Nel pomeriggio di domenica 27 gennaio si è svolto a Matera presso il Vicolo Cieco il caffè letterario sul tema “Matera Capitale 2019: prima, durante….e dopo ?” , organizzato da Gaetano Danzi e Angelo Palumbo (soci fondatori di Ad Pythagoram) a seguito delle sollecitazioni di diversi cittadini culturalmente impegnati fra cui, in primis, Paolo Irene e Michele De Novellis; l’intento ovviamente era quello di permettere anche agli “abitanti culturali” di confrontarsi di persona su un tema così sentito, al fine di uscire dal tunnel dei social network.
All’evento hanno partecipato circa 30 persone, molte delle quali in rappresentanza di varie associazioni attive sul territorio.
Meritano di essere riportate sinteticamente le dichiarazioni di alcuni partecipanti:
Saverio Ciccimarra (docente di storia e filosofia), premettendo di essere un estimatore di Platone, ha affermato che la nostra società è erede della cultura greco-romana poi evolutasi in quella cristiana; ha quindi stigmatizzato la cena di gala svolta la sera del 18 gennaio a Palazzo Lanfranchi a ridosso delle opere ivi esposte; trattasi di un atto che va contro il senso della civiltà; quella quadreria costituisce i nostri Uffizi, la nostra Brera; come diceva Giorgio Bassani, è un luogo dove pensare e non deglutire cibi; tale atto, inoltre, espone la nostra città a inutili polemiche con Palazzo san Gervasio, che da anni richiede la restituzione della collezione D’Errico.
Maristella Trombetta (docente di filosofia estetica), condividendo il predetto intervento, ha contestato, inoltre, come anche il senso della nostra origine contadina sia stato ridotto unicamente a giri di bande di paese. Le istituzioni non stanno intervenendo per invertire tale tendenza e le nostre migliori intelligenze sono state messe a tacere. Occorre agire da cittadini e non da sudditi. Ha detto di aver scritto una lettera polemica a Renzi che si è arrogato il merito della vittoria di Matera 2019. Occorre creare un progetto alternativo anche partendo da incontri liberi come questi caffè letterari. Infine ha sottolineato come sia stata implementata un’azione di sviluppo di turismo di massa che sta vampirizzando una città che, invece, già in passato vantava delle presenze culturali attratte da festival musicali e da mostre di alto livello.
Michele De Novellis ha ricordato come la dichiarazione di Renzi sulla vittoria di Matera non sia del tutto priva di fondamento. E’ stato palese il ruolo avuto dalla politica nell’individuazione di Matera come capitale europea della cultura. Semmai ha evidenziato l’assenza di una lettura profonda sulla storia della città che è ormai soltanto una bellissima cartolina per i mezzi di comunicazione; ha contestato la qualità della mostra “Ars excavandi”, rimarcando , infine , la disorganizzazione della Fondazione che è una emanazione della politica.
Enzo Acito (ex assessore del Comune di Matera) ha dichiarato di ritenere affascinante il tema proposto per la serata e, rispondendo alla prof.ssa Trombetta, ha ricordato che, in qualità di ex assessore, stava portando avanti un progetto ad hoc che poi è stato di fatto bloccato. Dopo il 2019 molte attività ricettive subiranno una contrazione perché diminuiranno le presenze turistiche; lui stava lavorando alla creazione di un’attività economica che sostenesse il settore turistico anche per il futuro. Per conservare un’alta percentuale di presenze, bisognerà fare in modo che i flussi turistici si fermino in città per almeno tre giorni. Per ottenere questo risultato stava redigendo un piano di contaminazione tra industria turistica e tecnologia, sostenuta dal 5G. Questo progetto però è stato rallentato e ridimensionato dalla politica.
Emilio Petrigliano (commercialista) ha ricordato che le previsioni in questo campo non sempre sono veritiere. Pur concordando con la visione di Acito, ha ribadito che occorre fare sistema tra le diverse realtà culturali della regione, ma ovviamente non solo con l’apporto di una classe politica adeguata, ma anche con le iniziative imprenditoriali, in assenza delle quali non si andrà molto lontano.
Vito Epifania (uno dei promotori nel 2008 della candidatura di Matera) ha ricordato il vero significato di essere Capitale Europea della cultura. Dal suo punto di vista Matera è stata favorita, non solo dalla sua bellezza ma dall’essere anche area svantaggiata. Inoltre, la Commissione europea ha voluto premiare l’attivismo di tutta una comunità. Il tradimento della politica si è manifestato nell’usare questo entusiasmo popolare per poi trincerarsi unicamente dietro le attività del Comitato. Andava invece normata e istituzionalizzata questa partecipazione dal basso. La programmazione culturale non può essere costruita su Facebook.
Luigi Martulli (commercialista) ha evidenziato che, nonostante la sua lunga esperienza nella realizzazione di progetti europei, le competenze della sua associazione sono state del tutto ignorate. Concordando con gli interventi precedenti, ha stigmatizzato in particolare come un fatto gravissimo la cena a Palazzo Lanfranchi.
