Altra Basilicata: “La politica deve tornare a parlare il linguaggio della verità e della chiarezza con i cittadini lucani”. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Purtroppo in questi giorni assistiamo al tentativo penosa da parte di tutti i partiti e movimenti politici di ingannare i lucani con proclami e programmi che si contraddistinguono per dire tutto e il contrario di tutto.
Mentre assistiamo attoniti alle prese di posizioni di chi ieri cavalcava la protesta contro il petrolio in Basilicata e oggi si allinea alle posizioni del PD e del Centro Destra parlando addirittura di “modello lucano”, non continuiamo a sostenere che non esiste possibile convivenza tra estrazioni petrolifere e presenza dell’uomo sullo stesso territorio. Continuiamo a ritenere che le estrazioni non sono compatibili con la salute pubblica e con la tutela del territorio e dell’ambiente. Continuiamo a pensare che questa Regione non è il Texas e non è la Norvegia e, pertanto, parlare di convivenza di petrolio con altre attività antropiche è una follia.
Alle ambiguità di chi pratica la politica per mero interesse, contrapponiamo la pratica della politica della coerenza, della chiarezza e dell’onestà anche intellettuale. Niente giravolte e niente inganni, nessun cambio di rotta o passo indietro. Eravamo contrari al petrolio quando dovevamo manifestare dinanzi al Palazzo della Regione il 4 dicembre contro Pittella e Renzi, continuiamo a esserlo oggi senza fare sconti a nessun Governo e a nessun Ministro. Per essere chiari con i lucani diciamo senza nessuna remora e in maniera chiara che Altra Basilicata sosterrà sempre la necessità di chiudere ogni pozzo petrolifero in attività e che nessuna nuova concessione dovrà essere concessa. Siamo convinti che in questi anni le compagnie petrolifere hanno operato nel nostro territorio violando sistematicamente la legge e, pertanto, riteniamo che ci siano tutti gli estremi per bloccare lo scempio in atto e per evitare che ci siano ulteriori devastazioni. D’altra parte le penali e i risarcimenti non esistono solamente quando a pagare deve essere lo Stato italiano, magari andrebbero invocate anche quando a trovarsi dall’altra parte sono le lobby che tanto abbiamo combattuto in questi anni.
La nostra idea è molto semplice. Intendiamo istituire immediatamente una commissione d’inchiesta coinvolgendo esperti del settore (medici, professori universitari, ingegneri, giuristi, ecc…) per far dichiarare il disastro ambientale compiuto in Val d’Agri e chiedere la revoca delle concessioni. Parimenti chiederemo che le compagnie siano costrette a bonificare i territori massacrati dalla loro cattiva condotta e che la Regione venga risarcita per i danni subiti dal comportamento doloso di Eni.
In questa fase storica la nostra Regione deve saper alzare la testa e abbiamo bisogno di politici coraggiosi e liberi che sappiano far valere gli interessi dei lucani.
Per noi il diritto alla salute e la tutela dell’ambiente sono priorità che non possono essere messe in secondo piano per nessuna ragione.
Certo, qualcuno sosterrà che ci sono problemi legati ai posti di lavoro. Ma questo qualcuno dovrebbe in primo luogo ricordarsi quanti posti di lavoro sono stati distrutti dal petrolio e quante famiglie sono state messe nelle condizioni di andar via da questa terra. Inoltre, sarebbe utile aggiungere che la bonifica dei territori e la riconversione delle attività petrolifere sono di per sé azioni che creano posti di lavoro. In ultimo, un territorio restituito alla sua originaria vocazione è un territorio che può ritornare a fare agricoltura, a vivere di turismo e di artigianato.
Parafrasando una famosa frase, possiamo dire che oggi in Basilicata è più facile immaginare la fine del mondo che la fine delle perforazioni. In realtà non è così, occorre solo una forte volontà politica e libertà di azione.