Più risorse, nuove assunzioni e stabilizzazione dei precari attraverso lo sblocco del turn over, rinnovo dei contratti, contrattazione della riorganizzazione dei servizi e delle condizioni operative del personale, stop alle esternalizzazioni contrastando le illegalità, razionalizzazione della spesa pubblica.
Queste le rivendicazioni dei sindacati della Funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil (Fp Cgil – Cisl Fp – Uil Pa e Uil Fpl) alla manifestazione unitaria #FuturoalLavoro che si terrà il 9 febbraio a Roma e al centro dell’attivo unitario che si è svolto a Potenza.
I sindacati porteranno in piazza le critiche alle misure economiche del governo e le proposte per riavviare il Paese, elaborate nella piattaforma unitaria già discussa con migliaia di lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati.
Lavoro, occupazione, sviluppo sostenibile, politiche fiscali ed eque, riforma della legge Fornero e rivalutazione delle pensioni, interventi concreti per giovani, donne e Mezzogiorno sono i temi centrali della manifestazione unitaria. Alle rivendicazioni confederali si affiancano quelle di categoria della funzione pubblica che, unitariamente, chiede contratto, assunzioni, risorse per dare valore al lavoro nei servizi pubblici.
Il lavoro pubblico, motore del Paese, va alimentato. La pubblica amministrazione rappresenta la cerniera tra cittadini, imprese e servizi, fondamentale strumento per accompagnare la crescita e lo sviluppo nel Paese. Non può essere irrigidita da leggi che invece ne frustrano e ne sviliscono l’azione. La manovra stanzia risorse insufficienti per il rinnovo dei contratti pubblici, nessun piano straordinario di assunzioni, non sblocca il turn over e non prevede nessun investimento. Penalizza, inoltre, i dipendenti pubblici rispetto ai privati sia per l’accesso al pensionamento con quota 100, sia all’erogazione del TFS/TFR, escludendo dalla defiscalizzazione i premi di risultato.
La Funzione pubblica scenderà quindi in piazza a Roma contro la scelta miope di ridurre la spesa pubblica, sia sociale sia per investimenti, di assecondare gli speculatori creando contesti che competono sull’alleggerimento dei controlli, svalorizzando il lavoro e svalutando il patrimonio pubblico. Per costruire un’alternativa occorre costruire una mobilitazione su cittadinanza, welfare e lavoro, ridando regole globali alla tutela dei diritti, lottando contro le disuguaglianze, dando gambe alla battaglia per l’universalità dei diritti fondamentali, come salute, conoscenza, lavoro e protezione sociale.
In questo contesto anche il reddito di cittadinanza rischia di dare un colpo mortale alle politiche pubbliche per il lavoro e al sistema di politiche attive che dovrebbe essere imperniato sui Centri per l’impiego. Il rischio è continuare a creare un esercito di precari che è il risultato dell’ennesima distorsione di investimenti pubblici intesi non per migliorare il servizio pubblico ma come strumento di propaganda elettorale, il tutto passando attraverso la svalorizzazione anche mediatica dei lavoratori dei Centri per l’impiego.