Si indebolisce la spinta delle imprese giovani all’economia lucana: infatti, negli ultimi 8 anni calano del 19%. Nel Paese oggi sono oltre 560 mila, di cui circa 353 mila nel terziario. Di queste il 42% è attivo al Sud e la metà opera nel settore del commercio. Le imprese giovani del terziario sono più innovative e “green” rispetto alle altre imprese dello stesso settore. Oltre l’80% dichiara di essere “molto o abbastanza” digitalizzate e di avere un sito web. Sette su dieci utilizzano i social network per comunicare la loro mission e il 95,5% va su Internet per informarsi sull’attualità. Sono i dati più significativi che emergono dal rapporto sulle imprese giovani del terziario e i nuovi scenari politici, sociali ed economici del Paese, realizzato dalla Confcommercio in collaborazione con Format-Research e presentati al Forum dei Giovani Imprenditori di Confcommercio, «Giovani del mio stivale”.
Siamo preoccupati – è il messaggio dei Giovani Imprenditori di Confcommercio – perché l’economia è in rallentamento, e l’andamento dello spread e il suo impatto sui conti pubblici può produrre ripercussioni importanti sul sistema produttivo. Le imprese, per tornare a investire, hanno bisogno di una prospettiva meno incerta. Bene ha fatto il Governo a scongiurare l’aumento dell’Iva, perché questo sarebbe stato letale per la domanda interna. Ma rimane un’incognita il destino della nostra manovra, che contiene peraltro alcune cose condivisibili, come la flat tax. Altre, invece, un po’ meno, come il reddito di cittadinanza». Incertezza e sfiducia sono finite così per diventare le due parole più ricorrenti. «Oggi tra i giovani imprenditori solo 1 su 3 è convinto che nel prossimo futuro ci sarà spazio per un giovane che voglia fare impresa con le proprie forze – proseguono i Giovani di Confcommercio–. Abbiamo bisogno, soprattutto per le realtà del terziario, di una prospettiva di crescita più robusta e diffusa. Ecco perché chiediamo politiche di mercato maggiormente attente a questo segmento. Con meno burocrazia e meno tasse, i problemi che da sempre riducono le potenzialità espansive della nostra economia e delle nostre aziende. Ma al di là di questi difetti strutturali, in questa fase abbiamo bisogno, nello specifico, di una maggiore deducibilità degli interessi passivi che gravano sulle imprese, e di misure per il lavoro».
Sono in particolare i giovani imprenditori del Sud,stretto nella morsa della crisi da anni e in modo molto severo, ad alimentare il sentimento di sfiducia. Solo per il 35,3% degli intervistati l’Italia tra cinque anni sarà un Paese che offrirà spazio ai giovani che intendono fare impresa.
Il fenomeno giovani capitani di pmi – sottolinea Confcommercio Potenza – resta comunque una bella realtà da tutelare: a fine giugno 2018 il Registro Imprese della Camera di Commercio di Potenza conta 3.930 aziende giovanili, una nuova impresa su 10, nel Potentino, è dunque guidata da un under 35.
“Riguardo ai settori di interesse per i giovani imprenditori, nel secondo trimestre 2018 si registra il sorpasso dell’informatica (nello specifico, la categoria è “produzione di software e consulenza informatica”, che registra un +17,55%) rispetto ai servizi alla persona (15,76%), servizi di ristorazione (15,62%) e servizi finanziari (15,36%). A seguire, “altre attività professionali, scientifiche e tecniche” e “attività sportive, di intrattenimento e di divertimento”.
Se si analizza lo “storico” degli ultimi cinque anni, si nota che il settore legato alla tecnologia ha realizzato un +65%, mentre il comparto agricolo registra un + 27,83%. Di contro, si evidenzia un tracollo dell’edilizia (-46,13%, in un settore difficile e da tempo in crisi) e del commercio al dettaglio (-19,60%)”.