Gregorio Esposito, Presidente Regionale ASI Basilicata e Consigliere del CONI Basilicata, esprime alcune riflessioni sulla proposta di riforma del CONI proposta dall’attuale governo nazionale. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
La proposta di riforma del CONI promossa dall’attuale governo ha suscitato non poche polemiche soprattutto per ciò che attiene la gestione dei fondi destinati alle Federazioni sportive. Infatti, questi non verrebbero più gestiti dalla controllata Coni Servizi bensì da un nuovo soggetto giuridico chiamato Sport e Salute S.P.A. con dirigenti e consiglio di amministrazione nominati direttamente dal MEF su designazione dell’Autorità di Governo, sentito il Coni. A quest’ultimo resterebbero quindi solo i fondi per l’organizzazione delle Olimpiadi. Tradotto in cifre, si passerebbe da un’attuale gestione di 410 milioni di euro (comprensivi dei 370 destinati alle federazioni) a poco più di 40 milioni. Pertanto, se da un lato c’è già chi ha parlato di “attentato all’autonomia” e “depotenziamento” del Coni, dall’altro c’è chi invece ci vede qualcosa di buono. Infatti, tra i vantaggi sperati vi sarebbe quello relativo al superamento della carenza di trasparenza circa i meccanismi di assegnazione dei fondi destinati alle Federazioni e con esso anche quello relativo al superamento del “conflitto d’interesse” che vede attualmente i presidenti delle federazioni eleggere il presidente del CONI. A ciò si aggiunga anche il fatto, di non meno importanza, di come oggi il CONI sembrerebbe impegnato più ad implementare l’attuale governance sportiva verso la conquista di nuove medaglie e poco verso una promozione sportiva della cultura e della pratica inclusiva. Sul punto, non dobbiamo dimenticare le parole del senatore della Lega Claudio Barbaro (già presidente dell’ASI Nazionale – EPS riconosciuto dal CONI) che, in più occasioni, ha ribadito come <<questo modello italiano non è più in grado di dare risposte…a tutto il mondo dello sport. Esso è cresciuto in maniera disordinata e risponde a un unico modo di intendere lo sport, ovvero quello di far affermare gli atleti italiani nel mondo>>. Circa la presunta minaccia che questa riforma potrebbe rappresentare per <<l’autonomia del CONI>>, il sottosegretario della Lega Giorgetti ha rassicurato pubblicamente non solo il presidente Malagò ma anche tutti gli addetti ai lavori. Infatti, egli ha chiarito quale sarà il tenore della riforma che si vuole attuare anche in funzione di modelli di eccellenza sportiva già collaudati e presenti in molti paesi europei e del mondo. Ma, tornando al caso pratico, non è difficile per noi intuire come in realtà lo Stato si voglia riappropriare dello Sport anche al fine di voler esercitare un indirizzo politico più incisivo rispetto al passato e rispetto anche al ruolo giocato dal CONI sino ad oggi. Ma, questa proposta che effetti potrebbe avere sui comitati regionali del CONI? Prima di rispondere è doveroso affrontare un passaggio intermedio. Infatti, non dobbiamo dimenticare che l’attuale struttura del CONI nazionali viene replicata, grosso modo, a livello regionale per il tramite dei rispettivi comitati territoriali. Essi sono dotati da Statuto dell’Ente di autonomia gestionale per il perseguimento dei propri compiti e gestiscono autonomamente le proprie attività nel rispetto dei regolamenti approvati nelle diverse materie dalla Giunta Nazionale del CONI. Con riferimento alle attività amministrative e di controllo sono invece tenuti a rispettare le disposizioni dettate per le procedure contabili. In sintesi, vi è una colleganza diretta tra i comitati territoriali e il CONI Nazionale che si articola anche in funzione dei trasferimenti interni derivanti dalle risultanze contabili dei comitati stessi (per un maggior approfondimento si vedano gli ultimi bilanci pubblicati dal CONI Nazionale). Questo implica che, in previsione della rivoluzione che si vorrebbe attuare in ambito sportivo, diventa indispensabile per il Governo pensare alle sorti delle strutture dei Comitati regionali. In particolar modo a quelli più piccoli. Si pensi per esempio proprio a quello della Basilicata, dell’Abruzzo e/o del Molise. Regioni queste che soffrono anche di un indice di sportività molto basso rispetto ad altri comitati più grandi (vedi ultimo rapporto indice di sportività 2018 pubblicato dal Sole24Ore). Nella mia esperienza di presidente regionale dell’ASI Basilicata e di consigliere del CONI regionale (già al mio secondo mandato) sono sempre più convinto che una buona governance sportiva non può prescindere da un analisi attenta e ponderata delle singole realtà territoriali. Per intenderci, la Basilicata non è certamente la Lombardia e quindi rischierebbe molto di più. Nel caso di specie, quindi, il CONI Basilicata è investito di una responsabilità enorme non solo verso il territorio lucano ma anche verso tutto il mondo sportivo di riferimento. Deve, prima di tutto, prendere atto che in tutti questi anni non è stato in grado d’innovarsi e, soprattutto, attualizzare la propria governance sportiva ai possibili cambiamenti in ambito economico ed istituzionale. Anzi, con la riforma promossa dal Governo, esso rischierebbe addirittura l’estinzione (preoccupazione condivisa anche dal Presidente Malagò per tutti i comitati regionali e ripresa anche da molte testate giornalistiche) o, peggio ancora, rimanere ostaggio di una legge regionale sullo Sport (l.r. n.26/2004 e relativo piano triennale della Regione Basilicata) i cui danni sono ormai noti a tutti (es. finanziamenti a pioggia; assenza di una reale ed effettiva programmazione sportiva). E’ importante quindi che gli addetti ai lavori accendano un riflettore sui rischi che questa riforma potrebbe generare a livello locale. Questo perché se da un lato il Governo attuale mira a migliorare l’indirizzo politico e la gestione delle risorse, dall’altro (a livello territoriale) rischierebbe di consegnare interi settori sportivi alla mercé della politica locale. Nel caso della nostra regione finirebbe nelle mani del centrosinistra lucano che, come ormai noto, ha sempre considerato lo Sport una materia di serie B. In conclusione, se i rischi sono questi, allora dobbiamo prepararci al buono e al cattivo tempo. Ma non tutti i mali vengono per nuocere, o meglio, non sempre innovare significa peggiorarsi in quanto la creazione di un nuovo soggetto giuridico (come nel caso di Sport e Salute S.P.A.), consentirebbe non solo alle Federazioni minori e alle Associazioni Benemerite ma anche agli altri Enti di Promozione Sportiva di avere accesso diretto a tante altre risorse economiche sino ad oggi rese indisponibili per intuibili equilibri interni dei comitati territoriali. Anzi, l’accesso alle predette risorse economiche potrebbe addirittura consentire di rilanciare tutti quei settori sportivi oggi in crisi. Premesso che bisognerà comunque attendere gli sviluppi legati all’organizzazione e ai poteri che questo nuovo soggetto giuridico riceverà in ambito legislativo, non escludo che questa proposta di riforma possa risultare per molti comitati periferici del CONI, in primis la Basilicata, un vantaggio. Parliamo di una svolta epocale da prendere in considerazione se si vuole realmente superare questa stagnazione sportiva che da decenni ha pregiudicato, e pregiudica, lo sviluppo e la formazione di tutto lo Sport lucano.