L’opera che il Maestro Antonio Tamburro ha realizzato su commissione privata di Gregorio Esposito in occasione di questo importante appuntamento di Matera a Capitale Europea della Cultura 2019 ha sicuramente del sensazionale. Per chi non lo conoscesse, egli è un artista italiano famoso in tutto il mondo. Le sue opere d’arte sono esposte in prestigiose gallerie d’arte internazionali e arricchiscono numerose collezioni private. Negli ultimi anni ha tenuto importanti mostre a Parigi, Toulouse, Londra, Monaco di Baviera, Berlino, Vienna, St.Moritz, Milano, Roma. Nel 1988, su invito del Comitato Organizzatore del Giro d’Italia, realizza un ciclo di dipinti legati alle corse ciclistiche. Una sua mostra personale e’ stata allestita negli spazi della casa di Giulietta a Verona. Nel 2000 una serie di sue opere vengono esposte alla rassegna “Art Miami 2000″. Nel 2005 la Mondadori gli pubblica la sua monografia della collana “PrAntonio Tamburroesenze” con un testo critico di Dario Micacchi e del pittore Alberto Sughi. Nel 2008 gli è stato commissionato il ritratto di Papa Benedetto XVI che oggi è esposto presso la libreria paolina in San Pietro a Roma. Nel 2009 ha tenuto una mostra antologica a Palazzo Venezia a Roma: “Il senso del tempo”, con una rassegna di dipinti che andavano dal 1980 al 2009. Nel 2012 ha tenuto la mostra pubblica “ColorAzione” insieme al grande designer, scultore e architetto internazionale Gaetano Pesce, al Centro Altinate San Gaetano di Padova. Nel 2012 in occasione delle XXX Olimpiadi dei Giochi estivi di Londra ha esposto alla mostra “Tradition and Innovation – Italian Olympic Spirit” presso Casa Italia CONI, al Queen Elisabeth II Conference Centre Westminster di Londra. Ed è proprio il tema dello Sport, in cui prevale sempre la figura umana, a creare quell’empatia tra passione, storia e cultura. Un connubio artistico che consente ad ogni osservatore di riconoscersi nella sua realtà umana e sociale. Infatti, la posizione di partenza raffigurata da un ginnasta materato, figlio e simbolo di questa terra, anticipa l’evoluzione artistica di una verticale sul mondo. In altre parole, essa diventa l’emblema di questa Città che con i suoi sforzi e con i suoi sacrifici si riappropria della sua dignità elevandosi a Capitale Europea della Cultura 2019. Una proiezione, quella dell’atleta raffigurato nel dipinto, che si pone a metà strada tra un momento di preghiera (in cui solitamente si raccolgono le forze prima di ogni competizione importante) e un gesto di rispetto (l’inchino) verso la nostra città che oggi è diventata per ogni cittadino lucano motivo di orgoglio nel mondo. Neanche la scelta del luogo è casuale visto che è la stessa che ha ispirato il regista Mel Gibson per le scene più importanti nel suo celebre film The Passion.
Lo Sport è quindi cultura e la tecnica pittorica del Maestro Tamburro si presenta ancora una volta vincente perché connotata da un’energia sorprendente e da un dinamismo dirompente unico nel suo genere. Grazie alle ampie pennellate fluide e al tempo stesso decise, i grigi e i neri si inframmezzano nelle tonalità del sasso materano e il rosso riaffiora ancora una volta al centro di ogni suo capolavoro. Infatti, le figure dei suoi dipinti emergendo vittoriose dalla lotta eterna tra luce e ombra. Così come emerge vittoriosa nel suo scorcio cittadino il ritratto di Matera. La luce che dipinge è una luce corporea, viva, quasi irreale nella sua perfezione. Ma, per comprendere sino in fondo il valore di quest’opera, dobbiamo guardare alla critica che il mondo artistico ha saputo raccontare di questo artista molisano. Di lui “si è scritto, nella vasta bibliografia finora raccolta, di affinità con il cosiddetto Realismo esistenziale degli anni tra Cinquanta e Sessanta: quella che un tempo veniva definita Nuova Figurazione, e che è stata un momento travagliato di analisi del reale visionario, attraverso cui sono passati soprattutto certi giovani lombardi di allora: un Ferroni, un Banchieri, un Cremonini; ma anche altri come un Sughi, un Cappelli e, scendendo a Roma, persino un Vespignani. Era quella, come in parte è ancora questa di Tamburro, una pittura nata dal disagio di una situazione culturale e sociale: una reazione al manierismo imperante (dall’Informale alla Pop Art e ora, magari, all’Arte povera). Tamburro appartiene ad una generazione successiva immersa in un contesto per gran parte diverso. Se reazione c’è alla maniera (intesa come dominio della falsa tecnologia) c’è anche ritorno ai valori: cioè raccordo con la grande pittura del passato. Quale pittura? Anzitutto, in linea generale, quella del quoziente freddo, del tocco strisciato e rapido, del luminismo, della visionarietà. E’ una linea che trapassa tutta la storia dell’arte, almeno dal Cinquecento ad oggi: quindi (per fare citazioni meramente semplificative) Tintoretto e El Greco, Van Dyck e i manieristi fiamminghi, Constabole e Fussli, fin magari a certo filone dell’Impressionismo germanico (Slevogt, Corinth) e addirittura a Francis Bacon. Sotto la “modernità” di Tamburro si scorgono gli influssi, sia pure indiretti, di un enorme repertorio pittorico che è alle sue spalle: persino la lezione di certi artisti a cavallo del ‘900 che oggi si riscoprono con interesse, come gli Zom e gli Anders, vale a dire una visione nordica delle cose, filtrata attraverso un che di fuggente, un malessere strano, una punta di angoscia dietro l’apparenza rassicurante, ma come dimenticare taluni virtuosi del pennello, da Frans Hals a Soldini? Il lume di Tamburro nasce da un colpeggiare guizzante, da una frenesia di polso che è stata uno dei cavalli di battaglia della pittura di fine Ottocento. Si potrà obiettare: sono influssi vaghi, reminescenze lontane. Tamburro è e resta un pittore di tocco luministico, rapido e lucido, fatto di sciabolate sicure che incidono l’oggetto, irrorandolo appunto di una sua luce interna. E’ il gusto frenetico della pittura in sé: pittura come magia degli occhi, come incantamento, come novella Medusa che atterrisce e seduce. Allor può scivolar via l’ombra trepida d’un Tintoretto, e persino la solarità sontuosa d’un Rubens. Dagli occhi il messaggio in codice passa alla mente e si fa fantasma corrusco, spiritello guizzante, appunto brivido di luce. (critica di http://asp.prato.confartigianato.it/Confarte/Artista/critica.asp?IdCritica=118 )”. Paolo Rizzi Nella pittura di Tamburro è l’atmosfera che fa l’opera. Egli riesce a catturare la vita come in uno scatto fotografico e a cogliere l’essenza, ma le atmosfere dei suoi dipinti riescono a dire molto di più di una fotografia. Esse sanno raccontare in profondità la vera esistenza dell’uomo, andando oltre la realtà a cui tutti noi siamo abituati. E’ per questo motivo che l’opera commissionata al Maestro Antonio Tamburro in occasione della celebrazione di Matera a Capitale Europea della Cultura 2019 è destinata a rimanere patrimonio culturale della storia di questa Città.
Dic 27