A Matera saranno riproposti i metodi e gli spettacoli proposti nelle altre capitali europee della cultura. Dire, poi, che occorre fare sistema non ha senso. Vi sono dei livelli operativi intermedi che rendono impossibile questa unità. E’ anche vero che la partecipazione dal basso è fondamentale. In questo senso la politica ha fallito. La gestione della cultura è solo nelle mani della Fondazione. Anche il progetto del 5G si è arenato. Le attività circensi favoriranno solo una piccola fetta di materani. Occorre quindi protestare con un documento comune per rimarcare la mancanza di un piano strategico di reale sviluppo per il territorio.
Raffaele Pentasuglia (artista) ha rimarcato il fallimento dell’azione politica regionale e locale, ricordando fra l’altro il mancato completamento delle grandi infrastrutture. Egli però non è del tutto pessimista su Matera 2019 che comunque ha prodotto e potrà produrre anche tante cose positive, specialmente nel lungo periodo con le coproduzioni.
Angelo Palumbo (docente di storia dell’arte) ha invece avanzato delle forti perplessità proprio sulle coproduzioni perché , ad oggi, non se ne sa ancora ufficialmente niente, tanto che sul sito della Fondazione non sono ancora riportati i dati relativi a tali attività.
Riccardo Danzi, giovane che ha scelto di restare a Matera e di impegnarsi per il suo sviluppo, ha affermato come sia stata volutamente scissa l’azione della Fondazione da quella amministrativa. La politica quindi ha fallito anche sotto tale profilo, pur evidenziando che una parte di responsabilità va addebitata pure ai cittadini che non hanno avuto il coraggio di contrastare questo processo nefasto.
Pio Acito, storico esponente di Legambiente, ha provocatoriamente detto di non sentirsi erede della cultura greco-romana-cristiana, ma di sentirsi più vicino a quella orientale come la filosofia taoista. Ha ricordato a chi ha criticato la mostra dell’arch. Laureano, le difficoltà e le pastoie burocratiche che hanno frenato un’esposizione costruita in soli 15 giorni e 350 mq. . Anche lui, quindi, ha stigmatizzato i giochi politici che hanno, di fatto, riportato la minoranza ai vertici dell’amministrazione comunale e della Fondazione.
Pino Di Pede (Associazione Matera 2019) ha sottolineato che il dato positivo di questa operazione è aver dimostrato come si possano creare progetti complessi partendo dal basso. Occorre quindi ripartire dalla città. Si è ancora in tempo a proporre qualcosa di alternativo all’eventificio che sarà programmato dalla Fondazione. A tale fine bisogna fare rete e ricordare alla politica che non siamo sudditi ma artefici del nostro futuro.
Mariantonietta Montemurro, invece, ha posto l’attenzione anche su possibili aspetti positivi di questo processo, sottolineano però come sia stati dimenticati , sia la storia che gli intellettuali del passato di questa città che hanno posto le basi per arrivare a Matera 2019. Luci e ombre, quindi. Sicuramente è errato non aver dato spazio alle intelligenze locali e non aver incentivato la partecipazione attiva dei cittadini nel costruire il progetto. Colpevole quindi la politica. Ha poi ricordato come la battaglia per la salvaguardia dei pini di Via Lanera sia stata un esempio vero di democrazia partecipata, ponendosi come modello a cui guardare analogamente a quanto fatto in altre città europee.
Tiziana Chita (docente di storia dell’arte) ha stigmatizzato la disorganizzazione e l’assenza di trasparenza nell’assegnazione dei pass per la serata inaugurale del 19. Si è detta disgustata per la cena a Palazzo Lanfranchi e per l’assenza di rispetto per il valore artistico delle opere e del loro ruolo simbolico. Inoltre, realizzare scadenti lumi di design nei pressi del quadro “Lucania 61” è stato per lei come uno sfregio al valore simbolico di quell’opera , col rischio pure di danneggiarla per le tante persone presenti. Ha poi continuato l’elenco negativo ricordando le anti-ecologiche bandierine di plastica che hanno invaso la città e il voler annullare il ricordo dei nostri modelli del passato, da Levi a Scotellaro.
L’attore e imprenditore Nando Irene, padrone di casa, ha affermato che il fenomeno di “Matera 2019”, da un lato ha svuotato nuovamente i Sassi dei suoi abitanti non temporanei, dall’altro lo ha riempito di attività ricettive (300 ad oggi); Comune e Fondazione dovrebbero fare una programmazione turistico-culturale tale da evitare picchi ingestibili di turisti in periodi ristretti, seguiti poi da periodi morti da un punto di vista commerciale. Ha criticato la totale assenza delle infrastrutture e la inutilità della stazione FAL.
Teo Di Chio (docente di filosofia), infine, ha concluso gli interventi con una pessimistica osservazione su Matera Capitale Europea della Cultura 2019 : i tanti studenti e la gente di strada ascoltata sono interessati unicamente al dato ludico della manifestazione.
La fotogallery del Caffè letterario (foto www.SassiLive.it)