Vetrina prestigiosa per il fotografo materano Michele Morelli. Dal 7 novembre al 7 dicembre 2018 a Stoccarda presso i saloni del Municipio saranno esposti 31 scatti di Morelli su pannelli 70×100 nella mostra “Matera, Paesaggi dell’Uomo”. Si tratta di foto che raffigurano i Sassi, alcuni particolari architettonici di Chiese al piano e aspetti contemporanei della città e dei suoi recenti cambiamenti.
“Matera, Paesaggi dell’Uomo” è organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura, dalla Regione Basilicata Ufficio Internalizzazione e Lucani nel Mondo, dalla Federazione Associazioni Lucane in Germania dal Comune di Stoccarda ha il patrocinio di Matera-Basilicata 2019.
Dalle parole di Vito Epifania, “Matera è un paesaggio in cui spazi, tempi e storie si rincorrono, si intrecciano e si sovrappongono in un continuo divenire; la dolce calcarenite in cui è scavata la memoria collettiva di tante generazioni è la materia ideale per raccontare le mille storie di una umanità umile e fiera in sapiente equilibrio con la natura aspra dell’altipiano che qui si chiama Murgia. Qui l’uomo è da sempre vissuto e da sempre forgia il paesaggio intorno a sé in un unico irripetibile scenario che Michele Morelli scatto dopo scatto illustra e racconta con i suoi forti contrasti. Un bianco e nero che, al di là di ogni forma estetica fine a se stessa, coglie l’essenza e l’anima di questa città dandole un valore universale che va oltre i suoi confini”.
Morelli, fotografo professionista, è da tempo impegnato nella valorizzazione del territorio e dei suoi aspetti antropologici. Ha collaborato a numerosi progetti insieme ad altri artisti nel campo dell’arte contemporanea, musica e cinema, nonché in progetti editoriali di vario tipo tra cui la pubblicazione di alcuni volumi fotografici su Matera. Sue fotografie sono inserite in periodici e riviste specializzate nazionali. Ha esposto in varie città italiane e all’estero. Le sue foto raccontano il paesaggio urbano, la materia (colori, forme, contrasti), il territorio in tutti i suoi aspetti.
Testro introduttivo alla mostra di Mariavaleria Mininni, Docente Architettura del Paesaggio, Università di Basilicata
Dopo un illustre passato di «città laboratorio», Matera oggi è di nuovo al centro dell’attenzione per la proclamazione a Capitale Europea della Cultura 2019, riscoperta dal turismo nazionale e internazionale. La città ha una storia millenaria, abitata da sempre in un singolare luogo fatto di natura e di architettura, una città ricavata nei costoni di una gravina, modificando le forme naturali delle grotte per farne case, chiese, convicini, strade, piazze, costruendo una forma urbana originalissima.
Matera non è però un caso isolato ma rientra in quel fenomeno storico territoriale che passa sotto il nome di civiltà rupestre, risalente alle penetrazioni cenobitiche dei monaci del Medio Oriente avvenute nell’Alto Medioevo e testimoniato dagli straordinari affreschi conservati nelle chiese scavate nella roccia con cicli pittorici di grande interesse storico artistico.
Non solo nel passato, ma anche nel tempi più recenti, alla metà del secolo scorso, la città è stata scenario di avvenimenti di grande importanza nel processo di modernizzazione del paese: scoperta a ridosso del moderno la sopravvivenza di una forma ancestrale di vita nei Sassi, definito “vergogna nazionale”, si mobiliterà un progetto riformista urbano e territoriale che prevedeva lo sfollamento delle case grotta e la costruzione di nuove case, quartieri e borghi distribuiti nella campagna, anch’essa interessata ad un processo di modernizzazione attraverso gli interventi della riforma agraria mettendo insieme le forme dell’abitare con un miglioramento economico e sociale. Una città di soli trentamila abitanti aveva attirato intellettuali, artisti e letterati, venuti da tutto il mondo, che avevano trovato in questa realtà, apparentemente ferma nel tempo, indizi di un’anticipazione di futuro.
La descrizione di Matera e della Basilicata, fatta da Carlo Levi nel 1945, nel romanzo “Cristo si è fermato ad Eboli” mobiliterà idee e progetti per la città. Matera diventerà “città laboratorio”: laboratorio del Moderno (l’esperienza del Piano Piccinato e quella dei concorsi di Architettura per i nuovi quartieri), laboratorio antropologico (un riferimento che vale per Matera, ma anche per l’intera Basilicata), laboratorio socio-territoriale (il riformismo urbanistico e socio economico di Adriano Olivetti). La vicenda materana è stata anche laboratorio di singoli intellettuali, che in questa città hanno trovato il terreno ideale per esperienze e pratiche artistiche, sollecitati dalle particolari condizioni di «marginalità»: la Gerusalemme di Pasolini del “Vangelo Secondo Matteo” dove gli abitanti dei Sassi diventano gli unici eredi del suo messaggio universale.
Nell’arco di quarant’anni i Sassi, da vergogna nazionale, sono diventati un caso esemplare di recupero dei centri storici: grazie all’attivazione di un concorso internazionale porterà i Sassi nel 1993, al riconoscimento di sito UNESCO, a compimento di un lungo percorso di rivalutazione del loro significato storico,antropologico, architettonico e artistico.
La città oggi è anche sede accademica distaccata dell’Università della Basilicata, nata come risposta proattiva della cultura e della scienza a un grande terremoto che aveva investito la regione (novembre 1980), che offre un percorso formativo fortemente ancorato ai valori dell’architettura, dell’ambiente e dei patrimoni.
Non si deve dimenticare che Matera è una città collocata in un territorio comunale tra i più grandi d’Italia con due parchi e ben quattro aree protette (circa 8.300 ha di superficie), traguarda dalla città lo scenario mozzafiato del Parco della Murgia Materana, e, oltre, un territorio regionale che è tutto un grande parco.
Matera è oggi laboratorio urbano di una capitale europea della cultura. L’assegnazione del titolo di Capitale Europea della Cultura avverrà non tanto per quello che la città mostrerà nel 2019, quanto per le politiche culturali che saprà intraprendere soprattutto camminando autonomamente dopo la scadenza del fatidico evento.