Il presidente della Fondazione Matera-Basilicata 2019, Salvatore Adduce risponde alla lettera inviata dallo storico materano Giovanni Caserta in cui si evidenziavano le criticità della giornata inaugurale di Matera 2019 e si invitavano le istituzioni a lavorare per garantire sviluppo e lavoro al nostro territorio. Di seguito la nota integrale di Salvatore Adduce e la lettera aperta già pubblicata di Giovanni Caserta.
Al mio sempre carissimo professor Caserta
Carissimo professore mio,
leggo con grande interesse la tua lettera con la quale mi hai comunicato le tue osservazioni sulla giornata inaugurale del 19 gennaio. Intanto, sono felice dell’attenzione che rivolgi alla nostra comunità e sono pure contento che tu abbia deciso di rivolgerti a me direttamente per farmi notare le cose che secondo te non vanno.
Condivido la prima parte della tua lettera. Abbiamo fatto molta fatica con la Rai a definire contenuti e la scaletta della programmazione. È stato un fatto straordinario avere coinvolto Gigi Proietti e non un qualsiasi “bravo presentatore”. Per il resto “mamma Rai” non consente quasi mai che si metta becco nelle trasmissioni soprattutto quando si tratta di dirette TV in orari sensibili semplicemente perché l’attitudine ossessiva a parametrare il tutto su un pubblico generico da conquistare e contabilizzare con il misuratore Auditel fa a pugni troppo spesso con la qualità e soprattutto con la specificità dei luoghi e della cultura degli stessi.
E tuttavia la giornata inaugurale si è caratterizzata attraverso una molteplicità di iniziative che hanno avuto come denominatore comune una grandissima, forse persino imprevedibile partecipazione di cittadini di Matera e provenienti da ogni dove confermando che Matera 2019 ha conquistato un’anima popolare che di per sé costituisce un patrimonio eccezionale. Orgoglio, consapevolezza, volontà di esserci sono fattori distintivi di una manifestazione che durerà per tutto l’anno e potrà avere effetti benefici negli anni a venire. Ci viene riconosciuto che è la prima volta che accade per una capitale europea della cultura. Riconoscerai anche tu che anche per le città italiane, Firenze nel 1986, Bologna nel 2000 e Genova nel 2004, non vi fu una risonanza così grande dell’evento. Forse quelle città potevano farne a meno. Noi no. Noi avevamo e abbiamo bisogno di grandissima visibilità. E comunque il clamore, l’interesse, la curiosità che Matera è riuscita a suscitare non ha eguali nell’esperienza della Misura ECOC (capitale europea della cultura), tanto che il nostro costituirà un vero e proprio “caso” che la Commissione vorrà studiare e approfondire. E’ un dono che facciamo all’Europa oltre che all’Italia.
E la circostanza che questo è il frutto di un lavoro intensissimo di una piccola città del sud Italia aumenta il nostro orgoglio e fornisce una indicazione formidabile sulle nostre potenzialità solo se per una volta correggiamo l’inclinazione a richiedere costantemente attenzione da parte dei decisori di turno per aprirci al resto del mondo offrendo un originale e virtuoso esempio di programmazione intelligente, aperta, capace di suscitare energie straordinarie da mettere a disposizione non solo della nostra terra ma di una vastissima platea di cittadini di ogni parte d’Europa. Questo risultato che noi abbiamo costruito è la base su cui può oggi poggiare un grande progetto strategico che facendo leva su Matera potrà coinvolgere almeno l’intera Regione Basilicata. Si tratta proprio di partire da qui per delineare un futuro che oggi più che mai è a portata di mano. E’ necessaria una classe dirigente consapevole capace di affrontare le questioni che tu richiami nella seconda parte della tua lettera.
