Roberto Speranza, parlamentare di Articolo Uno-Mdp, in una nota esprime alcune riflessioni in vista della cerimonia inaugurale di Matera capitale europea della cultura 2019. Di seguito la nota integrale.
Dal 19 gennaio 2019 Matera sarà Capitale europea della Cultura.
È un evento straordinario, che credo meriti una riflessione capace di andare ben oltre i confini del legittimo orgoglio di chi è figlio di quel pezzo di Sud.
Negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra, Matera fu considerata una vera e propria “vergogna nazionale”.
Le pagine del “Cristo si è fermato ad Eboli” di Carlo Levi offrirono una dimensione non più solo locale alle drammatiche condizioni di vita in cui versava una parte del nostro Paese. Fa effetto rileggere oggi quelle parole che sembrano collocate in un tempo molto più lontano:
“Dentro quei buchi neri dalle pareti di terra vedevo i letti, le misere suppellettili, i cenci stesi. Sul pavimento erano sdraiati i cani, le pecore, le capre, i maiali. Ogni famiglia ha in genere una sola di quelle grotte per abitazione e ci dormono tutti insieme, uomini, donne, bambini, bestie. Di bambini ce n’era un’infinità. nudi o coperti di stracci. Ho visto dei bambini seduti sull’uscio delle case, nella sporcizia, al sole che scottava, con gli occhi semichiusi e le palpebre rosse e gonfie. Era il tracoma. Sapevo che ce n’era quaggiù: ma vederlo così nel sudiciume e nella miseria è un’altra cosa.”
Parole dure come pietre, da leggere e rileggere per capire la nostra storia, chi siamo e da dove veniamo. La storia non si cancella. E della storia non ci si vergogna. E’ una lezione continua che serve a costruire il futuro.
Le parole di Levi offrono una fotografia realista degli anni della ricostruzione e delle enormi contraddizioni della stagione di passaggio verso la modernità della civiltà contadina nel Mezzogiorno. Proprio queste parole stimolarono le forze politiche di allora a farsi carico della vicenda Matera come simbolo della questione meridionale.
Oggi questi “Sassi”, da vergogna sono diventati lustro per tutto il Paese. Patrimonio dell’Unesco già dal 1993, e ora Capitale Europea della Cultura, un traguardo ambizioso e impensabile solo pochi decenni fa.
È un messaggio potente e meraviglioso. È un canto di riscatto e di rinascita che riguarda non solo la Basilicata, ma tutto il Sud Italia e tutti i Sud del mondo. È l’idea che il destino non è già scritto e che il futuro di una comunità dipende sempre dalla visione e dall’impegno degli uomini che la vivono.
Auguri Matera.
We Buffone provocatore da quattro soldi. Solito ipocrita di montagna, tu ed il tuo anonimo paese in quella “storia” ci sei ancora rimasto… Perché non scrivi mai quello che si diceva sul tuo anonimo paese di putenz:
“La maggior parte della popolazione viveva in tuguri orribili: I sottani erano alloggi di pochi metri quadrati ricavati nelle parti inferiori delle abitazioni, generalmente al di sotto del livello stradale. In questi tuguri abitavano assieme famiglie ed animali. Non era nemmeno raro che più famiglie dividessero lo stesso sottano, separate solo da una semplice tenda, insieme a muli, maiali, senza finestre e senza ne fogna e ne luce, come dei ratti”.
Te la sogni una storia di 9.000 anni in quello SCONOSCIUTO luogo in cui sei nato.