Riportiamo di seguito l’omelia che l’arcivescovo di Matera-Irsina mons. Antonio Giuseppe Caiazzo ha pronunciato stanotte durante la Veglia di Natale nella Cattedrale di Matera. Di seguito il testo integrale.
Dalle grotte di Betlemme a quelle di Matera – Omelia notte di Natale 2018
Quando venne il Signore, nostro Salvatore, al suo primo apparire nella carne, l’angelo, unito ai cori celesti, ne diede l’annunzio ai pastori dicendo: “vi annunzio una grande gioia che sarà di tutto il popolo” (Lc 2,10). Perciò anche noi, con le stesse parole degli angeli, annunziamo una grande gioia. Oggi infatti la Chiesa è nella pace; oggi la nave della Chiesa ha raggiunto il porto; oggi, carissimi, il popolo di Cristo viene esaltato, mentre i nemici della verità sono umiliati; oggi Cristo è nella gioia e il demonio nel lutto; oggi gli angeli esultano, i demoni sono dispersi. Che dire di più? Oggi cristo, re della pace, al suo apparire ha rimosso ogno contrasto e, come lo splendore del sole illumina il cielo, cos’ egli illumina la Chiesa col fulgore della pace. Poiché “oggi vi è nato un Salvatore” (Lc 2,11) (S. Pietro Crisologo).
Il brano di Luca, risuonato questa notte in tutte le chiese del mondo, nella sua semplicità, ci dà tanti spunti per meditare e applicarlo alla nostra vita.
Il Tempio è il luogo della preghiera, dell’offerta dell’incenso, dell’ascolto di Dio e della sua manifestazione. Anche le case sono il luogo della comunione familiare, della condivisione quotidiana della vita. E invece Dio si mostra agli uomini lontano dal luogo del culto e delle sue ritualità ripetitive e dalle case costruite e abitate dagli uomini. Dio invita ad ammirare ed adorare la sua incarnazione, il Verbo che si è fatto carne, fuori e lontano da questi luoghi e si mostra a persone che stavano ai margini della società: gli impuri, i maledetti, quali appunto erano considerati i pastori. A loro si rivolge l’Angelo del Signore.
Origene scrive: “In questo censimento del mondo intero Gesù doveva essere incluso… affinché potesse santificare il mondo e trasformare il registro ufficiale del censimento in un libro di vita”.
Partendo da questi presupposti riusciamo a capire perché Giuseppe e Maria non trovarono nessuna casa disponibile ad accoglierli: tutto occupato dagli uomini, dai pellegrini-turisti pronti a lasciare Betlemme e visitare Gerusalemme. Infatti “non c’era posto per loro”.
E’ Papa Francesco a ricordarci che oggi più di ieri c’è la necessità di una “nuova immaginazione sociale”, di “ripensare nuove forme di relazione”, di“trasformare la forza della paura in una forza per una nuova immaginazione della carità”.
Ormai il Natale, diceva l’altra mattina Lino, uno dei fedeli che abitualmente vengono a messa la mattina in questa Basilica Cattedrale, è un fatto commerciale. Aggiungo: si sbandierano pii sentimenti il cui slogan è quello di “essere più buoni”. Ma di quale Natale stiamo parlando? Certamente non è quello di Gesù.
Il buonismo non è cristiano e non ha nulla a che vedere con la nascita di Gesù, straniero della Galilea, quindi ignorante, arretrato, pericoloso. Così erano considerati i Galilei dagli abitanti della Giudea.“Gesù è proprio in quanto straniero che rivela chi è Dio, ma è proprio in quanto straniero che viene rigettato” (Papa Francesco).
Non c’era posto a Betlemme per Giuseppe e Maria, in viaggio verso Gerusalemme. Non c’è posto nemmeno oggi per Gesù in quell’umano che lui ha incarnato. Guardare Gesù bambino che commuove e fa tenerezza è fuori luogo se poi il cuore s’indurisce di fronte ad una mamma incinta, al terzo mese di gravidanza, e con un’altra bambina che, a causa del decreto sicurezza, è stata messa su una strada. L’intervento della Caritas di Crotone e della Croce Rossa ha fatto sì che Yousef e Faith, con la loro piccola di sei mesi, cacciati dal centro di accoglienza di Isola di Capo Rizzuto, trovassero una coppia mista che ha offerto loro una casa. Lì nascerà il bimbo che è nel grembo della donna: si chiamerà Miracle.
Mi chiedo: a che serve difendere i valori cristiani come il presepe se poi Gesù, oggi, non trova posto dove nascere?
Andando in giro per i tantissimi luoghi di sofferenza, sparsi su tutto il territorio della nostra Diocesi, ho colto tanto affetto e amore, grazie ai volontari e professionisti che si prendono cura di case famiglia, strutture di accoglienza, ospedali, carceri, case di recupero per tossicodipendenti. Nonostante tanto amore che circola, quante solitudini, quante lacrime, quanti dimenticati. Molti non hanno più contatto con i loro affetti più cari: si sentono parcheggiati e a volte abbandonati. Non c’è posto per loro!
Non c’è posto per chi chiede, ogni giorno, di poter lavorare. E quante volte, dopo tante umiliazioni, ciò che è un diritto sacrosanto viene loro negato offendendo quella dignità umana che viene calpestata o soffocata.