Ho avuto già modo in altre occasioni di offrirti, con il rispetto che ti devo, valutazioni che si riferiscono alla funzione o più correttamente agli scopi della Fondazione Matera 2019 che nasce per realizzare il programma contenuto nel dossier e null’altro. Tu mi sottoponi costruttivamente e legittimamente gli spunti per un vero e proprio programma economico la cui competenza va rintracciata nei soggetti che devono occuparsi della nostra terra. Infrastrutture, agricoltura, industria, servizi. In definitiva mi proponi di far svolgere alla Fondazione una funzione impropria, che invece è del Comune, della Provincia e soprattutto della Regione e del Governo nazionale, magari insieme, attraverso una intesa (accordo di programma, intesa istituzionale di programma….) che delinei e finanzi un grande progetto di sviluppo.
La notorietà e la funzione acquisita da Matera anche grazie al lavoro compiuto dalla Fondazione può costituire una base di rilancio del dibattito e dell’azione politica per assicurare un futuro produttivo alla nostra terra. E non solo alla nostra amata città.
Con immutata stima e affetto sterminato.
Salvatore Adduce, Presidente Fondazione Matera-Basilicata 2019
Cerimonia inaugurale Matera 2019, Giovanni Caserta scrive a Salvatore Adduce: “Show su Rai 1 deludente, adesso occorre lavorare per infrastrutture e lavoro”
Dieci giorni dopo la cerimonia inaugurale di Matera capitale europea della cultura 2019 lo storico materano Giovanni Caserta ha inviato una lettera aperta al presidente della Fondazione Matera-Basilicata 2019, Salvatore Adduce.
Di seguito la nota integrale.
Caro Salvatore,
ci avevano detto che Gigi Proietti, grande attore dalle mille risorse, non è, tuttavia, un presentatore. Per giunta la giornata si era fatta improvvisamente fredda e piovosa. In quelle condizioni, parlare al riparo del palco ad un pubblico che soffre il freddo e l’acqua, e quindi non vede l’ora che tutto si concluda, non è facile. A fianco a Proietti è stato messo, in omaggio alla sua lucanità, ma con ruolo marginale, Rocco Papaleo. E’ stato chiamato un valente pianista, Stefano Bollani, cui, senza una valida ragione, è stato affidato ilcompito minimale di dimostrare come la musica possa essere oggetto di contaminazione, sia pure nel senso più nobile e più letterario della parola. C’è stato un riferimento al maestro Gervaso, che,già direttore, nella storia del Conservatorio materano ha avuto un notevole ruolo. Ma non è bastato ad accendere gli animi. Si è risentito il ritmo del Carosello televisivo: troppo poco, troppo banale! Sono stati tutti elementi che, di scarso vigore e di scarso interesse per il pubblico, non sono serviti ad alleggerire il freddo della pioggia e di una serata in Piazza San Pietro Caveoso, sempre esposta alla corrente fredda e umida della Gravina, che, come è noto, cacciò via dal loro monastero, per due volte, le monache di Sant’Agata e Santa Lucia.
Sono stati motivi, questi, per cui la chiusura dei festeggiamenti di Matera 2019 è stata deludente e, certamente, in contrasto con tutti i clamori e i costosi quanto speciosi ritrovati che negli anni si erano registrati. Chissà perché Proietti ha letto versi di Lorenzo il Magnifico, da Matera tanto lontano!Il legame tra il Rinascimento fiorentino e quello materano è filo troppo sottile. Ti pare? Una romanza debitamente scelta e cantata da un tenore o soprano, magari del nostro Conservatorio, meglio avrebbe risposto alle attese della serata, per quanto fredda.E sotto altra veste avrebbe fatto conoscere la città! Non dico nulla della scelta di una lirica di Rocco Scotellaro (Invito), cantata, che nulla ha fatto capire del senso della stessa, canto elegiaco di un poeta che chiede aiuto e amore per la sua terra. Andava recitata. Anzi, la serata di chiusura poteva essere l’occasione per una breve ma efficace antologia di liriche di poeti lucani, ma anche non lucani, dedicati a Matera. Ce ne sono. Immancabile – che si da voi – doveva essere la lettura di qualche passaggio della bellissima pagina leviana, attraverso il racconto di Luisa Levi, che, quasi sicuramente, proprio dalla Piazza di San Pietro Caveoso osservò, da altra visuale, Matera, definendola ”bellissima, pittoresca e impressionante”. E perché non intonare un canto materano, che non fosse la vacua Tricchiesca?Ce ne sono. Si poteva avere spazio e tempo, considerato lo scarso ruolo che hanno svolto Papaleo e Bollani, tanto da poterne fare a meno.
