“Il reddito di cittadinanza può servire a formare una nuova generazione di artigiani d’eccellenza, qualificando in questo modo un settore in cui operano circa 10.500 imprese, cuore pulsante dell’economia regionale con più di 17.000 persone impiegate”. Lo dichiara il presidente Comitato tecnico regionale Artigiancassa, Filippo Gesualdi, in merito alla possibilità di accorpare misure diverse, sul piano regionale e nazionale, per favorire il comparto dell’artigianato.
“Sono convinto – dice Gesualdi – che l’integrazione tra il reddito di cittadinanza, le diverse misure già in essere come gli sgravi vigenti per l’apprendistato ed alcuni interventi complementari varati dalla nostra regione, come i bandi over 35 e le misure destinate a diplomati e laureati, consentirebbero di agire sia per la formazione professionale mirata di giovani artigiani attraverso il coinvolgimento delle botteghe artigiane (sono 723 quelle di antichi mestieri in Basilicata) che diventano botteghe scuola, sotto la sapiente guida del maestro artigiano che svolge attività di docenza e di tutor per la formazione pratica degli allievi artigiani, sia per garantire loro un sostegno economico. Non bisogna dimenticare, infatti, le qualifiche regionali di maestro artigiano e bottega scuola che sono le basi per la creazione di quella trasmissione del sapere e del saper fare, l’unico strumento realmente utile per un ricambio generazionale delle professionalità nel settore dell’artigianato”.
“Bisogna prendere coscienza – prosegue il presidente Ctr Artigiancassa – che il settore dell’artigianato è un giacimento da trasformare in sviluppo e lavoro reale. La misura meramente assistenziale del reddito di cittadinanza potrebbe trasformarsi per i nostri giovani in una leva per lo sviluppo, favorendo l’ingresso nelle realtà produttive di persone che altrimenti rischierebbero di restare ai margini della società, contribuendo a rilanciare il made in Italy apprezzato in tutto il mondo. Bisogna, però, trovare un raccordo tra beneficiari, micro-imprese, e realtà artigianali, individuando le modalità attraverso un confronto tra le istituzioni e le associazioni rappresentative. In pratica, il reddito di cittadinanza dovrebbe essere una sorta di leva d’ingresso nel mondo del lavoro e dell’impresa, dando priorità a settori come l’artigianato d’eccellenza valorizzando l’innovazione applicata ai vecchi mestieri”.
“Oggi – conclude Gesualdi – domina un modello culturale che contrappone la conoscenza al lavoro concreto, la formazione teorica alle competenze tecniche e pratiche, con il risultato che i giovani non trovano lavoro e le imprese non riescono ad assumere lavoratori con figure che l’imprenditoria locale richiede”.
Gen 07