Lo storico materano Gianni Maragno traccia un’analisi storica del percorso che ha portato Matera a conquistare il titolo di capitale europea della cultura 2019.
Gianni Maragno: “Il Monaco bianco e Matera capitale europea della cultura 2019”.
i seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Il cammino che ha portato la città di Matera a Capitale Europea della Cultura per il 2019 è stato costellato di asperità, di privazioni, ma anche di solidarietà e di riscatto.
Soltanto 50 anni fa Matera era conosciuta come “vergogna nazionale”, a causa dell’insalubrità delle abitazioni dei Sassi, dove dimorava la maggior parte della popolazione residente.
Eppure, nella microstoria del nostro Paese, Matera merita una pagina importante, scritta in maniera singolare da un personaggio all’apparenza stravagante, ma che seppe tracciare un solco indelebile in direzione dell’emancipazione degli umili e dei diseredati.
Luigi Loperfido, conosciuto come il “Monaco Bianco”, fu il primo a rappresentare nella Matera di fine ‘800 e inizio ‘900 la tensione di una contestazione globale che si muoveva dall’organizzazione di circoli e leghe contadine di resistenza e lavoro al dissidio con la gerarchia cattolica, per una organizzazione economica differente della società.
Emigrato giovanissimo a New York, Luigi Loperfido si fece strada come scultore, ma ben presto decise di rinunciare ad una ben avviata carriera di artista per ritornare in Italia e realizzare una Scuola d’Arte gratuita, in favore dei bambini poveri. Imbevuto di cultura americana, capi che, per incitare alla donazione generosa, al fine di realizzare l’agognato progetto della Scuola, occorreva colpire la fantasia popolare. Fu così che volle vestire come un antico ateniese, avvolgendosi con un largo lenzuolo bianco, calzando sandali di legno ai piedi, acconciando la chioma lunga e inanellata e la barba alla nazarena. Ma le condizioni di estrema povertà di Matera lo indussero a mettere da parte l’inventiva d’artista, per abbracciare le esigenze dei contadini e pastori che presto lo osannarono come un Messia. Alla Lega di Resistenza e Lavoro, capeggiata dal Monaco Bianco, aderirono ben presto migliaia di famiglie contadine. Migliori condizioni di vita, pane e lavoro, portarono la Lega del Monaco Bianco ad indire lo sciopero cittadino del 1902: si verificarono disordini e si contò anche un morto tra i soci.
Per la prima volta l’attenzione anche nazionale si focalizzò sulla condizione esemplare di Matera. Lo scontro tra due realtà che convivevano nel territorio della stessa città, una nella parte alta e agiata, con i palazzi signorili e la cattedrale, e l’altra invece dei bassi, altamente insalubre caratterizzata dal fetore pestilenziale e dalle grotte umide e buie. Si trattò di uno scontro epocale per Matera; a seguito del processo seguito a quella drammatica manifestazione di piazza, il Monaco Bianco, imputato insieme ad altri 22 contadini, ritenne di non dover più guidare la Lega e fece la scelta di aderire alla chiesa Evangelica Battista, formando il primo nucleo della comunità di Matera.
Anche nella scelta del luogo di culto il Pastore Luigi Loperfido volle essere innovativo. Prese in fitto un ipogeo, che la stampa dell’epoca sosteneva, attribuendolo ad una epoca molto antica, trattarsi dell’antico Teatro degli Horei, descrivendo gli abitanti come i biblici Horei, una leggendaria popolazione che viveva nelle grotte scavate delle montagne.
Fu l’occasione che diede voce a quanti che fino ad allora vivevano una condizione di esclusione sociale di trovare una degna e responsabile rappresentanza, primo passo per una progressiva integrazione sociale ed economica.
Fu cosi che nel 1925, soltanto pochi anni prima della nascita di un altro notissimo Pastore Battista, Martin Luther King, il Monaco Bianco teneva le sue prediche nelle Chiese Battiste del Bronx e di Manhattan, anticipando con la sua testimonianza in favore dell’emancipazione dei contadini poveri di Matera, quello che il suo collega farà per i negri d’America.
Il confronto ha sempre animato la personalità di Luigi Loperfido, scultore, sindacalista, ministro di culto. Questa sua incostante poliedricità, attraente e decisiva nei contatti sociali, non fu sempre adeguatamente compresa; nascondeva, probabilmente, un intimo desiderio missionario teso ad aiutare gli altri, soprattutto se carenti di mezzi per affrontare le difficoltà della vita.
Propensione che lo portò spesso a primeggiare nella pace senza mai indietreggiare di fronte ai soprusi e alle violenze, in special modo se dirette agli ultimi. Fu un precursore per tutta la vita.
Da materano – forse in maniera singolare o bizzarra – manifestava la naturale disponibilità della gente del luogo ad accogliere e prestare attenzione per ogni forma di diversità o specificità estranea. In vita non ebbe quel risalto che avrebbe meritato, ma i frutti dell’emancipazione delle masse da Luigi fortemente voluta, sarebbe arrivata sotto forma di retaggio proprio nella Chiesa della Comunità Battista fondata dal Monaco Bianco con il rito di Pasqua trasmesso in eurovisione dalla RAI nel 2014, anticipando, quasi profeticamente, la futura scelta della città a capitale europea della cultura. Cultura che parte e si alimenta anche attraverso il dialogo tra religioni e confessioni; non è un caso che il giorno prima della cerimonia ufficiale per la proclamazione a Capitale Europea della cultura, nell’ambito della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, l’Arcivescovo della Diocesi di Matera Irsina ha pregato nella Chiesa della Comunità Battista di Matera fondata dal Monaco Bianco. Anche a lui va il merito di aver saputo introdurre, oltre un secolo fa, una forma silenziosa di cultura salda e popolare che ha contribuito alla investitura della Città dei Sassi nel prestigioso ruolo per il 2019.
Gianni Maragno