Tetti spesa strutture ambulatoriali, Anisap Basilicata: “Ci risiamo!” Di seguito la nota integrale.
La deliberazione di Giunta Regionale n.67 del 24 gennaio scorso riferita ai tetti di spesa per le strutture sanitarie ambulatoriali accreditate riapre una “querelle” che ha caratterizzato l’intera legislatura regionale, che si sta concludendo, senza alcun segnale di discontinuità. Al contrario, si persevera in un comportamento che sia nel metodo che nel merito abbiamo, come associazioni di categoria, unitariamente, in più occasioni contestato sino alle ultime audizioni, solo qualche mese fa, in Quarta Commissione Consiliare. A proposito delle numerose audizionisvolte in questa legislatura prima con la presidenza Bradascio ed in ultimo con la presidenza Giuzio non possiamo che evidenziare l’assoluta delusione perché la Commissione non è stata in grado di incidere sulle deliberazioni della Giunta.
Sempre sul piano del metodo evidenziamo che la Giunta attuale, negli ultimi giorni di legittimità amministrativa, invece di affidare alla nuova Giunta e al nuovo Consiglio Regionale che saranno eletti il 24 marzo prossimo il delicato compito di riorganizzare il sistema dei tetti di spesa e il comparto della specialistica ambulatoriale, ha voluto forzare imponendo, senza alcuna consultazione preventiva con le associazioni di categoria, la solita interpretazione di normative nazionali, bloccando per i prossimi due anni (2019-2020) le risorse totali, che, ricordiamo, sono cristallizzatedal 2014,il cui valore, pari alla spesa del 2011, si è dimostrata ampiamente insufficiente per circa un 20%.Il fondo integrativo previsto dalla DGR n. 67, poi, pari al 1.5%, non può assolutamente compensare il fabbisogno di prestazioni che già viene soddisfatto dalle strutture al difuori del budget totale.
Nel merito della deliberazione n.67 nulla di nuovo sul fronte dei tetti di spesa per le strutture sanitarie private accreditate alle quali purtroppo solo a parole si riconosce il ruolo di cooperazione paritaria con il sistema pubblico, dimostrando scarsa consapevolezza circa il valore e l’efficacia del lavoro che i nostri centri svolgono per contribuire allo snellimento delle liste di attesa.
Il tema centrale della questione, oggi come ieri, non è raffinare o modellare i criteri di definizione dei tetti di spesa in funzione di più o meno legittimi nuovi meccanismi, ma fare una seria riflessione sul fenomeno relativo alla sempre maggiore richiesta di prestazioniche le strutture private-accreditate registrano quotidianamente rispetto a quanto previsto e stabilito dalla DGR 316/2018 e adesso con la nuova DGR 67/2019.
E’ necessario, quindi, chiedersi da quali categorie di cittadini, o meglio di pazienti, provengano le maggiori richieste, quali siano i percorsi di cura maggiormente coinvolti. Non si può rimanere insensibili difronte alla richiesta di prestazioni da parte di pazienti oncologici, di donne in gravidanza, di pazienti con patologie croniche come il diabete o patologie cardiovascolari, o da parte di cittadini anziani. Le strutture accreditate ogni giorno si trovano a dover rispondere a questo tipo di richieste, che per un 20% ricadono nella quota di prestazioni che non trovano copertura finanziaria.Dagli amministratori viene richiesto inoltre alle strutture private-accreditate di programmare l’erogazione delle prestazioni, di introdurre meccanismi di regolazione all’interno dei limiti di spesa imposti. Ci chiediamo come si possa realizzare tutto ciò se non con una negazione della prestazione al cittadino allorquando richiesta al di fuori del tetto assegnato oppure spostando ad un periodo successivo l’erogazione di prestazioni necessariecon la motivazione che “il centro ha terminato il suo budget”.
Tutto ciò per coloro che hanno la responsabilità di “garantire la salute dei cittadini” di questa Regione non può passare inosservato, non può, anostro parere, non essere da stimolo a trovare e destinare risorse, magari rinvenibili da economie derivate sempre dal comparto della sanità privata-accreditata che rimarranno certamente inutilizzate, necessarie per assicurare la continuità delle cure nei confronti dei cittadini onde evitare spiacevoli ed ingiusti disservizi.
Per noi continuare a ragionare di meccanismi, medie, annualità di riferimento, sia un esercizio sterile e dannoso se fatto in un contesto di evidente errata programmazione delle risorse totali (dimostratosi ormai largamente insufficiente) da destinare al settore della specialistica ambulatoriale.
Pertanto la nostra perplessità sulla efficacia del provvedimento ovvero sui suoi effetti applicativi è grande,tenuto conto della insufficienza ed inadeguatezza delle risorse totali assegnate ancorché aumentate dal fondo integrativo, e, come da noi sollecitato,della inadeguata distribuzione alle varie branche della specialistica, in modo da dare realmente una risposta ai cittadini bisognosi di cure e restituire ai centri privati-accreditati non solo un ruolo ma la dignità di erogatore di servizi sanitari.
Nella foto il dottor Cicchetti di Anisap