Assunzioni e nomine sanità, Fp Cgil Potenza: “La Regione Basilicata agisce con lo stesso modus operandi”. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Continuano gli atti di accaparramento di fine legislatura. Il tema è e rimane il rispetto delle norme che regolano l’acceso nella pubblica amministrazione. Non è possibile immettere nei ruoli dirigenziali a qualsiasi titolo personale senza aver previamente esperito l’avviso pubblico di mobilità. In assenza di tale requisito gli atti adottati sono da considerare illegittimi.
È quanto pare stia accadendo nella Regione Basilicata che prova ad immettere dirigenti nei ruoli regionali in dispregio di quanto previsto dal testo unico sul pubblico impiego e delle norme regionali di adeguamento ricorrendo a strane alchimie giuridiche.
L’ennesimo atto di prepotenza e arroganza da parte di questa legislatura che, in un regime di prorogatio, agisce al di là e al di fuori di vincoli normativi.
Se tali scelte fossero confermate si tratterebbe dell’ennesimo atto compiuto in violazione delle norme che regolamentano l’assunzione di personale nella pubblica amministrazione, dopo l’approvazione degli emendamenti con i quali si stabiliva il passaggio diretto nei ruoli regionali del personale appartenente a enti pubblici economici o a società a totale partecipazione pubblica in servizio da almeno cinque anni presso gli uffici della Regione Basilicata e la proroga, prima ancora della loro scadenza, dei contratti di collaborazione in essere e relativi all’attuazione e alla programmazione FSE,FESR FEARS 2014-2020.
Tanta solerzia a fronte della “disattenzione” che portò nel corso nel 2017 alla esternalizzazione dei servizi di assistenza tecnica che hanno portato oltre 120 lavoratori alle dipendenze di società esterne di consulenza.
Fa specie tanta attenzione e solerzia finalizzata a garantire alcune particolari e specifiche posizioni a fronte di tanto immobilismo rispetto ad istanze e aspettative di molti lavoratori, a cominciare da quelli in attesa di stabilizzazione.
Uno strano ultra-attivismo a proprio uso e consumo, che ha trovato già ampio spazio nella sanità regionale, dove commissari già decaduti, in presenza della nomina dei nuovi direttori generali, continuano stranamente ad adottare atti di valenza generale non avendo formalmente alcun titolo. Fra l’altro è di questi giorni la notizia che il neo direttore del San Carlo Angelo Cordone abbia rifiutato l’incarico per accettarne un altro in Lombardia, con il rischio che nei prossimi mesi l’azienda sanitaria regionale resti senza una dirigenza.
Una situazione di anarchia inaccettabile cui è necessario porre un argine per riportare il sistema lucano nell’alveo della legalità.