Pierluigi Diso ricorda Franco Palumbo, storico presidente del circolo La Scaletta di Matera e grande appassionato delle tradizioni materane con la poesia dedicata a “U ficcilatidd d’ l’ammaculet”, una grossa ciambella biscottata che nelle case della Città dei Sassi è consumata tradizionalmente la vigilia dell’8 dicembre.
I forni di Matera sono soliti vendere da tempo immemorabile “U ficcilatidd d’ l’ammaculet”, una grossa ciambella biscottata che nelle case della Città dei Sassi è consumata tradizionalmente la vigilia dell’8 dicembre. Ancora oggi, il 7 dicembre, in molte famiglie materane resiste l’antica consuetudine del “digiuno della Vigilia”e ci si prepara alla festa del giorno successivo e all’inizio del periodo natalizio non mangiando nulla fino a sera. A pranzo gli adulti e i ragazzi frenano l’appetito con qualche fetta di ficcilatidd inzuppato nel vino rosso. A cena, invece, si concedono un pasto completo, con le ricette della tradizione e il tarallo dell’Immacolata è accompagnato dal baccalà – che una volta era il pesce meno costoso sul mercato – fritto o in umido, con sugo di pomodoro, olive nere e capperi, preceduto da un buon piatto di vermicelli conditi con mollica di pane e acciughe o con aglio, olio e peperoncino, o ancora con il sughetto del baccalà. Questo umilebanchetto, fino a qualche decennio fa si svolgeva anche nelle abitazioni dei datori di lavoro o nel retro delle botteghe operaie e artigiane, dove il capo offriva ai dipendenti pietanze cucinate da sua moglie, che egli stesso serviva ai commensali. Ricordando quando suo padre, Angelo Palumbo era invitato dal datore di lavoro a cena, Franco Palumbo (1930-2011) – tra i fondatori e presidente per diversi anni del Circolo La Scaletta di Matera, dove ha svolto un’intensa attività con particolare riguardo alle arti visive, segnalandosi come animatore delle Grandi Mostre di Scultura nei Sassi e amico di artisti famosi – ha voluto dare attenzione a questa festività e alla tradizione materana scrivendo il 7 dicembre 1989 una poesia in dialetto materano: “U ficcilatidd d’ l’ammaculet”, che così recita:
L’Ammaculetscinnev a Mater
Chl’acidd d’la nev,
cu pitticiddriss,
scevspichh’lonn
muzz’ch d’ppen.
N’ongl da ‘ncil
U vidì e rit’lò
N’stuzz d moss
Da la tribet d’la Madenn;
la mossarrivet ‘nterr
div’ntò a ficcilatidd.
L’acidd d’la nev
s’accuacuagghiòiunt
com ci foss u nid,
e si mittì a pizzich’dè
u ficcilatid
d’la MadennAmmaculet.