“Come da sempre sosteniamo, occorre cambiare paradigma rispetto a quanto avvenuto in questi anni: si tratta di aprire un confronto alla pari tra Regione, Comuni dell’area e organizzazioni sindacali per immaginare sin da subito un programma di sviluppo che vada oltre l’attività estrattiva. L’economia lucana non può dipendere dal petrolio. Bisogna da subito tracciare l’uscita e costruire la giusta transizione energetica. Il fondo sovrano non è la scelta, la Basilicata non è la Norvegia e non ha quella dotazione finanziaria: 100 milioni di royalties rispetto agli 850 miliardi del fondo norvegese parlano da sé”.
È quanto afferma il segretario generale Cgil Basilicata Angelo Summa a seguito della sua intervista alla trasmissione Report di Rai3, nell’inchiesta “Un tanto al barile”, di Luca Chianca.
“Non è immaginabile – afferma – continuare a sfruttare il nostro territorio senza che vi siano tangibili ricadute occupazionali e in termini di sviluppo per l’intera area e per tutta la Basilicata. Lo scambio legato solo alle royalties non è uno scambio alla pari. Bisogna assegnare centralità di sistema al grande capitolo dell’energia e dello sviluppo nella sostenibilità. Per fare ciò questo occorre che tutti, sindaci, forze politiche, cittadini, si sentano coinvolti e solidali per superare piccole convenienze territoriali.
Questa è, secondo noi, la sfida della Basilicata del futuro e su questo apriremo una diffusa vertenza in tutta l’area, chiedendo la riattivazione di un tavolo con il Governo nazionale e con le multinazionali del petrolio presenti in Basilicata, in modo da ridefinire anche il capitolo degli investimenti sullo sfruttamento del gas naturale.
Prospettive interessanti – aggiunge Summa – vengono riconosciute all’idrogeno anche con riferimento a un suo impiego nel settore dei trasporti e in sostituzione di fonti energetiche inquinanti in alcuni settori industriali particolarmente carbon intensive. Tutto questo non può passare inosservato. Avere ricevuto in dote, in questo territorio, una grande quantità di risorse dal sottosuolo non esime il decisore e i privati dal guardare oltre, non consente immobilismi ma obbliga, maggiormente, a sentirsi responsabili dei cambiamenti e di comportamenti votati alla predisposizione di innovazioni, applicazioni e stili adattabili alle importanti novità che la tecnologia e la forza del cambiamento dell’uomo pongono all’attenzione di tutti.
Desta non poca preoccupazione il decadimento della Regione Basilicata nella sua azione di programmazione – conclude Summa – Un aspetto ormai è chiaro: non riusciremo a garantire servizi solo con le royalties. Davanti a noi abbiamo pochissimi anni di utilizzo del petrolio, il punto è come usiamo questa fase di transizione. Dobbiamo determinare oggi le condizioni per scelte che inquadrino l’attività estrattiva non più in un contesto di scambio delle royalties ma di riprogettazione della transizione energetica: Eni decida subito di fare investimenti in Basilicata che siano in settori alternativi al fossile come sta facendo in altri paesi. Alla Total ribadiamo che nessun avvio può essere concesso senza il rispetto dell’ambiente e della sicurezza ma soprattutto senza un accordo che definisca le regole da osservare nei cambi di appalto, sotto il profilo della salvaguardia dell’occupazione e della sicurezza ambientale. Inoltre, occorre subito un accordo sulle regole e sulle prospettive, che indichi con chiarezza le linee di investimento verso fonti di energia alternative”.