggiore rispetto e conoscenza del luogo questo particolare periodo della propria esperienza di vita.
Il percorso formativo si concluderà nel mese di Dicembre in un’iniziativa pubblica in cui il lavoro svolto dai partecipanti sarà condiviso con la comunità. In occasione dell’evento finale saranno consegnati, anche, gli attestati di partecipazione da parte del CSV di Basilicata.