Il carcere potrebbe essere considerato il luogo simbolo della vergogna. Quella individuale, indissolubilmente legata al tema della colpa ma anche quella collettiva e sociale, in relazione alle condizioni del sistema carcerario in Italia. E ancora quella riflessa, che riguarda i familiari di chi sta scontando una pena.
Ed è proprio per queste ragioni che il progetto teatrale di Matera Capitale Europea della Cultura 2019 “La poetica della vergogna”, co-prodotto da #reteteatro41, network di quattro compagnie teatrali lucane, e Fondazione Matera Basilicata 2019 in partnership con Accademia Mediterranea dell’Attore di Lecce, Artopia (Fyrom), Qendra Multimedia (Kosovo). non poteva che partire dalla Casa Circondariale di Matera.
E’ qui che si svolgeranno prove e debutto della nuova produzione dal titolo “Humana vergogna”, performance di teatro e danza prevista a marzo 2019, con la regia della coreografa Silvia Gribaudi ed un cast selezionato tra i partecipanti nazionali ed internazionali al Workshop diretto da Radosław Rychcik (Campi Salentina 3-7 novembre 2018) e alla residenza artistica di Skopje (26 novembre-15 dicembre 2018) diretta da Sharon Fridman, Silvia Gribaudi e Jeton Neziraj.
Ed è sempre qui che si sta svolgendo il laboratorio Shame Lab, ideato e condotto da Antonella Iallorenzi, fondatrice della Compagnia Petra ed esperta in teatro sociale e drammaterapia, da tempo desiderosa di aprire al pubblico i luoghi teatrali nei carceri della Basilicata dove da anni lavora.
“Devo ringraziare l’amministrazione penitenziaria di Matera, il provveditore Cantone e il direttore Ferrandina, – spiega – che mi hanno dato la possibilità di lavorare su questo progetto a noi tanto caro e continuare il processo di sensibilizzazione che vuol trasformare i luoghi del carcere in luoghi di cultura.
Un’idea che si è alimentata attraverso lo studio del teatro in carcere in Italia sviluppatosi dagli anni 80 fino ad oggi e che si è concretizzata con la nostra adesione al coordinamento nazionale del teatro in carcere che oggi coinvolge più di 80 realtà sul territorio nazionale”.
Sono 15 i partecipanti al laboratorio e tutti hanno messo a disposizione la loro specificità. Il lavoro laboratoriale non parte dalle loro storie ed esperienze (di cui peraltro non si viene messi a conoscenza e non si fa riferimento) per scoprire così che la “vergogna” in carcere è identica a quella che coinvolge tutti noi: ha a che fare con l’amore, con l’esporsi pubblicamente, con il mettersi in gioco. Una riflessione intensa, condivisa e raccontata attraverso gli scatti fotografici del Web Team di Matera 2019 che documenta gli incontri di Antonella Iallorenzi con i detenuti.
“Abbiamo seguito gli spunti di riflessione dei partecipanti – spiega Antonella Iallorenzi – e attraverso suggestioni personali abbiamo giocato con gli streotipi legati alla parole avergogna, perché proprio da qui dal carcere possa nascere una nuova visione che rompa gli schemi e liberi il pensiero”.
Il progetto – partito a metà settembre – si concluderà il 23 novembre con un esito finale aperto al pubblico, un’ulteriore tappa della ricerca sulle declinazioni della vergogna, tema del dossier di Matera Capitale Europea della Cultura 2019.
E’ previsto in tal senso l’otto novembre nella Sala Levi di Palazzo Lanfranchi a Matera, alle ore 17, un panel internazionale per approfondire il tema “vergogna” e il ribaltamento del suo significato da Matera all’Europa attraverso le riflessioni del critico teatrale Mario Bianchi, dello scrittore Mario Desiati, l’intellettuale albanese Fatos Lubonja, il critico letteriario ed esperto di letteratura del sud est Europa, Giuliano Geri, Stephanie Schwandner Sievers, antropologa esperta di Europa sud-orientale, la poetessa giapponese Misumi Mizuki e Cristina Amenta, architetto impegnato nel progetto di Matera 2019 “Architecture of shame”. Ad intervenire sarà anche Antonella Iallorenzi. Modererà Rossella Vignola, dell’Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa.