“Dopo la forte denuncia in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario in Basilicata sulla pericolosità del Centro di Accoglienza per richiedenti asilo di Palazzo San Gervasio quanto è accaduto al Cara di Mineo, in Sicilia, dà più forza alla nostra denuncia che si trasforma in irresponsabilità delittuosa se lo Stato italiano non sarà in grado di dare risposte dure. Prima fra tutte: il ripristino della legalità con la chiusura dei Cara di Palazzo e di Mineo e il rimpatrio immediato degli extracomunitari mafiosi a cominciare dai nigeriani”. A sostenerlo è Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) riferendo che i detenuti nigeriani nelle nostre celle sono solo una piccolissima parte delle migliaia affiliate ai cosiddetti “cult”, i gruppi criminali provenienti dalla Nigeria che dalle metropoli del Nord e da Roma hanno invaso città medio grandi del Sud. Nel 2017, secondo dati più recenti, su 12.387 reati firmati dalla criminalità nigeriana (un quinto di quelli commessi da tutti gli stranieri da noi), 8.594 avvengono al Nord, 1.675 al Centro, 1.434 al Sud, 684 nelle Isole. E come non ricordare – aggiunge – i continui arresti a Potenza e in altri centri di nigeriani per spaccio di droga e i fatti dell’”enclave nigeriana” di Castel Volturno con le recenti e sconvolgenti notizie sull’orrendo business di traffico di organi umani. Leggere dai giornali di indagini su donne e bambini “squartati” per sacrifici e riti magici, di reni ed organi espianti da bambini o donne rapiti, provoca profonda indignazione che intendiamo accompagnare con iniziative di mobilitazione popolare e protesta già previste per le prossime settimane in Sicilia e in Campania. Se il procuratore di Potenza come il suo collega di Catania parlano di “una brutalità impressionante” nel Cara di Palazzo e di Mineo non c’è più nulla da sottovalutare per attuare una lotta senza tregua alla mafia nigeriana. Inoltre – aggiunge Di Giacomo – abbiamo messo in guardia il Ministro alla Giustizia Bonafede contro il fenomeno di affiliazione che avviene nelle carceri ad opera di nigeriani giovanissimi e autori di reati minori secondo i meccanismi collaudati dai capimafia. La cella diventa il luogo preferito per “formare” nuovi criminali sempre più spietati come testimoniano tante aggressioni a persone anziane e violenze sessuali contro donne italiane. È il clima buonista dell’accoglienza – conclude Di Giacomo – a favorire la ramificazione di nigeriani nelle nostre città, un clima che non può essere ulteriormente tollerato provvedendo al rimpatrio di tutti i criminali.
Gen 29