Gli ex lavoratori CMD licenziati hanno inviato una lettera aperta al Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio. Di seguito il testo integrale.
Ill.mo Ministro,
ci rivolgiamo a Lei, quale seconda carica del Governo nonché Ministro del Lavoro, per sottoporre alla sua attenzione una vicenda, la cui eco da diversi giorni sta interessando il nostro piccolo territorio di Atella, in provincia di Potenza nella Basilicata, che non lede soltanto i nostri diritti di cittadini e di lavoratori, ma colpisce direttamente i diritti collettivi e generali degli operai e dei lavoratori “precari” di cui nostro malgrado facevamo parte.
Siamo una ventina di lavoratori somministrati che lavorava alla CMD di Atella, una delle poche industrie della nostra Regione che poco è stata attraversata dalla crisi e nella quale da diversi anni avevamo affidato la nostra speranza per costruirci un futuro fuori dalla precarietà e dalla disoccupazione che attanaglia tristemente la nostra Regione.
Anni fatti di sacrifici e di duro lavoro, di contratti settimanali, ma con la speranza di una stabilizzazione che potesse, dopo tanti anni di precarietà, darci la possibilità di costruire nella nostra terra il nostro futuro a differenza dei tanti nostri paesani che sono emigrati.
La sua visita nel nostro stabilimento dei giorni scorsi ci aveva anche inorgoglito e aveva riacceso in noi la speranza per un futuro fuori dalla precarietà ; l’annuncio di ulteriori investimenti ( anche con soldi pubblici ) e di nuove assunzioni ci aveva ridato la fiducia in tutto: nella Politica, nelle Istituzioni, nell’Azienda, nella società…
Dopo la Sua visita, con orgoglio e anche con un po’ di presunzione, abbiamo pensato e detto ai nostri familiari, nelle nostre comunità: “noi c’eravamo quel giorno, anche noi facciamo parte dei progetti ambiziosi della CMD, abbiamo visto e salutato il Ministro etc…”.
Il nostro sogno purtroppo è durato solo qualche giorno; spenti i riflettori della Sua visita è arrivata l’amara notizia che i nostri contratti non sono stati rinnovati e che al posto nostro sono stati assunti altrettanti lavoratori precari.
Qui non c’entra il mercato, non c’entra il Decreto Dignità da Lei promulgato, siamo persone che hanno lavorato da diversi anni, (alcuni anche più di sette), per svolgere la normale produzione e garantire il mantenimento delle commesse, sempre con la promessa di una stabilizzazione che non è mai arrivata.
Ci rivolgiamo a Lei perché siamo angosciati per il nostro futuro e indignati per l’ingiustizia subita.
Vogliamo continuare a sperare e sognare di costruirci un futuro nella nostra terra, vogliamo soprattutto che la giustizia sia ancora una parola che abbia un senso, per sentirci uomini e non parassiti di questa società, vogliamo guadagnarci il pane come ogni padre di famiglia avendo sempre svolto con diligenza e professionalità il nostro lavoro, vogliamo continuare a sperare che le Aziende che prendono anche soldi pubblici debbano avere una responsabilità sociale, vorremmo soprattutto che la dignità sia ancora un valore per un paese democratico.
Grazie per la Sua attenzione e per un Suo intervento autorevole.
Atella 19 Dicembre 2018