Ma ormai passata è la festa ed inutile parlare di queste cose. Naturalmente, non condivido la spesa di un milione e quattrocentomila euro, che, il giorno 20, ha lasciato solo una forma di stordimento, da 3 di luglio. Ora, però –devi convenire – si tratta di lavorare al positivo, costruire, che è cosa ben più difficile.La Fondazione Matera-Basilicata 2019 deve uscire dal limbo in cui si è mantenuta; non può continuare nella sussiegosa promozione di sé. Ha, ora, l’obbligo morale e civile e culturale di utilizzare il peso che dice di aver conquistato, adoperandosi, con autorità, perché, per esempio, le FAL, ora che hanno avuto su un piatto d’argento piazza della Visitazione, istituiscano,doverosamente, corse domenicali e festive. Le si metta alla prova e si veda se veramente –come dicono – lavorano per la città! Si adoperi con forza, la stessa Fondazione, insieme con il Comune, con i Sindacati, sempre con il peso e il prestigio acquistato, acché si risolvano positivamente le vertenze della Ferrosud e della Natuzzi, cui è legato il destino di molte famiglie materane. Faccia sentire alta la sua voce. Si impegni perché si riapra il pastificio Cérere, di cui ti occupasti in altro tempo, e si disinquini l’area della Valbasento, in modo da avere, al più presto, nuovi insediamenti industriali. Faccia capire l’importanza e si adoperi perché si completi quanto prima,al servizio della agricoltura del Metapontino e del Sud interno, la tratta ferroviaria Ferrandina-Matera con prosecuzione verso l’Adriatico, Si adoperi perché la FIAT mantenga i suoi livelli di produzione e occupazione.Anche lì lavorano molti materani! Non dica la tua Fondazione, pilatescamente e aristocraticamente, che le infrastrutture non rientrano nei programmi della Fondazione e nell’ evanescente dossier. Faccia capire e capisca che, senza un solido apparato produttivo, una capitale europea della cultura è destinata ad esaurirsi in poco tempo, come un pallone pieno d’aria. Un cappello, calato dall’alto, non è il vestito;un titolo onorifico non può supplire alla mancanza di posti di lavoro.Rimane, per una città capitale della cultura, il pericolo di avere immaginato e creato una città ad una dimensione, che, ove così fosse, finirebbe con l’espellere quanti, e sono sempre tanti, a quella dimensione non si adattano, anche per giustificato orgoglio, o non vi rientrano. Espelliamo pur sempre i migliori!
E’ quanto dire che la vera storia della città, finita la festa, è cominciata il giorno 20 gennaio 2019, giorno successivo alla sua consacrazione ufficiale. Finito il tempo dei fuochi pirotecnici e delle manifestazioni spettacolari, bisogna impegnarsi per una città diversificata, pluridimensionale, in cui ognuno possa trovare il suo giusto posto. Ad una simile città, per logica consequenzialità, non serve un indefinito e anzi inesistente abitante culturale. Molto di più serve un ben definito e concreto abitante lavoratore, cittadino “operaio” (nel senso più ampio del termine). E’ verità, del resto, che la prima intelligenza dell’uomo, e prima sede della stessa, è la mano. E’ per via della mano che siamo diversi dagli animali. Te l’ho detto qualche volta? Se non te l’ho detto l’hai comunque capito attraverso la tua militanza politica. Che cosa mi rispondi?
Cordialmente.
il tuo Prof. Giovanni Caserta
Nella foto la conferenza finale della Fondazione Matera-Basilicata sulla giornata inaugurale e i tre artisti sul palco di piazza San Pietro Caveoso, Bollani, Proietti e Papaleo