“Quello che sta accadendo a livello nazionale in tema di estrazioni, con la moratoria introdotta dal Dl Semplificazioni, è grave e non può non destare preoccupazioni anche in Basilicata. Lo dimostra anche la partecipazione di una folta delegazione di imprenditori e lavoratori lucani alla mobilitazione dei dipendenti del comparto Oil&Gas che aderiscono alla grande manifestazione del 9 febbraio organizzata a Roma da Cgil, Cisl e Uil”.
E’ quanto afferma il presidente di Confindustria Basilicata, Pasquale Lorusso, alla luce delle novità introdotte da Dl Semplificazioni, che di fatto sospendono i permessi per la ricerca e la prospezione di idrocarburi, nelle more dell’adozione di un Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee, prevista entro 18 mesi.
“Ne deriveranno inevitabili conseguenze economiche e occupazionali – spiega Lorusso – con effetti molto gravi su famiglie e territori. La misura impatta su un settore tecnologicamente avanzato, il cui indotto vanta complessivamente 130.000 lavoratori, con eccellenze riconosciute a livello mondale che stanno sostenendo importanti investimenti in Ricerca e Sviluppo”.
Secondo le stime di Confindustria, lo stesso abnorme incremento dei canoni previsto dal Decreto, che, per di più, non porta nessun incremento nelle casse lucane, causerebbe una contrazione degli investimenti per circa 400 milioni di euro. Da questo conseguirebbe una minore produzione nazionale di idrocarburi e una diminuzione delle entrate per le casse dello Stato (tra tasse e royalty) per circa 110 milioni l’anno, in conseguenza della contrazione delle attività. Per quanto concerne l’occupazione, poi, si determinerebbero gravi impatti per l’ingente perdita di posti di lavoro, in un settore che occupa nei soli siti operativi circa 20.000 addetti. Secondo le previsioni di Viale dell’Astronomia, inoltre, a tale impatto andrebbe aggiunto quello sulla bilancia commerciale, vista la minore produzione nazionale di idrocarburi, in favore delle importazioni, in un contesto che vede per l’Italia una forte dipendenza energetica dall’estero (oltre il 75%, contro una media UE del 54%), che per gli idrocarburi raggiunge il 90%. A tutto questo si aggiungerebbero poi gli importanti costi sociali che lo Stato andrebbe a sostenere per interventi di sostegno al reddito a favore delle aziende e dei lavoratori in crisi.
“Siamo fortemente preoccupati – aggiunge il presidente Lorusso – non solo per l’impatto economico-sociale ma anche e soprattutto per l’evidente carattere punitivo che caratterizza l’intervento, finendo per penalizzare fortemente un intero settore che oggi rappresenta uno dei pilastri principali su cui si regge l’economia lucana. Un atteggiamento dettato da una chiusura pregiudiziale e ideologica che affonda le radici nell’erroneo pregiudizio della incompatibilità tra il prioritario obiettivo della tutela ambientale e il comparto estrattivo”.
“Siamo i primi convinti assertori – continua il leader degli industriali lucani – dell’idea che la sfida energetica sia da giocarsi soprattutto sul terreno della transizione energetica, attraverso la crescita delle fonti rinnovabili. Il raggiungimento di questo obiettivo, però, richiede ancora tempi lunghi. Il Paese non può permettersi il blocco immediato delle attività in corso di ricerca e prospezione. Un brusco stop che appare del tutto irrazionale, se si considerano gli investimenti degli operatori economici, le autorizzazioni già in essere e i prevedibili impatti occupazionali e sulla competitività del Paese”.
“Pertanto – conclude Lorusso – richiamiamo tutte le forze politiche al senso di responsabilità e rivolgiamo loro un appello a recuperare un sereno e competente approccio alla questione energetica e alla strategicità di un settore che dà lavoro a più di 100.000 persone in tutta Italia, circa 2.000 nella sola Basilicata, tra diretti e indiretti, e che si caratterizza anche per un impegno costante sui temi della sicurezza dei lavoratori, degli impianti e della sostenibilità ambentale”.