Alla fine del 2017 la quota di imprese femminili guidate da giovani under 35 in Basilicata è pari al 12,9% con Matera e provincia che si colloca al di sopra (13,8%) e rientra tra le prime 20 province italiane con maggiore presenza di imprenditoria rosa. E’ quanto registra l’Ufficio Studi Confartigianato.
La crescita del lavoro autonomo femminile – sottolinea Rosa Gentile, Delegata di Confartigianato ai MovimentiDonne e Giovani – è guidato dalle imprenditrici artigiane, il cui numero è aumentato dell’ 1,9% negli ultimi 10 anni. Un record in Europa e nella classifica regionale per tasso di femminilizzazione dopo il Molise segue la Basilicata con il 26,8%. Producono il 2,2 % della ricchezza del Paese e il 18,3 % del valore aggiunto artigiano: complessivamente 27 miliardi e mezzo di euro. Le imprenditrici artigiane sono un motore vivace nell’economia italiana, sempre più al femminile, womenomics, termine in voga nel mondo anglosassone. Si distinguono dai colleghi di genere maschile per età media inferiore, titolo di studio mediamente più elevato, maggiore adattabilità ai mutamenti dell’economia e della società. Ma la strada verso il potere è in salita, con un “apprendistato” decisamente lungo prima di assumere ruoli di responsabilità dirigenziale. Con l’avvio della Camera di Commercio Basilicata adesso le attese ed aspettative – dice Gentile – sono rivolte alla costituzione del Comitato per l’Imprenditoria Femminile che deve diventare lo strumento per rafforzare questa tendenza attraverso programmi e progetti specifici.
L’analisi di genere indica inoltre che la componente giovanile è più rappresenta all’interno delle imprese femminili: la quota è pari infatti al 12,9% e supera di 3,9 punti percentuali l’8,9% rilevato per le imprese maschili. La maggiore presenza di giovani nelle imprese femminili si coniuga con la maggiore quota di laureate che è pari al 39,6% del totale delle lavoratrici indipendenti, pressochè il doppio del 21,6% degli uomini. La quota di imprenditrici e lavoratrici autonome laureate è salita di 5,7 punti in cinque anni.
Prendendo a riferimento i principali settori – ognuno con oltre 5.000 imprese femminili registrate – le incidenze maggiori delle imprese giovanili si rintracciano nelle Attività ausiliarie dei servizi finanziari e delle attività assicurative con il 18,9%, nei Servizi di ristorazione e nelle Altre attività di servizi per la persona e con il 17,5%; quest’ultimo comparto, ad alta presenza di artigianato, comprende le imprese di lavanderia e pulitura di articoli tessili e pelliccia, parrucchieri e trattamenti estetici, centri per il benessere fisico, sgombero di edifici, tatuaggio e piercing, servizi non veterinari per gli animali da compagnia.
Ma – avverte Gentile – non é così naturale trovare un lavoro dipendente. Una donna molto scolarizzata, che ha fatto dei master, che sa fare qualcosa e non trova un lavoro, o decide di andare all’ estero o decide di rimanere sul suo territorio e fare quello che sa. E’ questa la ragione del gran numero di imprenditrici donne in Italia, che pongono il Paese in testa in Europa. E’ una risposta che in passato veniva data soprattutto al Sud –aggiunge – dove negli ultimi anni sta diminuendo con dati preoccupanti, e ora sta facendo la stessa cosa al Nord. E’ fondamentale continuare a fare delle politiche non finalizzate solo alle start up innovative. Bisogna fare in modo che l’ imprenditoria femminile possa nascere e continuare anche a crescere, anche dal punto di vista ‘ mentale’ e non solo numerico. Poi la scelta della dimensione deve essere interna all’ azienda”.