Il sistema delle imprese, nonostante un 2018 trascorso con l’affanno, alla fine mette a segno un saldo positivo tra aperture e chiusure. In Basilicata il saldo tra iscrizioni e cessazioni è di 290 unità anche se nel comparto artigiano si registra la “maggiore sofferenza” (meno 199 ditte). A riferirlo è il Centro Studi Confcommercio Imprese Italia Potenza che ha rielaborato su scala regionale e provinciale i dati Unioncamere nazionale. In dettaglio a Matera le iscrizioni sono state 2.131 e le cessazioni 980 (saldo 151) e a Potenza le iscrizioni 1.869 e le cessazioni 1.730 (saldo 139). A livello nazionale nell’anno da poco concluso i terminali delle Camere di commercio hanno registrato l’iscrizione di 348.492 nuove imprese (8.500 in meno rispetto al 2017) e 316.877 chiusure di imprese esistenti (quasi 6mila in più rispetto all’anno precedente). Il risultato di queste due dinamiche ha consegnato a fine dicembre un saldo positivo per 31.615 imprese, una crescita dello 0,5%. Anche se positivo, il dato 2018 segna un rallentamento rispetto al 2017. E’ stato il Mezzogiorno a trainare la crescita del tessuto imprenditoriale del Paese nell’anno appena concluso. Quasi il 60% del saldo è dovuto alla performance di Sud e Isole, dove il bilancio è stato positivo per 18.705 unità. In crescita le società di capitali mentre diminuiscono imprese individuali e società di persone. Continua la difficoltà del settore artigiano. “Resta alta la voglia di impresa degli italiani, anche se si avvertono segnali di indebolimento da non trascurare. Occorre sostenere ancora questa vitalità imprenditoriale, anche se la sfida per il sistema Paese è quella di permettere alle aziende di restare sul mercato, contribuendo così alla stessa crescita occupazionale”, ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli. Il tasso di crescita in tutte e quattro le aree presenta risultati peggiori, rispetto al 2017. A livello aggregato i quattro settori più significativi per numerosità di imprese mostrano tutti segnali di arretramento. Se, rispetto al 2017, un segno in campo negativo non rappresenta una novità per manifattura, agricoltura e costruzioni, il passaggio al segno meno lo è per il commercio che chiude il 2018 con oltre 6mila unità in meno, risultato che lo colloca all’ultimo posto della graduatoria. Tutti gli altri settori economici, negli ultimi dodici mesi, hanno chiuso il bilancio anagrafico in campo positivo. In termini assoluti, a guadagnare di più è stato quello delle attività di alloggio e ristorazione (8.318 imprese in più nell’anno), seguito dalle attività dei servizi professionali, tecnici e scientifici (+6.093) e quelle di noleggio e servizi alle imprese (+5.915). Il più dinamico in termini di crescita imprenditoriale è invece il comparto della sanità cresciuta del 3,6% a fronte di una crescita media dello 0,5%. Oltre la soglia del 3% anche le attività di noleggio e servizi alle imprese e quelle di fornitura energia elettrica e gas. Quanto all’artigianato, il bilancio dell’anno (-13.433 imprese) segna complessivamente un peggioramento rispetto a quello, pur sempre negativo, del 2017, quando chiuse con una perdita di 11.429 unità. Guardando al mondo artigiano, negli ultimi dodici mesi hanno fatto meglio le imprese di noleggio e servizi alle imprese (1.301 imprese in più), dei servizi alla persona (+757) e le attività di informazione e comunicazione (+198). In rosso le costruzioni (-6.722 in meno nel 2018), le attività manifatturiere artigiane (-5.488) e dei trasporti e magazzinaggio (-1.699). La lettura dei dati dal punto di vista delle forme organizzative delle imprese evidenzia, in modo indiscutibile, il rafforzamento strutturale del sistema imprenditoriale.
Per Fausto De Mare presidente Confcommercio Potenza e componente della Giunta esecutiva della Camera di Commercio Basilicata “c’è una novità importante per il comparto commerciale. La legge di Bilancio 2019 prevede la reintroduzione strutturale degli indennizzi per le attività commerciali in crisi. E’ una misura fortemente voluta da Confcommercio, che colma un vuoto che durava ormai da oltre due anni e che consentirà a tanti operatori del settore costretti a chiudere anticipatamente la loro attività di poter contare su uno strumento concreto, in grado di accompagnarli alla pensione secondo i medesimi criteri e requisiti previsti dal decreto legislativo 28 marzo 1996, numero 207 (almeno 5 anni di iscrizione alla Gestione Commercianti Inps al momento della cessazione dell’attività commerciale, 62 anni di età per gli uomini e 57 anni per le donne). Un importante risultato, insomma, ottenuto grazie all’azione di Confcommercio e che ripristina, di fatto, l’unica forma di sostegno economico per migliaia di lavoratori autonomi – titolari o coadiutori di attività commerciale al minuto in sede fissa, anche abbinata ad attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande; titolari o coadiutori di attività commerciale su aree pubbliche; esercenti attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande; agenti e rappresentanti di commercio (articolo 59, comma 58, legge 449/1997) – che ne hanno peraltro sempre sostenuto il costo, attraverso la specifica contribuzione a carico di tutta la categoria, senza quindi gravare in alcun modo sulla finanza pubblica.
Gen 28