Non c’è posto, in questa stupenda e meravigliosa terra di Basilicata, per i giovani che sono costretti ad andare via numerosi rendendola così sempre più povera e sfruttata delle sue risorse naturali. Una terra da amare, da custodire, da preservare e bonificare dalla tossicità che, purtroppo, soprattutto negli anni passati, è stata oggetto di vandalismo ambientale.
Maria dà alla luce Gesù. Ci sono dei movimenti che questa giovane donna compie, tipici di ogni mamma: “lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia”. La forza dell’amore di Maria sconfigge ogni ingiustizia subita, trasforma un luogo, dove le bestie sono umane più degli umani, in un tempio dove si adora la vita e in quella vita si adora Dio venuto tra noi.
Che bello adorare la vita! Che meraviglia guardare negli occhi un bambino felice perché circondato da tanto amore, dove anche i pastori, i dannati, ricevono e danno lo stesso amore! Che bello cantare un inno alla vita ogni volta che si sente il vagito di un nuovo bambino che nasce! Che tristezza sapere che ogni settimana nel nostro ospedale di Matera ci sono tra i cinque e sette aborti! Che puzza di morte invece che profumo di vita! Anche per loro non c’è posto né a Betlemme né in nessun altro luogo: sono condannati a morire ancor prima di vedere la luce.
Nel Vangelo troviamo scritto che:Un angelo del Signore si presentò a loro (ai pastori) e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo dis¬se loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo.
Vorrei sottolineare in particolare la descrizione che l’evangelista Luca fa della manifestazione del Signore ai pastori. Dice: “la gloria del Signore li avvolse di luce”.Che significa? Sono avvolti dalla presenza di Dio che è reale e che li riempie del suo amore per l’umanità. La luce non la vedono come se stesse davanti a loro, sono completamente avvolti. Il che significa che diventano un tutt’uno con la stessa luce che li possiede, li abita. Capiscono che quell’annuncio, quella luce è per l’umanità intera. Vengono così abbattute le barriere dei pregiudizi, delle tradizioni religiose imborghesite, degli steccati culturali, dei muri costruiti dalle nuove ideologie dal gusto squisitamente razzista. Vengono così costruiti ponti di solidarietà, di fraternità che nella molteplicità di popoli si scopre di essere l’unico popolo di Dio.
Solo così si potrà abbattere e sconfiggere quel fondamentalismo religioso che ha al suo interno un’anima sanguinaria, vendicativa e diabolica dove pur parlando e agendo in nome di Dio, questi non c’è e non esiste. Questo non è il Dio di Gesù nato tra i poveri per distruggere la povertà, nel buio di una grotta per riempirla di luce, nel freddo di un luogo riscaldato dal suo amore.
Alla luce di queste considerazioni, Matera, città europea della cultura, vuole, partendo dai Sassi che la fecero definire “città della vergogna”, come la grotta di Betlemme, porsi all’attenzione mondiale ricca di quell’umanesimo che l’ha resa protagonista nel saper accogliere ed amare la vita, servendola e custodendola nella sua sacralità. Da sempre avvolta da questa luce, oggi da tutti visitata e ammirata, apre gli scrigni dei suoi tesori dialogando e promuovendo la realizzazione di scambi culturali, dove fede e cultura diventano un binomio indissolubile per la vera promozione umana.
La Marcia della Pace che il 31 dicembre vivremo tra le strade dei Sassi della nostra città sarà un ulteriore inno da cantare come melodia da imparare in tutte le lingue. Matera dice all’Europa e al mondo intero: sì alla pace, unica strada che ci innalzerà sempre più verso le realtà eterne; no ad ogni forma di guerra, strada senza ritorno, che ci fa sprofondare negli abissi della morte. Con San Pietro Crisologo diciamo: “Vedete, fratelli, come tutte le creature del cielo e della terra si scambiano il dono della pace: gli angeli dal cielo annunziano pace alla terra, i santi tutti sulla terra lodano insieme Cristo, nostra pace, innalzano tra gli angeli; e i mistici cori cantano: “Osanna nel più alto dei cieli”.
Come Chiesa di Matera – Irsina, affidiamo alla famiglia che questa notte contempliamo nel presepe, Gesù, Giuseppe e Maria, il Sinodo che ci apprestiamo a celebrare. E’ un evento storico ma soprattutto un evento durante il quale vogliamo porre le basi per versare il vino nuovo, che è Gesù, negli otri nuovi, che siamo noi. Il 12 gennaio, vigilia del Battesimo di Gesù, con una solenne cerimonia prima e concelebrazione poi, daremo inizio ufficialmente al Primo Sinodo Diocesano di Matera – Irsina.
Concludo con le parole di S. Leone Magno: Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti. Esulti il santo, perché si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono; riprenda coraggio il pagano, perché è chiamato alla vita. Il Figlio di Dio infatti, giunta la pienezza dei tempi che l’impenetrabile disegno divino aveva disposto, volendo riconciliare con il suo Creatore la natura umana, l’assunse lui stesso in modo che il diavolo, apportatore della morte, fosse vinto da quella stessa natura che prima lui aveva reso schiava. Così alla nascita del Signore gli angeli cantano esultanti: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2, 14).
S. Natale a tutti.