Gabriele Scarcia, Coordinatore regionale di “Rinascimento Vittorio Sgarbi”, in una nota esprime alcune riflessioni in vista delle prossime elezioni regionali.
In verità si dovrebbe parlare già da tempo di programmi, ma tiene banco più di tutte, sugli organi d’informazione lucani e sui social, la questione del nome di un governatore per le imminenti elezioni regionali, questione che riguarda i più popolari partiti politici. Difatti, ad eccezione di piccole formazioni e del Movimento 5 stelle che con tanto di candidato e con un programma per la Basilicata da far “scrivere direttamente ai lucani”, magari da quegli stessi corregionali che hanno sostenuto fino all’altro ieri la Sinistra con percentuali bulgare e che ora sono propensi a un’idea di cambiamento in bilico tra protesta e illusione, le formazioni di Destra e di Sinistra cercano una quadra lontanissima solo ad intravedersi. In questo clima surreale, vista anche la probabile imminenza delle elezioni e gli affanni della nostra Regione, da questi due ultimi “conglomerati” vengono difatti proposti attraverso articoli stampa velati, nomi ora di professionisti ora di semplici laureati o titolari d’imprese, oppure di perfetti sconosciuti solo perché obbedienti al canone dell’appartenenza a una provincia piuttosto che all’altra o con nessuna esperienza nelle istituzioni. Tutto ciò spinge stringente verso una riflessione, ovvero sulla serie delle motivazioni che muove i partiti a voler affidare a un tizio piuttosto che a un altro, il timone di una nave di tale gravosa stazza quale appunto è una Regione come la nostra. Se ne registrano tantissime e variegate o per meglio dire “subdolamente celate” e sorvolano tutte o quasi, le effettive qualità che invece dovrebbero motivarne la scelta. Avviene nei migliori dei casi che spesso si scambi, della persona individuata, la sicurezza con la competenza. S’imprima a chiari note che è più quest’ultima che conta, soprattutto se proiettata verso il futuro. Il politico capace va molto lontano e sa cosa vuol dire fare programmazione. Quello che dunque dovrebbe essere un indicatore plausibile nella scelta del presidente di una regione, è la sua visione del futuro e le strategie da mettere in campo e dunque da concretizzare durante l’eventuale mandato. Contano le idee migliori e, come dettosi, una realistica visione di futuro e una maggiore coerenza con l’attuale sviluppo turistico del territorio. Magari come quelle che aveva strutturato nel suo provvidenziale mandato, con un indefesso lavoro d’incremento del comparto strategico, il Direttore Generale dell’Agenzia di Promozione Territoriale di Basilicata Gianpiero Perri, per il quale sarebbe d’uopo dare una scorsa al fittissimo curriculum. Vi si troverà, a patto di leggerlo fino all’ultima parola, coerenza di competenze perfettamente in linea con le prospettive di sviluppo della nostra Regione. Come mai, dunque, si evita oggi di fare il suo nome? E’ stato cassato dalla prima ora poiché indigesto a qualcuno? Lo si cerchi nei quotidiani dell’epoca, nelle pagine social per chi è disabituato alla carta stampata. Magari può essere un nome plausibile, al posto di tanti cialtroni improvvisati dietro i quali si nascondono cariatidi politiche dure a morire e sistemi di potere che polverizzeranno quanto ancora resiste della bellezza di una Terra misconosciuta come la Basilicata! Ritornando alle riflessioni sulla materia, ai componenti e rappresentanti dei partiti si chiede dunque una valutazione profonda e una concentrazione non tanto su quello che gli individuati dicono, ma su quello che pensano e sul modo di pensare. Un pensiero, una preparazione, una lungimiranza al passo con i tempi. Coerente, si ripete, alla nuova vocazione turistica, non preclusiva verso altre forme di sviluppo. Resti ben inteso che la squadra che dovrà affiancare il governatore non dovrà essere solo mera espressione partitica, come prassi vuole, ma selezionata per competenze sia eterogenee che comuni, al fine di costituire un team che elabori e realizzi il più possibile le previsioni e i programmi. Ideologia (ammesso che ancora esista!) e popolarità, devono pesare pochissimo nelle scelte e il leader deve, come dettosi in altri termini, essere “un saggio capace di sapere quel che ancora non si sa!”. Bisogna considerare che il livello culturale medio di quasi tutti i politici che occupano i diversi gradini della rappresentatività partitica del Sud, è scadente. Persi i valori di riconoscimento, di identificazione in un partito politico, non rimane che una sola virtù: la cultura. Se alla moltitudine di questi rappresentanti o presunti tali, chiedessimo un sintetico pensiero politico di Tommaso Moro, Piero Gobetti, Alcide De Gasperi, Antonio Gramsci o di Benedetto Croce, pensieri ancora attuali e in certi casi insostituibili, non saprebbero da dove cominciare! Non si può essere all’altezza di un ruolo in un’istituzione politico-amministrativa come una Regione, se non si è letto almeno un testo degli illustri intellettuali menzionati oppure di Vera Zamagni. Altro che le sigle o certi nomi ridicoli affibbiati ai partiti dell’ultima ora, le spillette kitsch sul bavero delle giacche di segretari e parlamentari, i post demenziali o forzatamente controcorrente sulla pagina social del gruppo, le bandiere e i gazebo nelle manifestazioni di piazza su argomenti triti e ritriti, le manovre politiche occultate puerilmente sotto il nome d’iniziative d’interesse collettivo o peggio culturale, i ruoli politici affidati scriteriatamente o con intese sottobanco, contro la volontà popolare. Visti i ritardi infinite volte rimarcati di Matera 2019, mi si consenta l’inciso, la politica lucana, in perfetta sintonia con l’evento epocale, ritarda anch’essa su nomi, programmi, propositi. Non sarà forse voluto, quanto piuttosto un comportamento tipico del nostro Sud, così come aveva presagito un noto sociologo. E di alcuni segretari politici a tutti i livelli che dire? La maggior parte ignoranti, non solo nel senso scolastico del termine, quanto piuttosto nel senso che non sanno o sanno male quello che sono stati chiamati a fare. Alcuni persino laureati alla Facebook University, visti i tempi di permanenza nei social e certe dichiarazioni estemporanee. Chiusi nella loro coreografia. Pronti a riempire le caselline alle comunali, alle provinciali, nei rimpasti di giunte, con pedine umane mosse in lungo e in largo, espressione qualitativamente scadente della nobile Politica. E di alcuni eletti ancora in fasce? Giovanissimi, scarsa o inesistente esperienza, che giudicano la Prima o la Seconda Repubblica, che parlano di cose che non sanno, depersonalizzati nei tratti e nel vestiario per emulare, per essere sempre più somiglianti al loro leader. Per non esprimersi su quelli capacissimi ad accrescere costantemente i like sui social a dispetto di strette di mano e rapporti vis-à-vis, ad allarmare su degradi irreali, a puntare gli indici sulle ovvietà, a travestire sezioni di partito in pseudo-circoli culturali dove aleggiano coralmente politici giurassici estinti ma non del tutto rassegnatisi, sempre tra i primi a prestarsi ad iniziative di ogni specie, a volte anche a figurare nelle processioni sacre devozionali, pur di apparire in una foto. Questa rappresentanza eterogenea di soggetti, possiamo esserne certi, non baderà mai all’interesse culturale, ma alla cultura del proprio interesse!