L’Associazione Adamo in una nota contesta le manifestazioni promosse anche in Basilicata contro il Ddl 735. Di seguito la nota integrale.
Manifestazioni No Pillon: è davvero così?
Come ampiamente annunciato, nella giornata odierna in moltissimi centri italiani si sono tenute manifestazioni e iniziative di protesta contro il DDL 735. Gli attori coinvolti, associazioni di tutela dei diritti delle donne, sindacati e numerosi esponenti della sinistra italiana hanno ritenuto opportuno palesare la propria contrarietà argomentando che l’iniziativa del Senatore Pillon intende, tra le altre cose, avallare la violenza genitoriale (dove “genitoriale” sta ovviamente per “paterna”) e ripristinare la più becera cultura maschilista.
Se il DDL Pillon intendesse davvero propugnare quanto appena ipotizzato, noi saremmo in prima linea a protestare insieme a tutti coloro che stamane hanno affollato strade e piazze. E lo faremmo con assoluta convinzione e veemenza. Perché nessuno più di noi ha orrore della violenza e nessuno più di noi vuole essere propositivo e partecipe ad un progresso culturale che porti ad una genitorialità consapevole, moderna e sempre in linea con le esigenze dei figli.
Purtroppo, spiace notare che, ancora una volta, la mobilitazione generale di oggi risulta assolutamente mal riposta e del tutto immotivata. Viene da chiedersi, senza nessuna velleità polemica e con poca tema di smentite, se gli organizzatori abbiano davvero letto e compreso quali sono gli intenti del disegno di legge. Addirittura, ci sarebbe da interrogarsi su quali scopi strumentali risiedano dietro ad una sollevazione che ha come obiettivo una proposta che mira unicamente a rinnovare e ad allineare le norme per l’affido dei minori, superando finalmente la aberratio legis del genitore collocatario (dove per “genitore collocatario” sta ovviamente per “madre”) e di un assetto standardizzato e volto a sancire una monogenitorialità di fatto, mascherata da un affido congiunto in realtà squisitamente formale.
Il DDL 735 non intende in nessuna maniera avallare le condotte violente di un genitore verso l’altro o, peggio, verso i figli. Al contrario: in maniera estremamente circostanziata e cristallina, stabilisce che eventuali condotte inopportune (non solo violenza fisica o psicologica ma anche trascuratezza e negligenza) comportano in automatico l’allontanamento del genitore che se ne è macchiato.
In merito all’altra vexata quaestio relativa all’assetto economico, è assolutamente vero che viene cancellato l’automatismo dell’assegno di mantenimento per i figli (corrisposto nel 97% dai padri) ma solo perché viene sostituito da una forma diretta che obbliga i genitori a corrispondere in maniera non mediata dall’altro coniuge le somme di volta in volta necessarie a soddisfare le esigenze dei minori, dividendole per capitoli di spesa ed in proporzione al reddito di ciascuno. Per quanto riguarda gli allarmi relativi all’assegno perequativo spettante all’ex coniuge, davvero non si capisce quale sia la ragione di tanto clamore: questa norma, infatti, nulla aggiunge e nulla toglie ai vigenti provvedimenti in materia, dato che legifera unicamente sulle modalità di affidamento dei minori.
In estrema sintesi, il DDL vuole principalmente garantire il diritto del minore di beneficiare, nel miglior modo possibile, della possibilità di frequentare entrambi i genitori, con tempi quanto più possibile simili a quelli dei figli di coppie non separate. Anzi, paradossalmente, impone a genitori negligenti che intendono in qualche modo ridimensionare il proprio tempo e le proprie risorse nei confronti della prole, di affrontare le proprie responsabilità e di partecipare attivamente all’educazione e al sostegno dei bambini senza mai lasciare da solo l‘altro genitore.
È, quindi, una legge moderna, in linea con molti Paesi che comunemente consideriamo come dei laboratori di progresso sociale e civile e soprattutto va incontro a quelle che sono le direttive stabilite dalla CEDU che, proprio per l’inosservanza dell’articolo 8, ha sanzionato numerose volte il nostro Paese in virtù delle infinite sentenze che esautorano le prerogative genitoriali.
La mediazione assistita, inoltre, permette di calibrare perfettamente sulle esigenze di ciascuna famiglia il piano genitoriale. Consente un confronto e favorisce il dialogo tra i coniugi guidandoli a scrivere da soli dei provvedimenti che saranno poi ratificati. E si pone come una valida e civile alternativa alle sentenze scritte con il ciclostile che pretendono di adattare a ciascun contesto delle risoluzioni che sono meramente giurisprudenziali e odiosamente standardizzate (casa di proprietà al coniuge collocatario, assegno medio di 500 euro, frequentazione per il non collocatario stabilita in due pomeriggi a settimana e un weekend alternato).
Davvero è difficile comprendere le ragioni di un tale e immotivato ostracismo ma rispettiamo le opinioni purtroppo discutibili di chi, probabilmente, interpreta la realtà non con le idee o gli ideali ma con l’ideologia. Ci rammaricano gli attacchi di chi intende dipingere i padri separati come una potente lobby che vuole imporre i propri interessi e sminuire conquiste sociali che, invece, salutiamo con partecipazione e sosteniamo convintamente, ma la lotta per i diritti dei nostri figli ci impone energia ed ottimismo. E quindi, anche in questo frangente, restiamo speranzosi che si riesca a dialogare con serenità e pacatezza e a contribuire all’ulteriore miglioramento di un progetto finalmente dalla parte dei cittadini.